“Teatro, amore mio”. “Due dozzine di rose scarlatte” di Aldo De Benedetti

Ultimo appuntamento prima della pausa agostana con la rubrica curata da Sal Giacalone. Si riprende a settembre

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
04 Agosto 2022 11:39
“Teatro, amore mio”. “Due dozzine di rose scarlatte” di Aldo De Benedetti

Aldo De Benedetti si impose sui palcoscenici italiani e in cinematografia dalla fine degli anni '20 fino alla morte. E’ stato autore di commedie leggere sia come autore teatrale che sceneggiatore di film del cosiddetto periodo dei telefoni bianchi. Poiché era ebreo, dopo la promulgazione delle leggi razziali il suo nome non poté più comparire nei titoli come autore delle sceneggiature o dei soggetti dei film. Per lo stesso motivo non poté far rappresentare commedie tra il 1938 e la fine della seconda guerra mondiale.

Era nato a Roma il 13 agosto del 1892 morì il 19 gennaio del 1970. Dagli anni Venti del '900 fino alla morte, Aldo De Benedetti è attivo come autore di commedie leggere ed impegnato nelle sceneggiature di film. E’ stato un autore definito del teatro di evasione perché le sue commedie esprimono leggerezza e sorriso. Tra le sue opere ricordiamo “Due dozzine di rose scarlatte” (1936) e “Gli ultimi cinque minuti” (1951). Nello specifico, in “Due dozzine di rose scarlatte” dimostra la sua abilità nell'elaborare tecniche di sceneggiatura in un'opera costruita su un'esile vicenda borghese, fatta di equivoci e gelosie.

Ponendo in rilievo l'indagine psicologica, sorretta da una vela intimistica, conferma la possibilità di applicazione dello stile pirandelliano anche in opere dalle trame brillanti. I personaggi presentati lasciano intravedere un fondo di malinconia e incertezza. “Due dozzine di rosa scarlatte” è un gioiello della drammaturgia contemporanea italiana. Scritto nel 1936 per Vittorio De Sica e Giuditta Rissone, è una di quelle pièce argute ed eleganti in cui il gioco delle coppie si mostra come un imprescindibile motore narrativo, un testo umoristico e brillante che funziona da più di settant’anni e che è uno dei più rappresentati in Italia.

In un matrimonio fin troppo fedele, la moglie – forse trascurata – comincia a sentire voglia di evasione e organizza un viaggio da sola, il marito – complice l’amico avvocato – ne approfitta per tentare di avvicinare una bella contessa inviando due dozzine di rose scarlatte con lo pseudonimo mistero. Ma il mazzo per errore arriverà alla moglie. Da questo equivoco si sviluppa una storia parallela sul desiderio e la necessità di sognare, un percorso iniziatico che ci fa riflettere sorridendo sulle nostre debolezze.

Una storia che parla di uomini e donne con i loro crucci e i loro vezzi. Il fascino di questa commedia, giocata da tre personaggi straordinariamente disegnati, risiede nella sua leggerezza, nel linguaggio dinamico ed effervescente, nella trama mai superficiale, nel gioco degli equivoci, condotto con raffinata abilità. Un testo brillante e divertente, ma che nasconde quell’infelicità e quell’insoddisfazione che spesso accompagnano l’essere umano costringendolo ad una vita claustrofobica e stagnante, in attesa che, prima o poi, arrivi qualcosa di nuovo a riaccendere una scintilla di vita, magari… due dozzine di rose scarlatte.

Salvatore Giacalone

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