Sul carro dell’Antimafia c’è posto per tutti, avanti il prossimo!

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
20 Luglio 2015 07:22
Sul carro dell’Antimafia c’è posto per tutti, avanti il prossimo!

Ci sono giornate che pesano come macigni sulle coscienze di tanti di noi. E poi ci sono parole che sono pietre, e da cui non è più possibile tornare indietro. E storie che appartengono a tutti noi, e a riviverle bruciano come coltelli che riaffondano dentro una ferita.

Ieri è stata una giornata di quelle. Le parole di Manfredi Borsellino, spezzate dal dolore e dall’emozione, ci fanno ripiombare indietro di più di 20 anni. E non solo alla strage di via D’Amelio, ma ai mesi e agli anni precedenti, al clima di veleni e di sospetti, ai tentativi di delegittimazione, alle minacce, alle ostilità, ai corvi del palazzo di giustizia, alle lettere anonime, alla politica romana che remava contro. Una corsa contro il tempo, quella di Falcone e Borsellino. E ancor più quella di Borsellino, dopo la morte dell’amico, conscio di quello che l’attendeva.

Sono passati 23 anni, e la storia che si ripete in tutta la sua eccezionale drammaticità lascia l’amaro in bocca. Realizzi tristemente che si, tutto è perduto. Che questa Regione è priva di ogni speranza. Che chi non abbassa la testa e lotta con fierezza e dignità deve essere fermato, isolato, calpestato. Che noi eroi vivi non ne vogliamo. Che gli eroi vivi non valgono mai quanto quelli morti. Che i morti non danno più fastidio mentre i vivi si. Che questa terra che fu dei Gattopardi non può cambiare, perché ci sarà sempre qualcuno che salterà sul carro dell’antimafia per confondere le carte, per mistificare, per strumentalizzare, per fare in modo che le cose cambino per non cambiarle.

E sul carro dell’antimafia sono saliti tutti in questi 20 anni. Da quel governatore Cuffaro, che inondava Palermo di gigantografie con la scritta “La mafia fa schifo” e poi finiva in galera per favoreggiamento alla mafia a questo Crocetta, assurto a simbolo della Sicilia che non si arrende al potere mafioso e che finisce, esista o meno l’intercettazione, per isolare il suo assessore migliore, quella Lucia Borsellino definita dal fratello Manfredi “la degna figlia di suo padre, quella che gli somigliava di più”. Colei che era il volto pulito di questa giunta, l’unica che avrebbe potuto dare un po’ di dignità ad un settore, la sanità, da sempre al centro di interessi e di collusione politico-mafiosa, serbatoio di voti, di clientele, di un sistema affaristico mafioso che si perpetua sempre uguale.

Rimane l’amarezza, la rassegnazione, la consapevolezza che anche questo grido di dolore di Manfredi Borsellino resterà inascoltato. E Lucia sarà sostituita, non possiamo fermarci per riflettere né per vergognarci, avanti il prossimo, la politica non può fermarsi. Nessun rossore né sbiancamento, nessuna vergogna, nessun imbarazzo. Avanti tutta, c’è Borsellino da commemorare, il carro dell’Antimafia è grande, c’è spazio per tutti.

Catia Catania

20-07-2015 9,15

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