Si fa oscura la vicenda del motopesca Airone: libico rilasciato ed il mistero di due giornaliste europee sul rimorchiatore pirata

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Aprile 2015 17:58
Si fa oscura la vicenda del motopesca Airone: libico rilasciato ed il mistero di due giornaliste europee sul rimorchiatore pirata

Emergono particolari inquietanti a poche ore dall’arrivo in porto del peschereccio mazarese Airone sfuggito ieri mattina ad un tentato sequestro da parte di un rimorchiatore libico a circa 30 miglia nord di Misurata. Da una telefonata, davanti alle telecamere del Tgr Sicilia (andato in onda alle 19,30), il comandante del peschereccio Alberto Figuccia, (in quel momento il peschereccio navigava davanti Licata), ha riferito alla moglie Elisa Asaro (intervistata dalla giornalista Lidia Tilotta insieme ad Anna Licari, moglie del direttore di macchine, Mario Salvato, ed al presidente del Distretto della Pesca, Giovanni Tumbiolo) alcuni particolari, inquietanti della vicenda.

Il comandante Figuccia ha detto che il fermo del rimorchiatore è avvenuto nelle prime ore del mattino, intorno alle ore 7. Il comandante e gli altri sei membri dell’equipaggio (due mazaresi e quattro tunisini) hanno notato dopo essere stati affiancati dal rimorchiatore che al bordo dello stesso vi erano una decina di uomini armati ed anche due donne di cui una con una telecamera che riprendeva l’abbordaggio del motopesca. Su quest’ultimo particolare il capitano Figuccia è stato chiaro: “non avevano il velo, avevano tratti occidentali ed erano vestite come delle europee.

Insomma un particolare inquietante che qualora confermato potrebbe rendere ancora più oscura la vicenda: forse era in atto un complotto per “incastrare” dei motopesca mazaresi? (al rimorchiatore nella stessa operazione è sfuggito un altro peschereccio, forse da qui il comunicato diffuso da autorità di Misurata per capovolgere la verità?) Chissà uno “scoop giornalistico” per screditare i pescatori siciliani di fronte all’opinione pubblica internazionale? E' comprensibile che l'equipaggio del motopesca mazarese di fronte alal possibilità di un sequestro in Libia, con al situazione in cui versa, abbiano deciso di sfuggire; ma poi sfuggire ad acque internazionali, ad ogni modo oltre le 20 miglia dalal costa libica.

Che rassicurazioni potevano avere dal comnadante del rimorchiatore che dice loro via radio: "andiamo a Misurata e poi vedaimo li..."  

Continuando il suo racconto, Figuccia ha detto che con il suo equipaggio hanno preso un po’ di tempo (giusto il tempo di issare le reti da pesca), poi a bordo è salito un libico (ancora non si sa se armato ma vestito da militare) che si è dimostrato collaborativo con i pescatori che in un primo momento hanno fintato di seguire la rotta per Misurata per poi invertirla verso nord confidando sulla superiore velocità rispetto al rimorchiatore.

Il libico a bordo nel frattempo veniva accompagnato in coperta dove gli è stato offerto anche del caffè e poi questi ha chiuso gli occhi per poi risvegliarsi dopo più di tre ore (quindi non vi è stato un blitz immediato della Marina Militare?) quando è arrivata un’unità veloce della nave militare italiana Bergamin ed un elicottero; a quel punto il rimorchiatore libico era stato distanziato circa venti miglia. A bordo del peschereccio sono saliti una decina di militari e lì che sarebbe esploso inavvertitamente un colpo da uno dei loro fucili ed una scheggia avrebbe colpito lievemente al collo di un piede un pescatore tunisino che stava dando loro supporto per salire sul peschereccio (anche questo episodio sarà da chiarire).

Il miliziano libico fino a quel punto ignaro di quanto stava accadendo è stato sorpreso dalla vista dei militari che poi lo hanno portato a bordo della nave militare italiana, secondo notizie apprese nelle ultimissime ore il libico sarebbe stato rispedito in Libia. A questo punto un altro interrogativo: un gesto esemplare da parte dello Stato Italiano per lanciare un messaggio di distensione? Certamente questo farà discutere, ci aspettiamo pure che alcuni movimenti politici di destra adesso facciano riferimento alla annosa vicenda dei due marò italiani che invece sono stati riconsegnati all’India (dove ancora si trovano). Oppure il gesto delle autorità italiane è un segnale al mondo per far capire che uno Stato civile e democratico non utilizzerà mai gli stessi mezzi di chi invece predica e razzola violenza?

Comunque al di là di questi interrogativi sta di fatto che la vicenda del motopesca Airone presenta molti lati oscuri, chissà che a questi non se ne aggiungano altri dal racconto che questa sera (il peschereccio arriverà intorno alle 24) gli stessi marittimi faranno ai loro familiari ed agli organi di stampa.

Una cosa è certa e ciò lo si evince anche dagli occhi delle mogli del com. Figuccia e del D.m. Salvato, Elisa Asaro ed Anna Licari (quest'ultima in foto n.2 nell'intervista al TgR): una volta le famiglie sapevano che i loro cari andavano a pescare, un lavori si duro e pericoloso, ma ad oggi ogni loro partenza somiglia ad un ritorno in una trincia di guerra, in un Canale di Sicilia sempre più simile al Golfo di Aden dove imperversano i pirati del Somaliland. L’Italia in questo contesto è divenuta soltanto un’espressione geografica, è per l’Europa soltanto una passerella per il Mediterraneo.

Francesco Mezzapelle

18-04-2015 20,00

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