Oggi ricorre una delle feste decisamente più celebrate e amate da tutti i siciliani, quella di Santa Lucia. La ricorrenza, come tante altre celebrazioni siciliane, unisce la religione con l'attaccamento alle proprie radici e alle tradizioni che passano anche dall'aspetto culinario. Il complesso delle testimonianze attorno alla memoria della vita della Santa è in certo: si narra che fosse nata nel 283 d.C. da una ricca famiglia di Siracusa. La madre Eutychia era malata da tempo e nulla riusciva a curarla, fino a quando insieme si recarono in pellegrinaggio al sepolcro di Sant'Agata.
Nel giorno della nascita della martire catanese, il 5 febbraio dell'anno 301, a Lucia apparve in sogno la Santa: dal momento dell'apparizione Eutychia improvvisamente guarì. In segno di gratitudine, Lucia decise di dedicare la propria esistenza ai più bisognosi della città. In quegli anni erano in vigore le persecuzioni dei cristiani emanate da Diocleziano: Lucia fu denunciata come cristiana e successivamente decapitata nel 304. Un'altra leggenda, ma priva di ogni fondamento, racconta che a Lucia furono cavati gli occhi suoi: l'attribuzione di essere la protettrice della vista risale esclusivamente all'etimologia latina del suo nome (Lux=Luce).
Testimonianza scritta attesta invece la fine di un'epidemia di grano del 1646: il 13 Dicembre di quell'anno una quaglia entrò nel Duomo di Siracusa e una voce annunciò l'arrivo di un bastimento di frumento al porto. I cittadini videro in quella nave la risposta delle preghiere rivolte a Lucia; per la fame, infatti, il grano fu immediatamente bollito e condito con dell'olio, creando così la cuccia. Da quest'episodio ricorre l'astensione al consumo di cibi farinacei per lasciar posto alle immancabili arancine.
Simone Crapanzano
