Pesca, a che serve il fermo biologico in Sicilia? Solo un periodo di ferie pagato? Pesca mediterranea sotto scacco dell’UE

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
31 Luglio 2016 13:07
Pesca, a che serve il fermo biologico in Sicilia? Solo un periodo di ferie pagato? Pesca mediterranea sotto scacco dell’UE

“Per incrementare il ripopolamento ittico durante la stagione riproduttiva, per la prima volta in Sicilia si sperimenterà un fermo biologico unico che coinvolgerà tutte le imbarcazioni dell’Isola nello stesso periodo.” Lo ha annunciato attraverso una nota l’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca Antonello Cracolici.

“Il decreto sul fermo biologico prevede un blocco pesca in Sicilia nelle acque all’interno delle 12 miglia, dal 15 settembre al 14 ottobre, per tutta la marineria siciliana, esclusi i pescatori del gambero rosso e del gambero rosa - continua Cracolici.

La deroga alle barche per la pesca del gambero rosso e del gambero rosa consentirà di fermare queste imbarcazioni dal 10 agosto al 10 settembre, al fine di consentire il rientro di queste marinerie, che normalmente stanno in acque internazionali per oltre due mesi. Con questo blocco uniforme della pesca favoriremo il ripopolamento ittico durante il periodo di riproduzione.”

Nutriamo fortissimi dubbi circa la reale efficacia dello strumento del fermo biologico: a che serve togliere dalla pesca contemporaneamente circa una quarantina di pescherecci (quasi tutti mazaresi) da un'areale di pesca quando poi nella stessa zona vanno a pescare tutti gli altri pescherecci dei Paesi extracomunitari mediterranei? Diciamo che il fermo biologico ad oggi rappresenta un sostegno sociale agli armatori che ricevono un contributo di circa 12-13mila euro. Il vero fermo biologico, che consentirà l'adeguata riproduzione ittica, avverrà quando le marinerie del Mediterraneo troveranno un accordo; per ripristinare le zone di pesca a strascico occorrerebbe assolutamente non pescarvi, a cosa serve se vi pescano tre pescherecci invece di quattro?

Inoltre bisogna prevedere fermi ad hoc in base alle specificità ittiche. Ma come si fa ad organizzare una gestione comune fra i paesi frontalieri delle attività di Pesca quando alla Regione Siciliana, ed in generale alla sua classe politica, manca una "visione mediterranea"; alcuni atti parlano chiaro circa la "miopia" del Governo regionale, ma anche nazionale e dell'Ue, sugli affari che riguardano la pesca siciliana.

Per il "fermo tecnico" ad ogni pescatore dovrebbe toccare, attraverso la cassa integrazione in deroga, circa 800 euro. Ma quella dei pescatori è certamente la categoria che più delle altre risente della grave crisi che sta attraversando la pesca. Tale questione rimanda all'attuale sistema di retribuzione cosiddetto "alla parte" che prevede che una metà del ricavo netto dalla vendita del pescato venga suddiviso fra i membri dell'equipaggio in base al ruolo dei suoi componenti, questo sistema non ha però mai permesso di far capire al pescatore il ricavato effettivo della vendita; molti pescatori negli ultimi anni sono emigrati, insieme a molti capitani e motoristi, nel settore mercantile.

In ultima analisi, il fermo biologico così come da sempre attuato, oltre alla "sostenibilità sociale" dei pescatori e degli armatori, garantisce anche la "sostenibilità commerciale" del prodotto pescato evitando intasamenti disastrosi con conseguente crollo dei prezzi.

Il sistema pesca siciliano non è competitivo per tre ragioni fondamentali: eccessivi costi energetici (caro gasolio) che in molti casi supera il 60% dei costi di gestione; rarefazione delle aree di pesca tradizionali; forti limitazioni derivanti dalle regolamentazioni comunitarie; a tal proposito va ricordato che le flotte dei Paesi terzi, extraeuropei, lavorano negli stessi areali di pesca a costi (lavoro/carburante/gestione armamento) decisamente più bassi ed operano negli stessi mercati a prezzi decisamente più bassi. (in foto pescherecci ormeggiati nel porto di Mazara del Vallo)

Il comparto pesca siciliano ha perso negli ultimi 5 anni oltre 5.000 posti di lavoro a causa di un forte disallineamento fra politiche europee ed internazionali rispetto al lavoro e alla tradizione della pesca mediterranea.

La demolizione dei pescherecci. Fra le tante scelte errate, una appare macroscopica: ad esempio la riduzione dello sforzo di pesca attraverso la leva di un unico strumento, cioè la demolizione dei natanti. Si è provveduto a rottamare mezzi ma la cosa più grave e odiosa è che sono stati "rottamati" gli uomini: i pescatori. Perché, per ogni peschereccio demolito non è solo l'intera filiera della pesca che perde posti di lavoro, per ogni demolizione chiudono conseguentemente 4 attività commerciali/artigianali/di servizi del territorio. Tutto ciò per venire incontro all'incombenza europea della riduzione delle catture. (in foto n.2 la flotta peschereccia di Mazara del Vallo una decina di anni fa).

La verità è che il settore produttivo della pesca siciliana è molto complesso e controllato dalla politica e dalla "tortuosa" burocrazia regionale. Ma la "rivoluzione crocettiana" non consisteva nel liberarsi dei fantasmi, pirati e dinosauri del sistema?

Nel frattempo martedì 2 agosto 2016, alle ore 10.30 presso l’Arsenale – Museo del Mare di Palermo, verrà presentata in conferenza stampa la nuova strategia regionale per lo sviluppo della pesca. Parte la fase operativa della programmazione FEAMP 2014-2020, il fondo per la politica marittima e della pesca dell'Unione europea. Ma già in molti si chiedono quali strumenti e misure per risollevare la pesca d'altura siciliana.

In quell'occasione l’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca Mediterranea Antonello Cracolici presenterà assieme a Dario Cartabellotta, Dirigente generale del Dipartimento Regionale Pesca, le linee guida per la costituzione e successiva selezione dei FLAG (Fisheries Local Action Groups) gli strumenti dello sviluppo locale di tipo partecipativo che riuniscono in partenariati enti locali, operatori, associazioni e portatori di interesse del settore con l’obiettivo di proporre le strategie di sviluppo integrato e sostenibile delle aree costiere, lagunari e marine.Particolare importanza verrà data alla composizione dei partenariati e agli operatori economici e produttivi dei settori della pesca, dell’acquacoltura e della trasformazione.

Francesco Mezzapelle

31-07-2016 15,00

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