Omicidio Marcianò, “vendetta privata” o primo episodio dell’inizio di guerra di mafia per il controllo del territorio di Matteo Messina Denaro?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
08 Luglio 2017 10:27
Omicidio Marcianò, “vendetta privata” o primo episodio dell’inizio di guerra di mafia per il controllo del territorio di Matteo Messina Denaro?

Si attende l’esito dell’autopsia sul corpo di Giuseppe Marcianò, il 47enne freddato con due colpi di arma da fuoco in testa, nella tarda mattinata del 6 luglio in una trazzera che conduce alla sua proprietà agricola di Contrada Bosco Vecchio, nella frazione di Tre Fontane (Campobello di Mazara).

L’uomo, ricordiamo, mentre era a bordo del suo scooter sarebbe stato avvicinato da un “commando” a bordo di una Fiat Punto, probabilmente due uomini, che è stata ritrovata bruciata non distante dal luogo dell’omicidio.

La dinamica dell’omicidio (bruciare l’auto per far perdere ogni traccia è un modus spesso utilizzato in passato dai sicari che poi grazie ad un basista si allontanano dalla zona a bordo di un altro mezzo) e i rapporti parentela della vittima fanno supporre la matrice mafiosa del delitto. Infatti Giuseppe Marcianò, originario di Carini, era sposato con la secondogenita del mazarese Giuseppe Burzotta, l’ex assessore e consigliere del Psi coinvolto, e poi assolto, in alcune indagini di mafia, e fratello di Diego Burzotta condannato all’ergastolo per omicidio.

Le indagini dell’omicidio Marcianò, il cui corpo è stato rinvenuto da vigili del fuoco impegnati a spegnere un incendio nella stessa zona, sono state da subito dirette dalla Dia di Palermo e condotte dal Nucleo investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri.

Le indagini però sono passate sotto la direzione della Procura della Repubblica di Marsala, segno forse che progressivamente gli inquirenti hanno cominciato ad escludere la pista mafiosa? Probabilmente le indagini si stanno concentrando sulla figura di Marcianò che potrebbe non avere nessun legame con gli affari “strettamenti mafiosi”, sembra che l’uomo fosse impegnato oltre che nella conduzione della sua attività agricola anche in alcuni “business” poco chiari, dall’immigrazione clandestina al traffico di droga.Chissà forse un regolamento di conti per qualche “sgarbo” quale movente del delitto? Chissà che i killer non abbiano utilizzato un modus operandi tipicamente mafioso per un depistaggio del vero movente dell’omicidio?

Nel contesto ove avvenuto il delitto è tornato in auge il dibattito sul presunto controllo del territorio esercitato dal super boss latitante Matteo Messina Denaro (in foto n.2 una ultima immagine su sua carta d'identità) sul quale in questi anni si sono ventilate diverse ipotesi circa la sua mancata cattura. Si ipotizza da un lato che il “capo dei capi” abbia cambiato volto ed identità e rimasto nel territorio, vi è un’altra ipotesi di una sua latitanza fuori dal territorio, chissà nella vicina Tunisia, facilmente raggiungibile in gommone in pochissime ore, oppure in Sudamerica.

Ovviamente sorgono interrogativi: lo Stato ha posto gli uomini ed i mezzi necessari per arrestarne la latitanza? Sarà arrestato al momento giusto, cioè quando servirà (furono così gli arresti di Riina ed altri superboss) e forse al momento la sua latitanza risulta "funzionale" al potere costituito per distogliere l'attenzione dalle grandi manovre politico-economiche che stanno, pian piano, cambiando il volto del “Bel Paese”?

Non mancano neanche ipotesi circa la morte di Messina Denaro (gli investigatori non lo escludono) non resa pubblica al momento per non innescare meccanismi violenti per la sostituzione nel controllo dell’esteso territorio che avrebbe il suo epicentro proprio nella zona compresa fra Castelvetrano e Campobello di Mazara. Chissà che non sia in atto proprio quest’ultima ipotesi e che l’omicidio Marcianò non sia un primo episodio di una nuova “guerra di potere”.

Nel frattempo il sindaco di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione, è intervenuto al fine di tutelare l’immagine della sua Città e al tempo stesso ha sottolineato la fiducia nell’operato delle forze dell’ordine chiedendo un incontro con i loro rappresentanti:

“Auspichiamo fortemente –ha scritto Castiglione- che le indagini avviate ieri dal Nucleo operativo dei Carabinieri di Trapani dietro il coordinamento della Dda di Palermo possano al più presto fare luce sull’agghiacciante delitto che è stato commesso nelle campagne di Campobello di Mazara, assicurando i responsabili alla giustizia e ripristinando quel senso di sicurezza pubblica che purtroppo è stato messo a dura prova”. Il primo cittadino campobellese ha aggiunto: “non posso che provare profonda costernazione dinanzi a un crimine come questo, che dopo tanti anni riporta il nostro paese agli onori della cronaca per fatti apparentemente riconducibili alla mafia.

Un’etichetta che respingiamo con forza, perché la nostra Campobello è una comunità fatta di tantissime persone oneste e laboriose, che non possono e non devono essere in alcun modo identificate con tale fenomeno”.

Francesco Mezzapelle

08/07/2017 11,30

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