“Mazara non è una città omertosa”. Ettore Bruno risponde ad una prof veneta

Una prof veneta scrive sul caso Denise parlando di omertà diffusa. La risposta dell’addetto stampa del Comune

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
27 Maggio 2021 16:16
“Mazara non è una città omertosa”. Ettore Bruno risponde ad una prof veneta

La recente ribalta nazionale, ed internazionale, del caso del sequestro di Denise Pipitone avvenuto il primo settembre 2004, ed il relativo mistero sul destino dell’allora bimba di 4 anni, la mancata verità sulla vicenda ed il silenzio che, purtroppo, si è registrato in questi 17 lunghissimi anni, ha rispolverato “questioni” mai sopite e talvolta celati “pregiudizi” nei confronti della nostra terra.

Qualche giorno fa, esattamente il 20 maggio, il collega Ettore Bruno, addetto stampa del Comune di Mazara del Vallo e del Consorzio Trapanese per la Legalità e lo Sviluppo, ha ricevuto una mail da parte di una signora del Veneto, un’insegnante , in merito al Caso Denise. Ecco il contenuto della mail:

Buongiorno Gentile Signor Ettore Bruno, sono una prof che si occupa dei ragazzi e delle ragazze con problemi e difficoltà scolastiche e disagio sociale/ relazionale. Vivo nel Veneto, e non capisco come mai non riuscite ancora a risolvere questo mistero. Sinceramente penso che da voi esiste ancora l’ “ Omertà “, che per noi del nord è considerata reticenza e mancanza di coraggio, per voi invece equivale a farsi gli affari propri. In questo caso non è più solo “ chi è sordo, cieco e taci campa cent’anni in Paci”, è vigliaccheria, cattiveria, comportamento fuori dalla legge. Cercate di fare chiarezza, cercate di trovare chi, come e perché si è macchiato di questa insopportabile azione criminale, non va a vostro vantaggio tutto questo. Probabilmente nessuno avrà più voglia di venire in vacanza nel vostro splendido paese. Fate qualcosa, e fatelo presto”.

Il collega Ettore Bruno (in foto di copertina con Piera Maggio nel corso di un incontro nel terzo anniversario della scomparsa di Denise) ha così risposto alla mail della professoressa del Veneto:

Gentile professoressa (omissis) la sua banalizzazione di una vicenda così drammatica, il suo pregiudizio espresso in maniera così superficiale mi lascia perplesso. E' chiaro che l'atteggiamento omertoso in questo caso è di pochi e interessati alla vicenda e va certamente condannato in maniera forte. Chi sa deve parlare. Ma non è accettabile che un'intera comunità che da sempre, e non da ora, è vicina a Piera Maggio e chiede verità per Denise sia additata come omertosa. Il caso è avvenuto in una stradina di periferia e non in centro.

E Mazara è una città di 55 mila abitanti che in estate raggiunge quote di circa 75 mila abitanti. Non siamo il piccolo paese “con la coppola” come purtroppo gente superficiale e prevenuta dice. Certamente nella vicenda Denise ci saranno dei testimoni e ripeto: chi sa e non ha parlato è un vigliacco! Io stesso ho coordinato fiaccolate, manifestazioni, l'ultima ma non la sola il 5 maggio. Ma come figlio di questa comunità che da sempre combatte mafia e malaffare (che esiste ma che rappresenta una minima percentuale della popolazione) non posso accettare questa semplificazione. Guardi che la mafia l'ha combattuta gente come Falcone e Borsellino, palermitani, non veneti.

Nella mia Città e nella mia provincia ci sono decine e decine di associazioni che lottano ogni giorno per la legalità. E la stragrande maggioranza dei cittadini è gente seria, onesta e laboriosa e guardi che potrei elencarle decine di casi irrisolti nel suo moderno Veneto e nel nord dove intanto i sequestri di patrimoni ai mafiosi hanno raggiunto livelli quasi pari al meridione d'Italia. A noi interessa che Denise sia ritrovata e che gli autori di questo gesto disumano paghino. Ma chi come lei ha a che fare con i giovani deve documentarsi prima di gettare fango su onesti e laboriosi cittadini, non tutti certamente, ma le assicuro la stragrande maggioranza.

La invito a visitare il profilo Fb di Piera Maggio. E' lei stessa che esprime questi concetti. La ringrazio”.

Francesco Mezzapelle 

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