Mazara, funerali di Vito Di Marco, Mogavero: “I veri uomini di mare soccorrono chi è in pericolo”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Settembre 2014 18:56
Mazara, funerali di Vito Di Marco, Mogavero: “I veri uomini di mare soccorrono chi è in pericolo”

"Un dolore immenso, imprevisto ed imprevedibile", queste le parole del Vescovo della Diocesi Domenico Mogavero per descrivere l'atmosfera di grande commozione che ha pervaso la Cattedrale questa mattina prima, durante e dopo la cerimonia funebre di Vito Di Marco, il 60 enne morto nel naufragio della piccola imbarcazione da pesca "I Tre Fratelli", avvenuto martedì al largo di Petrosino.

Tutta la Città si è stretta attorno alla famiglia Di Marco, sconvolta dalla tragedia della morte di Vito e dalla scomparsa di Pietro e Daniele, le cui ricerche in mare sono ancora senza esito.

Alla cerimonia, officiata dal Vescovo mons. Domenico Mogavero, hanno partecipato il Sindaco on. Nicola Cristaldi (foto 1 accanto prima dell'inizio della cerimonia) che ha proclamato il lutto cittadino, il presidente del consiglio comunale Vito Gancitano, i rappresentanti delle forze dell'ordine e della scuola mazarese, ma soprattutto erano presenti cittadini e lavoratori del mare, molti dei quali come la famiglia Di Marco vanno in mare per guadagnare pochi euro al giorno.

Nella Cattedrale gremita in ogni ordine di posti, a tentare di dare conforto alla vedova di Vito Di Marco ed a Francesco Di Marco, il maggiore dei tre fratelli, oltre ad amici e parenti affranti dal dolore, i due superstiti del naufragio. Vi era Baldo Giacalone abbastanza provato che è andato subito a stringersi (vedi foto 2) alla famiglia Di Marco, lui amico di Pietro e Daniele, salvato da Giancarlo Esposto; quest'ultimo ha accusato un malore durante la cerimonia, interrotta per alcuni minuti, poi è stato trasportato in ambulanza presso l'area di emergenza di via Livorno. Esposto avrà ricordato quelle drammatiche ore in acqua prima di essere recuperato la mattina.

Ricordiamo che proprio nelle scorse ore lo stesso Giancarlo Esposto ha raccontato, scrivendo tutto in dei fogli, quanto avvenuto quella buia notte fra lunedì 22 e martedì 23 settembre. In quel racconto, agghiacciante per i molti dettagli ricordati dall'uomo, Esposto aveva parlato di un piccolo motopesca che pur sentendo le urla non si era fermato per dare soccorso. Chi era a bordo di quell'imbarcazione non aveva neanche chiamato via radio la Capitaneria preferendo invece, irragionevolmente, recarvisi di presenza dopo arrivati in porto facendo scattare così la macchina dei soccorsi in notevole ritardo. L'inchiesta aperta dalla Procura di Marsala e dalla stessa Capitaneria di Porto dovrà far luce su tale vicenda.

Nella sua omelia il Vescovo Mogavero non ha mancato di stigmatizzare il mancato soccorso in mare pronunciando parole importanti ma dure: "La domanda che nessuno vorrebbe farsi e fare è: perché? Perché morire così? Perché una famiglia distrutta e spenti i sogni di due giovani fratelli e la speranza di un padre? Quali le loro colpe? Se avessimo delle risposte accettabili, avremmo sconfitto la morte. Ma non è così che si può vincere la morte. E allora cerchiamo risposte vere ed efficaci.

Una prima riguarda gli aspetti, per così dire, organizzativi. Infatti, se, da una parte, ritorna ricorrente l'esigenza di garantire in ogni modo la sicurezza dei lavoratori, e di quelli del mare in particolare, esposti come sono a rischi maggiori nella loro fatica quotidiana, dall'altra occorre alimentare la solidarietà umana e cristiana che non esita a soccorrere chi è in pericolo. E proprio di questa solidarietà -ha sottolineato Mogavero- gli uomini del mare, quelli veri, sono maestri e testimoni, come provano i numerosi salvataggi di migranti operati dai nostri pescatori mazaresi.

Non vorrei che le dimensioni del fenomeno migratorio in questa stagione assai critica del bacino mediterraneo e mediorientale affievolissero o facessero venir meno questo tratto umanitario così forte ed esemplare della gente del mare e dei popoli che abitano il nostro mare. Se, Dio non voglia, ciò dovesse accadere nessuna luce di solidarietà rischiarerebbe più questo mare, crocevia di popoli, di culture, di civiltà, di fedi e di speranza"

Mogavero ha così ribadito: "Su quella barca non si cercavano emozioni, ma si affrontavano i rischi della vita per guadagnare di che vivere, per guadagnare il pane dei poveri. Quelle tenebre, d'improvviso, si sono tinte del nero della morte; mentre il sudore della fronte, che era stato annunciato come prezzo della fatica di lavorare, si è mescolata con l'acqua fredda, trasformando in bara di morte il mare della speranza".

Proprio queste parole del Vescovo sono risultate significative per quell'applauso commosso ed ininterrotto che hanno accompagnato fuori la chiesa la bara di Vito Di Marco (vedi foto 3), trasportata in primis dal figlio Francesco, è toccato a lui e toccherà soprattutto nei prossimi giorni consolare la madre Pina che certamente passati questi tragici giorni, una volta chiuso l'uscio, troverà un casa vuota, molti saranno i ricordi con la quale, insieme al figlio Francesco, sarà costretta a convivere: quei due suoi angeli così pieni di vita ed il marito che da buon padre riusciva a tenere unita la famiglia, umile ma con una grande dignità.

Francesco Mezzapelle

26-09-2014 20,30

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