Mafia, sequestro a Totò Riina e famiglia dei conti ed una villa a Mazara dalla quale forse organizzato l’attentato (fallito) al Commissario Germanà

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
19 Luglio 2017 08:52
Mafia, sequestro a Totò Riina e famiglia dei conti ed una villa a Mazara dalla quale forse organizzato l’attentato (fallito) al Commissario Germanà

I Carabinieri del Ros e quelli del Comando Provinciale di Palermo e Trapani hanno sequestrato al boss Salvatore Riina e ai suoi familiari beni per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro. Il provvedimento riguarda società, 38 conti bancari, numerosi terreni ed una villa a Mazara, in via degli Sportivi, a Tonnarella, ove il padrino corleonese avrebbbe trascorso le sue vacanze, seppur latitante, nel periodo delle stragi.

L'inchiesta nasce dai redditi dichiarati negli anni da Riina e dai suoi congiunti da cui è stato possibile ipotizzare l'utilizzo di mezzi e di risorse finanziarie illecite. l procuratore Francesco Lo Voi e il suo aggiunto Dino Petralia hanno ottenuto dal tribunale Misure di prevenzione (presidente Raffaele Malizia, a latere Giuseppina Di Maida e Vincenzo Liotta) il blocco dei conti, adesso partiranno verifiche più approfondite.

Il sequestro, come dicevamo, comprende la villa di 5 vani di Mazara del Vallo in Via degli Sportivi, al civico 42, nella località balneare di Tonnarella in cui, in passato, nei periodi estivi Salvatore Riina avrebbe trascorso la latitanza con il proprio nucleo familiare.

Chissà che proprio da quella villa non sia stato organizzata l’operazione, poi fallita, di uccidere il Commissario di Polizia di Mazara del Vallo, Rino Germanà, che in quel periodo si stava occupando a Trapani dei rapporti tra mafia e politica nel trapanese ed in particolare a Mazara del Vallo. Germanà era diventato capo della Squadra Mobile di Trapani nel 1987 proprio nel periodo in cui aveva assunto l’incarico di procuratore di Marsala il dott. Paolo Borsellino il cui anniversario dell’attentato (il 19 luglio 1992 in via D’Amelio a Palermo) ricorre proprio oggi.

L’attentato a Germanà avvenne nel primissimo pomeriggio del 14 settembre 1992 sul lungomare Fatamorgana, proprio nella strada che costeggia la spiaggia. Germanà era uscito dalla sede del Commissariato, in via Toniolo, e a bordo di una Fiat Panda si stava dirigendo nella sua abitazione presa in affitto a Tonnarella. Fu lesto a capire le intenzioni di un gruppo di uomini (tre killer ed un’autista) a bordo di una Fiat Tipo che lo stava seguendo. Così abbandonò l’auto e inizio un conflitto a fuoco sulla stessa spiaggia, Germanà, schivando i colpi e colpito di striscio in fronte, si tuffò in acqua e riuscì ad allontanare i killer (Leoluca Bagarella, cognato di Riina, Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano).

L’abilità e la prontezza di Germanà, aiutato da alcuni bagnanti, e forse qualche errore di presunzione del commando (a quanto pare Bagarella non era molto esperto nell’utilizzare un kalashnikov) portò al fallimento dell’attentato. Il commando fuggì e l’auto utilizzata fu ritrovata bruciata in un casolare vicino alla centrale Snam di Capo Feto, anche questo un luogo vicinissimo da quella stessa villa oggi confiscata a Totò Riina. Germanà fu richiamato a Roma su ordine dell’allora Ministro degli Interni, Nicola Mancino lo stesso che nel giugno 1992 decise di trasferire Germanà a dirigere il Commissariato di Mazara del Vallo, in pratica una retrocessione per il poliziotto al servizio di Borsellino. (in foto n.2 a sx il ministro Mancino e Germanà dopo l'attentato in un incontro a Roma).      

Germanà fu trasferito con la propria famiglia in una località segreta, continuò la sua carriera e dopo essere stato questore a Piacenza è andato in pensione a 63 anni due anni fa, senza medaglie...

Francesco Mezzapelle

19-07-2017 10,00

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