La Tunisia svuota le carceri, migliaia verso la Sicilia: nuova manovalanza per criminalità?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Ottobre 2017 16:24
La Tunisia svuota le carceri, migliaia verso la Sicilia: nuova manovalanza per criminalità?

“Di 1600 detenuti, usciti di galera grazie al doppio indulto deciso da Tunisi, almeno la metà, circa 800, sono già arrivati in Italia”. Lo disse a fine settembre all'agenzia di stampa AdnKronos l'eurodeputato della Lega Angelo Ciocca, raggiunto telefonicamente a Sfax, in Tunisia, dove si era recato per raccogliere testimonianze sulla nuova rotta dei migranti, dopo la stretta sui porti libici. Angelo Ciocca ribadì la questione anche lo scorso 7 ottobre, a Mazara del Vallo, nel corso della conferenza stampa tenutasi alla Casa del Pescatore in occasione del ritorno del capitano e del motorista del peschereccio mazarese “Anna Madre” sequestrato per circa una ventina di giorni nel porto di Sfax e che lo stesso Ciocca era andato a far visita durante la sua missione in Tunisia.

Ciocca raccontò di aver saputo che "alcuni ragazzi, appena usciti dalle carceri locali, stessero ricevendo messaggi con la proposta di viaggi 'sicuri', via mare per l'Italia, con un costo di tremila dinari, circa mille euro". "Si stanno organizzando per trovare il denaro e partire –aggiunse il leghista. Ciocca dopo aver incontrato l'ambasciatore italiano Raimondo De Cardona, "a cui ha esposto il problema", è andato sulla costa, nella 'capitale dei viaggi', a Sfax "da cui partono in barconi centinaia di clandestini fra cui anche ex detenuti che si confondono apposta partendo di notte con le barche da pesca".

Quanto raccontato da Ciocca è stato confermato, con molti altri dettagli, attraverso un’inchiesta condotta dal giornalista Nicolò Zancan e pubblicata il 25 ottobre su La Stampa. Zancan, inviato nella regione tunisina di Kelibia, ha incontrato pescatori tunisini che a bordo delle loro artigianali imbarcazioni avevano iniziato da qualche mese a trasportare ragazzi tunisini desiderosi di lasciare la Tunisia e raggiungere l’Italia. Il traffico si è intensificato dopo che, grazie ad un’amnistia del Governo Tunisino, sono stati liberati 1645 carcerati (altri 1027 sono stati liberati il 13 ottobre.

Le carceri di Mournaguia, Borj Amri e Siliana sono state considerate troppo affollate per garantire anche solo condizioni di vita minimamente accettabili e così via libera all’amnistia da parte del Presidente Essebsi. Un pescatore di nome Hamed ha così riferito a Zancan: “certe volte porto anche casse di sigarette per voi italiani, altre volte sono direttamente i vostri pescatori a caricare qualche ragazzo migrante per arrotondare. Questo è un piccolo tratto di mare molto trafficato”.

In Tunisia, nonostante il Paese sia scampato all’ondata integralista dopo la rivoluzione che nel 2011 ha portato alla fine della dittatore di Ben Alì, la situazione socio-economica resta molto complessa ed il Paese maghrebino sta vivendo una certa involuzione. Alta è la disoccupazione, soprattutto a livello giovanile, la corruzione serpeggia (notizia che arrestati anche due agenti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: prendevano mazzette per lasciare passare i migranti).

In questo contesto che prospettiva di reinserimento sociale possono avere migliaia di giovani che escono dalle carceri e con un passato legato alla droga e alla microcriminalità? Si parla di circa 4.000 già arrivati in Italia negli ultimi mesi. Il Governo tunisino non riesce a controllare questo traffico alimentato attraverso una rete diffusa lungo tutta la costa tunisina; le motovedette tunisine non riescono a tener testa a questa mole di traffici.

Per molti pescatori tunisini che vivo in condizioni disagiate è un vero business con l’abbassamento a circa 400 euro della somma per potere trasportare un giovane connazionale fino al limite delle acque nazionali italiane, oppure trasbordare il loro carico umano, da 10 a 30 ragazzi, in una nave madre che li porterà fino allo stesso limite dove poi la competenza passa alla Guardia Costiera Italiana che attiva la filiera dell’intervento. Inquietante il finale quando lo stesso pescatore intervistato riferisce al giornalista queste parole: “È solo un gioco politico, te l’ho già detto, non devi dimenticarlo mai. La Tunisia chiederà soldi all’Italia per chiudere il mare”.

Il rischio è che questa nuova ondata di immigrazione possa divenire nuova linfa per il “business dei migranti” che da alcuni anni, grazie anche ad alcune cooperative ed associazioni costituite da hoc, ha monopolizzato il settore dei servizi sociali e non solo (pensiamo ad alberghi trasformati in case di accoglienza), soprattutto in Sicilia, ed in particolare in quella occidentale.

Mazara del Vallo, ove presente la più grande comunità tunisina italiana, potrebbe costituire, anzi costituisce certamente, una meta molto ambita da questi giovani migranti che però visti i loro precedenti potrebbero finire per alimentare, come “manovalanza specializzata”, la rete della criminalità organizzata volta allo spaccio di stupefacenti; oppure la città in riva al Mazaro potrebbe costituire per loro un facile passaggio per raggiungere alcune grandi città per finire nella rete internazionale del terrorismo jihadista.

Francesco Mezzapelle

26-10-2017 18,00

{fshare}

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza