Il Satiro Danzante al centro delle “attenzioni” (anche della mafia) ma vittima delle molte “disattenzioni”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
24 Ottobre 2014 09:21
Il Satiro Danzante al centro delle “attenzioni” (anche della mafia) ma vittima delle molte “disattenzioni”

Cosa ci fa una statua di grande valore come quella del Satiro Danzante - opera bronzea attribuita da Paolo Moreno a Prassitele - in un museo inadeguato, non climatizzato, non valorizzato con apposita segnaletica per i turisti e con scarso materiale informativo? Il Satiro Danzante è esposto al caldo, al freddo e all'umidità.

Il Satiro se la passa meglio quando va in giro per il mondo, che non quando sta a Mazara del Vallo dove le presenze turistiche sono diminuite, diciamo la verità. Ad avvalorare questa tesi è stato lo stesso Vittorio Sgarbi, che di arte ne capisce, eccome. Lo scorso 11 settembre nel corso della trasmissione di Rai2 "Virus", condotta da Nicola Porro, Sgarbi, intervenendo (vedi foto n.1) sulla polemica della presenza o meno dei Bronzi di Riace all'Expo 2015 di Milano, così disse: "prendete ad esempio il Satiro Danzante di Mazara del Vallo che è stato esposto all'Expo di Aichi con 6 milioni di visitatori, poi a Parigi ed a Londra, questi numeri non li farà certamente nel museo di Mazara del Vallo: bisogna far conoscere la bellezza".

Il Satiro Danzante purtroppo si trova in un luogo non certo al centro dei principali itinerari turistici siciliani; qui le responsabilità vanno equamente condivise fra Regione, Soprintendenza ai Beni Culturali e Comune e ciò considerato anche lo stato di degrado in cui versano alcuni monumenti della Città. Ne vale la pena? Il dubbio è rafforzato dai numeri: se alla Royal Academy of Art di Londra, dove è stato per tre mesi del 2012, l'hanno visto centinaia di migliaia di persone, in Sicilia le presenze al museo del Satiro non sono oceaniche. Ciò significa, cinicamente, che se il Satiro c'è o no poco cambia. Ma allora perché la Regione l'ha inserito nella black list dei 23 beni inamovibili dell'Isola?

In questi giorni si è assistito ad un autentico "balletto" in merito al museo di piazza Plebiscito dove custodita la statua bronzea. A lanciare la provocazione è stato il sindaco Nicola Cristaldi il quale ha dichiarato all'Ansa: "25 addetti della Regione non riescono ad assicurare l'apertura del Museo del Satiro di Mazara del Vallo nei giorni festivi o lo fanno solo in alcune ore. È questo un segno tangibile di una Sicilia che non va". Cristaldi aveva così richiesto il trasferimento della gestione del Museo del Satiro dalla Regione al Comune.

Al sindaco Cristaldi ha replicato il sindacato dei dipendenti regionali Cobas/Codir: "l'attacco nasconde forse l'intento di strumentalizzare i dipendenti regionali al solo fine di acquisire la gestione del Museo per scopi puramente politici e non certo turistici, fino ad oggi garantiti". Il Sindacato ha infine ribadito che il museo è rimasto aperto anche nei festivi ed in assenza di programmazione da parte dell'amministrazione dei Beni Culturali.

"Il Satiro Danzante non si muoverà più dal museo di piazza Plebiscito che sarà riorganizzato ed adeguato grazie ai finanziamenti europei" -Questo è quanto assicurò nel dicembre 2012 la dott.ssa Valeria Li Vigni, direttrice del Museo Regionale Pepoli dal quale dipendeva il Museo di piazza Plebiscito (da circa un anno ripassato, ahinoi, alla Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani) in occasione del ritorno da Londra del Satiro Danzante, dove esposto dal 15 settembre al 9 dicembre 2012, alla Royal Academy of Arts di Londra.

Pur annunciata la loro presenza, la manifestazione registrò l'assenza del presidente della Regione, Rosario Crocetta, dell'allora assessore ai Beni Culturali ed Identità Siciliane, Antonino Zichichi, e del sindaco Nicola Cristaldi. In quella occasione il dirigente regionale ai Beni Culturali, Sergio Gelardi, assicurò: "faremo di tutto affinchè il Satiro rimanga sempre a Mazara del Vallo" ed annunciò l'arrivo di un finanziamento di circa 400.000 euro, attraverso fondi europei del Por, per l'adeguamento dello stesso Museo del Satiro.

A dirigere il progetto museografico del Satiro doveva essere l'arch. Luigi Biondo. "Il Satiro –spiegò Biondo- sarà allocato sotto la cupola dell'ex chiesa di Sant'Egidio trasformata in museo; la statua sembrerà sospesa in aria per rappresentare al meglio la sua posa dinamica. L'ingresso al Museo sarà cambiato secondo il sistema assiale della chiesa. Il visitatore –aggiunse- sarà guidato attraverso immagini tridimensionali che riproducono l'ambiente naturale del Satiro e ciò per creare l'attesa ed ammirare la statua alla fine del percorso".

Ad oggi niente però di tutto questo, così il sito che ospita il Satiro Danzante rimane una struttura inadeguata (vedi foto n.2). Da una parte, l'assenza dell'impianto di climatizzazione, compromette la conservazione dell'antico manufatto (la delicatissima lega metallica di cui è fatta l'opera è spessa poco più di 5 mm.); dall'altra, il percorso espositivo, che dovrebbe valorizzarla, è ambiguo. Riguardo al primo problema, il rischio è legato all'impossibilità di controllare gli sbalzi della temperatura (non dovrebbe superare i 20 °C) e ad altri fattori esterni (umidità massima al 60%), cui il museo è totalmente permeabile.

L'altra falla, relativa all'esposizione dell'opera d'arte, fu sollevata da Vittorio Sgarbi, sempre lui: "hanno fatto un allestimento pederastico –disse il critico d'arte – Il Satiro è esposto alla rovescia, l'hanno messo, invece che nel luogo naturale, cioè l'abside della chiesa, in un percorso perverso; rovesciato, un po' in diagonale: si vede di sbieco –concluse Sgarbi – messo obliquo e dalla parte rovesciata. È una sciocchezza".

Un altro rischio che corre la Statua lo vogliamo ricordare noi, essa può essere trafugata da mercanti d'arte con la complicità della nuova mafia alla quale, a scanso di equivoci, "piace" la cultura, l'ha già dimostrato .Uno tra i capi di "Cosa nostra", Matteo Messina Denaro, il "ricercato numero uno", ereditò la passione per l'arte dal padre Francesco. All'estero, quasi certamente in Svizzera, esisterebbe ancora la collezione di famiglia. Un giorno, forse per rimpinguarla, Matteo aveva perfino ordinato di rubare, ovviamente a mano armata, il Satiro Danzante. Era già stato studiato un piano; si erano compiuti i sopralluoghi; chi doveva attuarlo possedeva ogni mezzo per condurlo in porto: solo un banale contrattempo ne impedì la realizzazione.

L'operaziobne Satiro. Incaricato dell'operazione fu Concetto Mariano, un "pentito" che faceva parte della "famiglia" di Messina Denaro: proteggeva la latitanza dei fratelli Giacomo e Tommaso Amato (come lui di Marsala, e ormai condannati all'ergastolo). Quando nel 1998 Matteo, già latitante, viene in visita in loco dove vi erano una ventina dei suoi uomini che controllavano la zona del centro storico di Mazara del Vallo nei pressi di un locale dove il Satiro era imballato per il trasporto a Roma per il restauro; il Satiro era piantonato da due vigili.

Tutto era pronto, gli uomini di Matteo Messina Denaro si spostavano con dei motorini; erano in possesso di armi, e, per il trasporto del Satiro, di un Ducato con portellone laterale. Una sera, seguono uno dei vigili, che esce per acquistare delle pizze; al ritorno, quando sta per essere preso ed obbligato a far entrare i rapinatori, improvvisamente arrivò gente, parenti degli stessi vigili invitati a mangiare con loro la pizza. Così i rapinatori desistettero. Dopo poche ore il Satiro fu portato via per il restauro.

Francesco Mezzapelle

24-10-2014 11,00

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