Il padre "smentisce" (salvo ricredersi) la figlia violentata: vergogna o paura?

Le novità sul caso di Campobello di Mazara e l’iniziale e anomala difesa dei “bravi ragazzi” impongono riflessioni.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
30 Aprile 2021 18:54
Il padre

Emergono alcuni risvolti inquietanti sul caso di violenza di gruppo che si sarebbe consumato nei giorni scorsi nella frazione Tre Fontane di Campobello di Mazara e del quale abbiamo riportato ieri notizia attraverso una nota inviata dal Comando Provinciale dei Carabinieri (ecco il link: https://www.primapaginamazara.it/violenza-sessuale-di-gruppo-ai-danni-di-una-18enne-4-arresti-a-campobello); appresa la notizia lo stesso sindaco di Campobello di Mazara ha espresso “sdegno” e “sconforto” auspicando “una seria e profonda riflessione alla società tutta, dalle famiglie, alla scuola alle istituzioni, sulla grave e preoccupante deriva che stiamo vivendo e sull’importante questione della formazione e dell’educazione dei nostri giovani”.

Non vi stiamo a raccontare gli agghiaccianti particolari della vicenda che ha visto la 18enne campobellese vittima di un iniziale tranello conclusosi nell’orrore dello stupro di gruppo. Vogliamo soffermarci sulla notizia emersa nelle ultime ore riguardante il padre della vittima della violenza di gruppo che dopo essersi recato presso la stazione dei carabinieri di Campobello di Mazara, a seguito della denuncia effettuata dalla figlia, accompagnata dal fratello, avrebbe dichiarato: “Mia figlia vi ha raccontato dei fatti non veri, era ubriaca e quindi non era in grado di capire ciò che stava accadendo”.

L’uomo, che sarebbe cieco, è stato accompagnato in caserma dai ragazzi accusati dalla figlia. “Mia figlia –avrebbe detto ai militari dell’Arma- vi ha raccontato dei fatti non veri, era ubriaca e quindi non era in grado di capire ciò che stava accadendo. Questi sono dei bravi ragazzi, le ferite che mia figlia ha alle braccia sono dovute al fatto che i suoi amici tentavano di riportarla a casa, ma lei era ubriaca e faceva resistenza”.

Ovvio che una prima lettura di quanto avvenuto potrebbe far pensare a possibili minacce ricevute dall’uomo affinchè la vicenda fosse sistemata con il ritiro della denuncia; chissà dietro pagamento anche un compenso. Ma le ragioni di questa anomala presa di posizione del padre della ragazza potrebbe trovare spiegazione in un contesto “bordeline” (e non ci riferiamo certamente alle dimensioni della cittadina di campo bello, la stessa cosa potrebbe accadere a Mazara o a Trapani) ma al vissuto quotidiano di relazioni instaurate in un ambiente ove un fatto del genere potrebbe essere inteso come un elemento di vergogna da parte della famiglia della vittima; ci riferiamo anche alla lettera inviata dal padre per “smentire” la nota dei carabinieri che, sulla base delle dichiarazioni rese dalla ragazza al momento della denuncia, ha definito “consenziente” il rapporto avuto dalla ragazza con il ragazzo che poi inaspettatamente avrebbe chiamato gli amici ad approfittare della situazione.

Sembra però che il padre della ragazza dopo qualche ora, dopo aver appreso i dettagli delle violenze (vedi il quadro indiziario ricostruito dai carabinieri che con l’utilizzo di diversi mezzi tecnici stanno continuando le indagini dopo aver ricevuto dal Gip l’emissione dei provvedimenti cautelari per i quattro ragazzi accusati di violenza sessuale di gruppo aggravata), si è ricreduto ed ha sostenuto la denuncia della ragazza; attraverso la lettura dei verbali l’uomo avrebbe invitato la figlia ad andare avanti facendo capire che un eventuale ritiro della denuncia poteva pure costare alla figlia una successiva denuncia per calunnia da parte degli accusati.

Francesco Mezzapelle

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