Molte testate giornalistiche italiane in questi giorni hanno battuto la notizia della decisione del proprietario del cinema "Marconi" di Castelvetrano (in foto) di non programmare la proiezione del film "Iddu-L'ultimo padrino" che narra la vicenda romanzata del boss Matteo Messina Denaro e della corrispondenza intercorsa con l'ex sindaco Tonino Vaccarino che, per conto dei servizi segreti, instaurò un rapporto epistolare con il latitante con lo scopo di giungere alla sua cattura. Sono state fornite delle ricostruzioni spesso inesatte e per tale motivo abbiamo chiesto al proprietario del cinema, l'ingegner Salvatore Vaccarino una nota per chiarire la sua posizione che pubblichiamo di seguito integralmente:
"In relazione alla vicenda della mancata proiezione del film al Marconi è indispensabile dare dei chiarimenti spero decisivi per chi avrà la voglia di leggere questo mio comunicato (a cui seguiranno ulteriori approfondimenti con giornalisti che mi hanno chiamato e a cui ho dato piena disponibilità). Intanto la frase sibillina “non interessa” (tesa solo a creare scoop mediatico!) o l’orrendo accostamento “non fa il film per mentalità mafiosa” non è solo fuorviante ma è assolutamente inammissibile per come ho condotto la mia vita intera: chi mi conosce lo sa bene, chi non mi conosce magari non lo sa quindi è meglio ribadirlo in modo chiaro, netto e deciso: la mafia e la mentalità mafiosa mi hanno sempre fatto schifo, senza se e senza ma! E questo concetto è, è stato, e sarà sempre pilastro fondante per me e per i miei familiari.
Spero che chi mi legge si renda conto, senza alcun dubbio, che la mia riflessione, che può essere condivisibile o meno (ci mancherebbe), è comunque ancorata su questa solida base! A supporto concreto connesso al mio pensiero e all’impegno antimafia attuato al Cinema Marconi da sempre, in contrapposizione a Iddu il cui protagonista dovrebbe cadere nell’oblio più profondo, sarà proiettato il docufilm “Falcone e Borsellino, il fuoco della memoria” affinché possano essere esaltati e ammirati i veri eroi del nostro tempo che devono essere fonte di ispirazione per tutti e soprattutto per le nuove generazioni.
Altro che mentalità mafiosa di merda la mia! È totalmente fuori luogo il fatto che avrei deciso di non proiettare il film per rispetto del delinquente mafioso Matteo Messina Denaro, perché invece è esattamente il contrario! Non sopporto che si inneggi ad un delinquente con il rischio che si alimenti un mito, quasi un modello da seguire (cosa alquanto orribile solo a pensarla). Semmai è doveroso difendere una collettività, quella castelvetranese, perennemente insultata e umiliata. A Castelvetrano ci sono tante persone che nulla hanno a che dividere con mafia schifosa e la criminalità assassina.
È sconfortante verificare quante volte un castelvetranese che si trovi in viaggio, nel comunicare il suo paese di provenienza, noti una strana espressione di disapprovazione nel viso della persona che gli sta di fronte. È giusta questa umiliazione? È giusto venire additato come colluso senza avere la benché minima colpa o responsabilità? Secondo me in quest’ottica un castelvetranese perbene, e tantissimi lo sono, in un certo senso può definirsi vittima di mafia! Anche per questo rifiuto il film, a difesa dei miei tanti concittadini perbene che vivono un disagio intollerabile! E con il genere grottesco di Iddu vorrebbero fare ridere! Sulle spalle delle tante vittime di mafia, su tutti coloro che sono stati oltraggiati fisicamente e moralmente! Magari questo mafioso non fosse mai esistito, magari fosse stato arrestato 30 anni prima! Cosa sarebbero stati la nostra città ed il nostro territorio? Magari fosse conosciuta per quello che merita: la cultura e l’architettura, l’archeologia e le riserve naturali, l’olio e il pane nero! Che sogno! Per quanto concerne la sfera personale voglio essere allo stesso modo deciso e diretto: in riferimento al film da quanto si evince dai trailer di presentazione e dalla trama ufficiale emergono circostanze altamente diffamatorie nei confronti di mio padre che viene dipinto come un essere spregevole, un delinquente che cerca di ottenere tornaconti personali in circostanze tutt’altro che nobili.
Un personaggio orribile avulso dalla realtà dei fatti! E per giunta pure mia madre nel film è dipinta in modo orribile. L’operato di mio padre al contrario, nella realtà, è stato sempre teso a servire con sacrificio, dedizione e fedeltà l’unica Istituzione a cui si è sempre rivolto: lo Stato italiano. E qualsivoglia indagine sulla questione lo ha appurato, anche grazie alle testimonianze dei tutori dell’Ordine che hanno ribadito quanto fosse serio, credibile e corretto. Ci sono peraltro atti processuali che lo attestano incontrovertibilmente.
È inutile che abbiano messo nomi fittizi (Catello Palumbo e non Antonio Vaccarino/Svetonio) dicendo che “la storia è ispirata a fatti accaduti .. che i personaggi sono di fantasia” perché purtroppo il riferimento è fin troppo diretto ed evidente tant’è che sono stati molteplici gli articoli di stampa che hanno riportato testualmente “il personaggio di Catello Palumbo rappresenta Antonio Vaccarino, politico ed ex sindaco”. Che assurdità! Ovviamente chiamarlo in altro modo è servito a evitare querele immediate.
Chi sarebbe felice di proiettare nel proprio cinema un film che getta fango sul proprio padre? E ribadisco non solo perché mio padre ma perché ferocemente vittima di malagiustizia! È giusto che per confezionare un’opera cinematografica venga denigrata l'immagine di un uomo che ha donato la sua vita allo Stato Italiano in cui credeva? È corretto che per mirare ad incassare al botteghino (dopo avere peraltro preso pure contributi ministeriali...) si crei un prodotto dove viene infangata la figura di una persona perbene disponibile ad impegnarsi in un vero e proprio atto eroico con coraggio e dedizione da Uomo di Stato? In sintesi la trama del film appare come un grottesco miscuglio di falsità, inventate da persone che non conoscono assolutamente come si sono realmente svolti i fatti in realtà, circostanze inverosimili sia sotto il profilo storico che giudiziario.
Perché non raccontare la storia così come avvenuto nella realtà? Sarebbe bastato leggere le carte e le documentazioni esistenti! Forse la storia reale non deve essere raccontata proprio perché la ricerca della verità nelle battaglie legali di mio padre si sono intersecate con verità scomode che non devono essere toccate? Come la “misteriosa” attività giudiziaria del 2020, che ha portato mio padre alla morte, definita mediaticamente guerra tra procure, e di cui non si parla più! In alcuni commenti via social si dice “vabbè è solo un film va visto comunque, così ognuno si può fare un'idea...” Peccato proprio che è l’idea ad essere fondata su falsità! Una storia scritta male e raccontata peggio opera di registi e sceneggiatori che non conoscono per nulla i fatti, forse solo guidati dalla volontà di speculare economicamente sull’argomento.
Una storia grottesca che distoglie dalla realtà e dai veri responsabili dei vergognosi 30 anni di latitanza del mafioso Messina Denaro, la cui esistenza e le cui malefatte hanno rappresentato una disgrazia per tutte le persone perbene che vivono il nostro territorio. Una trama di film come vero e proprio depistaggio! In Italia le attività di depistaggio, mediatico e giudiziario, purtroppo sono all’ordine del giorno e forse l’errore di mio padre Antonio Vaccarino è stato pretendere Verità e Giustizia! Non sopportare l’onta per una ingiusta condanna per traffico di droga lo ha portato a dedicare una vita intera per dimostrare la sua innocenza.
Condanna peraltro subita esclusivamente per le dichiarazioni di un presunto pentito, poi dichiarato inattendibile da magistrati e tribunali! Non sopportava e non poteva accettare una simile macchia. Lunghi anni di battaglie legali, da uomo libero sottolineo! Ahimè amara illusione se penso ai tanti orrendi delitti ancora volutamente avvolti nell’ombra: sono passati 32 anni dalle efferate stragi di Capaci e via D’Amelio, 35 dall’orribile omicidio di Nino Agostino, 31 dal misterioso suicidio di Raul Gardini, 62 anni dalla morte di Enrico Mattei, 54 dalla sparizione di Mauro De Mauro, 29 dalla strana morte del maresciallo Lombardo, 48 dalla strage di Alcamo Marina con l’omicidio dei due poveri carabinieri, 46 dal rapimento/omicidio di Aldo Moro, 44 anni dalla strage di Ustica ..
che rabbia, che vergogna! Finisco, al momento, ma se sopravvivo ai dispiaceri che sto vivendo e che ahimè sopporto da troppo tempo ci saranno aggiornamenti. Grazie per chi ha avuto la pazienza di leggermi. Salvatore Vaccarino"