Ceramiche in città. Le incomprensioni fra Hajto e i suoi cittadini

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
30 Marzo 2014 07:27
Ceramiche in città. Le incomprensioni fra Hajto e i suoi cittadini

"Ceramiche in città. Possibile che non si comprenda che..". E' il titolo di uno fra i più recenti post sul tema della ceramica & arredo urbano pubblicati sul sito web del Sindaco di Mazara, Nicola Cristaldi.

Un portale, rispetto al precedente, completamente rinnovato in occasione dell'attuale campagna elettorale che decreterà, fra meno di 60 giorni, chi ricoprirà la carica di nuovo primo cittadino a Palazzo dei Carmelitani e chi saranno i nuovi consiglieri comunali che occuperanno la solenne aula consiliare della città del Satiro. Un portale, dicevamo, che è ormai diventato il canale ufficiale - assieme alla sua pagina facebook e, perché no, assieme all'ufficio stampa del Comune - attraverso il quale il Sindaco dirama i propri comunicati ed annuncia l'ennesima opera mazarese messa in cantiere alle porte della sua ennesima campagna elettorale, un baluardo 2.0 di difesa e di attacco messo in piedi per contrastare i potenti avversari candidati a Sindaco, delle altre fazioni.

Loro, gli accoliti del Sindaco, non riescono a capire le ragioni di un'ignara Signora che commenta sull'account facebook di Nicola Cristaldi Sindaco: "Magari evitare ancora di piazzare i vasi di ceramica..". Non riescono a capire e si interrogano - si legge - sulle "ragioni di tali ossessive posizioni che, ad onor del vero, non hanno alcuna reale motivazione se non quella dell'incomprensione e del rancore nei confronti di chi ha cambiato il volto della città ed ha trasformato il degrado in salotto in molte parti del nostro territorio anche grazie alla ceramica".

Ed ancora: "Che cosa matura nella testa di queste persone tanto ossessionate da questo tipo di intervento che, tra l'altro, sta dando un'immagine ed un'identità territoriale che si sta propagandando in tutto il mondo? Non ci sarà una certa forma di invidia nei confronti di coloro che emergono nella società lasciando chi non ha le capacità necessarie a rodersi dentro su tutto e sul contrario di tutto? Che cosa porta certe persone a esprimere giudizi tanto odiosi quanto superficiali? ...Come si fa a non comprendere che adesso la nostra città ha qualche cosa in più da mostrare ai visitatori!...

Adesso, è anche possibile comprare un souvenir nella nostra città magari fra le tante botteghe d'arte che sono nate intorno alla ceramica. Prima che cosa potevano comprare i turisti nel ricordo della città? Forse un gamberone rosso o la fotografia di aree cariche di rifiuti e luoghi maleodoranti!". Parole, queste ultime, ribadite dallo stesso Sindaco in una delle recenti interviste andate in onda in tv.

Anche noi vorremmo interrogarci sulle ragioni di così tanta avversione nei confronti delle installazioni, degli arredi, delle piastrelle, dei pannelli e dei vasi in ceramica che, da quando Nicola Cristaldi è Sindaco, hanno cambiato, in buona parte, il volto, l'immagine della città di Mazara. Avversione questa che si è più volte manifestata negli atti di vandalismo da parte di alcuni cittadini - vedi i vasi rotti in Corso Umberto - e che ha portato, negli ultimi tempi, lo stesso Sindaco ad assumere giustamente posizioni forti, intransigenti e perentorie nei confronti di tali atti e vandali coinvolti, esternazioni caratterizzate da un linguaggio diretto e colorito: "subcultura perversa", "esigua minoranza agguerrita e selvaggia", "mascalzoni ed imbecilli", "figli della stupidità e della perversione".

Ma adesso sembra che chiunque critichi, anche in buona fede, o si opponga all'installazione delle opere in ceramica - magari facendolo attraverso quello "strumento infernale" che è internet "nel quale chiunque trova spazio e può entrare nelle case di tutti, sia quando dice cose sensate sia quando la sciocchezza è la parte pregnante di un ragionamento" - potrebbe correre il rischio di far parte di quella "categoria della stupidità" tanto cara al primo cittadino mazarese e di essere bannato per sempre dalla sua pagina facebook..

Ma dove potrebbero aver luogo le origini di tale antipatia nei confronti dei così variopinti manufatti in ceramica che hanno stravolto - migliorandola secondo molti - l'immagine del centro storico, della Casbah mazarese, e che adesso - agli occhi di qualcuno - cercano di attaccare come un virus altri quartieri e altre zone della città da "riqualificare"?

Cerchiamo di capire cosa potrebbe essere successo. Non dimentichiamo che Mazara è oggi una città con una forte crisi d'identità e con un vuoto di memoria. A partire dagli anni Novanta la città ha dovuto fare i conti con una crisi del settore della pesca che si è fatta nel tempo sempre più stringente, intensa e mortifera. E' a partire da quegli anni che la città ha cercato, col passare del tempo e l'incalzare della crisi, di riassestare la propria identità, per alcuni decenni legata esclusivamente alle attività marinare.

Da Mazara, città della pesca industriale, prima marineria d'Italia (a prescindere dai presunti sbagli fatti dalla società mazarese ad investire solo in quel settore) a Mazara, città.. di che cosa?L'occasione, l'appiglio, il punto di non-ritorno, è stato il ritrovamento nel Canale di Sicilia - ironia della sorte ad opera di pescatori - della statua del Satiro Danzante. Perché non scommettere tutto sul turismo come risorsa economica della città, vista la crisi della pesca, si è pensato? Perché non sfruttare le potenzialità di attrazione della statua greca e del patrimonio architettonico-paesaggistico di Mazara? Basta inventarsi una vocazione turistica che non c'è mai stata e..

cambiare lavoro.

Una riconversione del genere, specie se troppo improvvisata e veloce, non può non incidere sull'identità socio-territoriale di un luogo, causandone per certi versi la perdita. Luoghi prima densi di significato, come i luoghi storici della pesca, si sono come svuotati sempre più di senso: Piazza Regina, Porto Canale, Piazzetta dello Scalo. Si è attraversato un periodo di transizione, all'incirca durante gli Anni Duemila, una fase di pre-turismo mascherato. E' vero, si è cercato di far rinascere l'antico mercato ittico al dettaglio - anche in chiave turistica - ma con risultati dimezzati e poco convincenti.

Nel frattempo la città si svuotava e privava delle sue forze migliori, e il turismo stentava a decollare, con un Satiro ghettizzato all'interno del suo mausoleo o in trasferta all'Estero all'insaputa di molti. Intanto la gente era de-territorializzata dal suo stesso territorio, per via della riconversione dei "luoghi del lavoro", per via di quei pochi visitatori, turisti (e pochi rimarranno ancora per lungo tempo): il cambiamento di mentalità dovuto allo scambio culturale e a nuove attività produce una perdita d'identità e la ricerca di un'altra.

Nel frattempo - altro punto di non-ritorno - nel 2009, veniva eletto Sindaco di Mazara l'on. Nicola Cristaldi. Ecco come recitava l'incipit del suo programma elettorale: "La prossima Amministrazione Comunale dovrà contribuire alla nascita di un nuovo modello di sviluppo della Città, attraverso il potenziamento delle economie tradizionali, come l'agricoltura e la pesca, e la nascita di un sistema di utilizzazione delle risorse artistiche, monumentali, ambientali, urbanistiche ed architettoniche, al fine di proiettare Mazara del Vallo nello spazio di una economia legata allo sviluppo del turismo". Oggi, agli sgoccioli del suo mandato, possiamo dire che il potenziamento delle economie tradizionali non si è avverato, anzi. I due "polmoni" sono stati completamente abbandonati, e del turismo si ha ancora una proiezione offuscata, sia della città all'esterno, che nei cittadini. E' l'identità quella che non è ancora cambiata.

In un Paese che ha smarrito le sue radici marinare e che - complice la crisi economica - ha smarrito pure sé stesso, l'accelerazione propagandistica impressa dalla Giunta Cristaldi nella costruzione ideologica di una nuova economia turistica, legata ad una nuova immagine della città votata all'arte e che di fatto ha modificato alcuni punti concreti del territorio, ha provocato un vero e proprio "stress ambientale e culturale" nei confronti di una larga parte degli abitanti mazaresi che oggi non si riconosce in questa immagine della città.

Stress che oggi si manifesta nella perdita di buona parte del consenso del Sindaco "futurista".La trasformazione dell'immagine del centro storico o Casbah, attraverso l'installazione delle ceramiche, ha di fatto schiuso agli occhi dei mazaresi un territorio che per un bel po' di tempo non è "esistito", un ambiente nascosto o privato, segregato e per questo innocuo. I cittadini sono ancora oggi impegnati in un'attività di ri-semantizzazione di quei luoghi oggi "pubblici", che appartengono agli autoctoni, ancor prima che ai turisti.

L'errore del Sindaco Cristaldi è stato forse quello di aver voluto imporre una propria immagine della città, la sua identità culturale, innestandola su un bisogno di vocazione turistica latente da molti anni. E lo ha fatto attraverso le ceramiche. Agli occhi del cittadino che non accetta il processo di "ceramizzazione" della città (così da molti è visto), appare un gruppo elitario di artisti che cerca di imporre un proprio modello, una propria costruzione ideologica della città, tanto più se questo gruppo (che agisce in buona fede) è guidato dall'artista-capo che è sia il Sindaco della città che il creatore di molte delle ceramiche disseminate nel territorio mazarese (ed è forse questo l'errore più imperdonabile).

Dunque la ceramica viene associata al potere. E a pochi è affidato il compito di riassestare una qualche identità della città. Perché la ceramica non è soltanto un manufatto, un oggetto decorativo, un'opera d'arte, ma c'è dietro la precisa volontà d'incidere sull'identità e dunque sull'economia della città..

Ogni nuova installazione di una ceramica, ogni punto forte della città caricato di un nuovo valore simbolico strettamente legato all'ideologia culturale-economica del Sindaco Cristaldi, e che si concretizza con un manufatto in ceramica, non è altro che una "minaccia d'esproprio" della cultura del cittadino mazarese. E' la minaccia del mutamento, spesso repentino e dunque "stressante", del proprio ambiente, che contiene già in sé una sua cultura, da parte di una cultura vista come "altra". Stress culturale dunque, che si fa più intenso se al nuovo processo di ri-significazione dei luoghi non si accompagna un'altrettanta e profonda riqualificazione e ripristino dei luoghi e dei valori simbolici tradizionali, dei punti forti della città, che siano fiumi, strade, piazze, edifici o monumenti.

Non a caso oggi nuovi movimenti politici cittadini puntano sul "ritorno" a Piazza Regina, sulla riqualificazione del Porto Canale e del fiume, simboli forti della città legati all'identità marinara. Riqualificazione, quest'ultima, che il Sindaco Cristaldi ha in parte tradito, almeno in questo suo primo mandato di primo cittadino, visto che la strada per il "ritorno alla vita" del Màzaro è ancora lunga e piena di difficoltà. Al di là di interventi complementari e di "costume", come la "Chiatta", devono ancora essere completati i ben più importanti interventi strutturali del dragaggio del letto del fiume, smaltimento dei fanghi ed eliminazione dei relitti.A nulla valgono "opere di immenso valore simbolico ed economico, ..simboli legati alla nostra nobile tradizione marinara", come il recente Monumento al Pescatore nello spazio retrostante la chiesa di san Vito a Mare, se rientrano nella stessa immagine della città - quella del Sindaco e del suo gruppo - che l'Amministrazione ha voluto dar vita con il processo di "ceramizzazione".

Oggi tutti i cittadini mazaresi chiedono di poter partecipare al processo di costruzione/riassestamento dell'identità cittadina, della nuova identità di Mazara, che sia turismo, pesca, agricoltura e altro, nel solco della tradizione e della memoria, e che contenga insieme il germe dell'innovazione.Identità che sarà determinante nel decidere le future sorti economiche della città del Màzaro.

Vincenzo De Santi

30/03/14  09,30

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