Luminaria, successo a Mazara per un teatro diverso e affascinante

La professoressa Arianna Maniscalco ci ha mandato un'interessante rilettura dell'opera di Giacomo Bonagiuso

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
30 Agosto 2022 17:02
Luminaria, successo a Mazara per un teatro diverso e affascinante

E poi capita che in una sera d’estate che profuma di pioggia e paglia ti trovi immerso in un quadro animato che narra di storie vere, crude, storie che raccontano le vite di personaggi che non sono più…da "questa banna". Dove si va quando la morte arriva? Nell’altra stanza? dietro un cancello? dall’"altra banna"?E quando questa vita toglie il respiro insieme alla dignità, alla bellezza, ai migliori anni, è forse sbagliato chiedere la pace della buona morte?Ma, andiamo per ordine: Luminarìa è un progetto di Giacomo Bonagiuso, nome ormai stranoto negli ambienti di teatro, è una drammaturgia in lingua madre che nasce sulla scorta dei testi letterari dell’Antologia di Spoon River dell’autore americano Edgar Lee Masters pubblicata tra il 1914 e il 1915.

Ogni poesia racconta, in forma di epitaffio, la vita degli abitanti dell’immaginario paesino di Spoon River sepolti nel cimitero locale. La morte dà loro libertà di potere ricordare il proprio vissuto senza rimpianti e vergogne e dunque, ognuno ha solo ansia di raccontare la propria esperienza. Ma, diversamente dai personaggi di Masters la cui voce è quasi sfumata, quelli nati dalla riscrittura di Bonagiuso sono prepotentemente vivi e passionali, piangono e ridono, litigano e si prendono in giro come se fossero ancora in vita.Così inizia la storia di Luminarìa che vede sulla scena 18 non-attori, come li ha definiti Bonagiuso, ovvero persone che hanno già esperienza di recitazione e che hanno collaborato con il regista in altri suoi progetti, e altri, invece, che provengono dall’esperienza del laboratorio drammaturgico da lui stesso diretto.

E dunque ognuno si racconta…. La narrazione è intensa, appassionata, veloce, a tratti dolorosa. Sanno loro che non avranno più la possibilità di ricordare agli altri e a se stessi quanto uomini e cose hanno ferito e mortificato la loro esistenza e dicono, e si contraddicono affidando alle parole il grande dolore della loro vita. La potenza della lingua madre colora prepotentemente le parole che, talvolta, irriverenti, esprimono l’essenza del personaggio, conferiscono i contorni alla loro anima, ne esprimono il dolore e l’antica rabbia, le debolezze trasformate in vizi, le passioni e gli amori traditi.

L’interpretazione merita un grande plauso, ogni storia esce vibrante, vera, affettuosa da ciascuno dei non attori Niente trucco e niente inganno, lo spettatore ha la sensazione che ognuno racconti la storia della sua vita, antichi dolori, i compromessi di sempre… L’universalità dei sentimenti umani coinvolge tutti, l’emozione passa dall’attore allo spettatore, da "stabanna", all’"altra banna". La vita e la morte, l’amore e la violenza, la verità e la bugia: la narrazione corre e gioca sapientemente sul filo dei contrasti lasciando ognuno libero di scegliere: il proprio amore, il proprio Dio, la propria sorte, la propria morte.

Applausi convinti da una platea numerosissima che ha affollato il Teatro di Paglia a Mazara.

Arianna Maniscalco

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