Caso Denise, il “cavalcavia” di Della Chiave e le accuse e polemiche in tv

Dopo la riapertura delle indagini il Caso Denise alimenta sempre più dibattiti in tv

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
08 Giugno 2021 07:58
Caso Denise, il “cavalcavia” di Della Chiave e le accuse e polemiche in tv

Si susseguono da settimane voci e notizie su una nuova indagine aperta dalla Procura di Marsala per la scomparsa della piccola Denise Pipitone rapita 17 anni fa a Mazara del Vallo. L’ultimo scoop i nomi di due indagati: Anna Corona, la ex moglie del padre biologico di Denise, e Giuseppe Della Chiave, il nipote di Battista Della Chiave, il testimone sordomuto ormai deceduto che, in una ricostruzione di «Chi l’ha visto?», mima il rapimento attribuendolo allo stesso nipote che avrebbe portato via la bimba su un motorino verso il mare, superando un cavalcavia.

L’unico vero cavalcavia di Mazara si trova sulla strada che porta a Mazara 2 e non c’è mare. Vi sono invece due ponti, quello di contrada Bocca Arena che dista dalla via Rieti, dove sarebbe partito, secondo Battista Della Chiave, il nipote Peppe, che per raggiungerlo occorrono circa 5 minuti ma non si sono mai viste barche ormeggiate sulla costa rocciosa e l’altro ponte è quello sul porto canale dove le barche ci sono ma per raggiungerlo dalla via Rieti occorrono circa 15 minuti con il motorino, considerato anche il traffico. Sembra incredibile come un uomo con il motorino con a bordo la bambina possa attraversare la città, trasportarla su una barca a remi, staccare gli ormeggi e fuggire, senza che nessuno se ne accorga.

L’avvocato Gioacchino Sbacchi, il legale di Anna Corona contesta quanto detto finora dalle varie trasmissioni televisive: «L’accusa echeggiata in tv – dice - come una vera e propria fuga di notizie trasforma una indagine seria in un processo televisivo fatto al di fuori di ogni regola». Sconcertato il penalista di lungo corso che difese Giulio Andreotti, affidando negli anni ’90 il caso alla sua più giovane collaboratrice, Giulia Bongiorno: «Ormai questo processo lo fanno le televisioni e noi dobbiamo apprendere tutto dal pomeriggio alla sera, passando da un canale all’altro...». Non ci sono repliche da parte della Procura diretta da Carmelo Pantaleo al quale Sbacchi si rivolge direttamente: «Presenteremo una istanza per sapere se ci sono iscrizioni. Ma lo faremo ad uffici aperti, secondo le regole, senza tempi televisivi, senza associarci alla vergogna di indagini fatte in tv».

Sull’ipotesi di una vendetta nata in ambito familiare come movente della sparizione si indaga dal primo momento. L’apertura di un fascicolo a Marsala viene data per certa. Anche perché Pantaleo e i suoi sostituti non possono ignorare le accuse echeggiate sempre in Tv da parte di una ex pm di Marsala oggi in servizio in Sardegna, Maria Angioni, intervenuta a «Ore 14» su Raidue: «Dopo tre giorni tutte le persone sottoposte a intercettazioni sapevano di essere sotto controllo. A un certo punto, quando ho avuto la direzione delle indagini, ho fatto finta di smettere di intercettare e poi ho ripreso da capo con forze di polizia diverse, nel disperato tentativo di salvare il salvabile. Un’accusa esplicita alla polizia, al commissariato di Mazara del Vallo e al dirigente che avrebbe avuto allora una relazione, poi sfociata in un matrimonio, con l’amica del cuore di Anna Corona.

Una storia complicata e contorta nella quale è intervenuto anche il predecessore di Pantaleo, l’ex procuratore Alberto Di Pisa, bacchettando l’Angioni: «Dichiarazioni un po’ fantastiche, del tutto prive di fondamento. Bisogna attenersi ai fatti concreti, alla realtà». Ma è proprio Di Pisa, riferendosi ad Anna Corona e alla figlia Jessica, a dire: «Quelle due donne sarebbero state capaci di tutto». Affermazione registrata con sgomento da Sbacchi: «Magistrati in attività e in pensione si sono quindi ridotti a inseguire i talk show per esprimere giudizi fuori dalle regole del loro ufficio?». Un quesito che amplia le polemiche su un caso dove compare infine la lettera anonima di un testimone che il giorno della sparizione avrebbe visto Denise a bordo di una macchina: «Con lei c’erano tre uomini. La bambina piangeva e chiamava la mamma».

Salvatore Giacalone

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