Caltanissetta, povertà: nel fast food a 1 euro cuoco di origine russa cucina per ucraini

Nell’ambito della rete solidale attivata con Open Food.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
19 Aprile 2022 12:00
Caltanissetta, povertà: nel fast food a 1 euro cuoco di origine russa cucina per ucraini

Nel fast food a un euro, attivato a Caltanissetta per dare un pasto ai vecchi e nuovi poveri, nell’ambito della rete solidale attivata con Open Food, hanno fatto ingresso anche donne e bambini ucraini che hanno raggiunto la citta’ nelle scorse settimane.

Tra loro Viktoria Nieghina, l’unica nel gruppo che parla italiano. Ai fornelli, all’Ipab Testasecca di viale della Regione (da dove giungono i pasti) c’e’ Dimitri Ruvolo, giunto in Italia con il fratello quando aveva ancora 6 anni. E’ lui lo chef dell’iniziativa: “Ho cucinato per i cittadini ucraini. A me la guerra non interessa – dice ad AGI – questo e’ il mio lavoro e lo faccio con passione. Sono contentoche mangino cio’ che preparo”. Poi la stretta di mano tra Dimitri e Viktoria perche’ qui a Caltanissetta, sotto la statua del Redentore, non c’e’ differenza di nazionalita’.

I primi pasti a 1 euro sono stati serviti proprio oggi. Un’anziana del centro storico di Caltanissetta si e’ recata fino in via Amari, nel quartiere Santa Petronilla “perche’ mi hanno detto che un pasto costa un euro”. E poi la richiesta di poter portare a casa altre porzioni “perche’ ci sono mia figlia con i miei nipoti, tutti in difficolta’ dopo questo tempo duro di Covid”. Sono 150 pasti in questo pranzo a portata di tutti. Una iniziativa di cui capofila e’ la Croce Rossa italiana.

Le pietanze vengono preparate nelle cucine dell’Ipab Testasecca e poi trasportate all’Equo food. Una vasta partnership che coinvolge non solo le onlus, ma anche Coldiretti Sicilia e Legacoop Sicilia. L’idea del fast food a un euro e’ nata nei mesi scorsi quando nell’attivita’ commerciale di via Amari si e’ presentato un cittadino con difficolta’ economica. Presente anche il sindaco Roberto Gambino: “Con questa iniziativa cerchiamo di venire incontro alle nuove poverta’. Ci sono persone che fino a due anni fa stavano economicamente bene e poi con la pandemia hanno perso il lavoro.

(Fonte il Fatto Nisseno)

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