“Una punta di Sal”. Mazara del Vallo fra evoluzione e involuzione: è ancora “inclita urbs”?
La chiamò “Inclita Urbs” il famoso viaggiatore e geografo arabo Mohamed al – Idrisi. Probabilmente era nato a Ceuta intorno al 1099, anche se una teoria recente identifica le sue origini nella fiorente comunità araba di Mazara del Vallo che oggi è un luogo di un certo modello di sviluppo urbano meridionale. È una città che dispone di un centro storico antico, di origini arabe, che nel tempo è andato degradandosi a causa di fenomeni innanzitutto naturali e poi sociali. Una successione di terremoti in decenni differenti ma poco distanti tra loro, l’emigrazione di molti degli abitanti tradizionali verso il nord o l’estero, l’intensità dello sviluppo edilizio nelle contigue aree rurali a partire dalla fine degli anni settanta, la concentrazione di stranieri nelle vecchie case danneggiate e nei vicoli tortuosi che caratterizzano il cuore del centro storico, hanno decretato, almeno sino all’inizio degli anni duemila, un vistoso decadimento di una parte rilevante della città vecchia.
Nel corso del tempo questo dedalo di vie ha finito col caratterizzarsi in termini di nazionalità e di classe. Non che i mazaresi se ne siano mai davvero andati da esso, benché in parecchi lo abbiano fatto, spaventati dalla reputazione del quartiere e dalla insicurezza che lo ha caratterizzato e, purtroppo, lo caratterizza ancora (soprattutto a causa del traffico di droghe pesanti, di ubriachi molesti e degli scippi). Tuttavia, mentre l’area andava accogliendo un numero sempre crescente di nord-africani, aumentava anche il novero di italiani che, in possesso delle risorse minime necessarie, desideravano andare ad abitare nei nuovi quartieri sorti in periferia o in quelli che andavano rinnovandosi lungo le principali vie di accesso alla città, più omogenei in termini sociali.
Tra gli attori nazionali, dunque, i soggetti che
decidevano di restare nell’area storica erano più spesso quelli che godevano di redditi più bassi, spesso troppo vecchi per andarsene, e i titolari di poche attività commerciali solide e al contempo radicate nel territorio (i quali non erano necessariamente residenti nel quartiere). Questa situazione ha innescato un circolo vizioso per alcuni ma positivo per altri, che ha determinato il bassissimo costo degli affitti, l’abbandono di un numero consistentedi vecchie case, la conseguente inagibilità di un numero significativo di edifici nel quartiere e la progressiva riduzione di servizi pubblici come ad esempio la raccolta dei rifiuti o le disinfestazioni.
Il degrado dell’area ha dunque determinato la possibilità per un crescente numero di lavoratori stranieri di accedere alla casa( talvolta alla proprietà di essa) a prezzi contenutissimi, innalzando la disponibilità dirisparmio, sia pure in presenza di salari ridotti (in media, di sette o ottocento euro perquelli impegnati in attività regolari). Proprio questa caratterizzazione dello spazio urbano concorre a rendere Mazara del Vallo una meta desiderabile per un numero consistente di stranieri, malgrado la precarietà occupazionale e i bassi salari.
E i mazaresi? I mazaresi stanno a guardare tra antiche ricchezze e nuove povertà, hanno un'età media di 39,6 anni e un reddito medio 19.397 euro. Il tasso di disoccupazione è pari al 29,6%. Nel territorio comunale vi sono 17.070 edifici, di cui il 94.3% risulta utilizzato. Il 68.57% della popolazione residente vive in abitazioni di proprietà mentre il 12.97% vive in abitazioni in affitto. Sfrecciano le auto di grossa cilindrata tra i venticinquemila e i quarantamila euro ed anche oltre.
Sembra che i depositi negli 8 sportelli bancari della città (una volta erano 9) superino un miliardo e mezzo (nel 2015 superavano il miliardo), oltre quelli postali e azioni e obbligazioni ben conservati nelle banche anche estere. Nei weekend pizzerie, ristoranti e luoghi di incontri sempre pieni, è una città che si mostra pingue, non sembra che il reddito medio lordo sfiori i ventimila euro, che il tasso di disoccupazione sia di circa il 30% mentre il consumo di droghe leggere e pesanti tra i giovani primeggia in provincia.
La forza lavoro, complessivamente, su circa 50 mila abitanti, non supera le ventimila unità tra dipendenti pubblici e privati. Si dirà: ma c’è il lavoro nero che aiuta epoi ci sono le pensioni dei nonni, dei padri e delle madri. Eppure i mazaresi lamentano sempre che si sta male, che non c’è moneta circolante e giustificano che le auto di grossa cilindrata si pagano (quando si pagano) con lunghi finanziamenti. Ed allora è una città povera o si ostenta ricchezza con abiti alla moda e cure di bellezza di cui non se ne può fare ameno perché bisogna apparire nel cerchio magico? Questo è un bel rebus ma rimane, ben solida, la montagna di moneta depositata nelle banche e negli uffici postali.
Da dove arrivano questi soldi?. Di chi sono questi soldi? Nonostante la profonda crisi che attanaglia il territorio i soldi ci sono e banche e promotori finanziari lo sanno. Probabilmente (mettiamola così) , il dato è il frutto di ricchezze accumulate negli ultimi 20 o 30 anni. Somme accantonate e non investite. Di certo, qualcuno di soldi ne ha molti, non ci tiene a farlo vedere e non investe in attività. Lui è ricco e non è finto. Tiene i suoi soldi fermi nelle banche che, a loro volta, li vanno ad investire al Nord o all’estero.Siamo al gioco dell’oca? Ricordiamo che lo scopo finale del gioco è quello di raggiungere la casella centrale della spirale.
Se la casella di arrivo è occupata dalla pedina di un altro giocatore, la pedina di arrivo ne prende il posto e così il ricco è sempre più ricco! “Inclita Urbs” oggi, si può ancora dire?
Salvatore Giacalone