“Una punta di Sal”. Il quotidiano “miracolo” di Mazara del Vallo

Redazione Prima Pagina Mazara

Ogni giorno, a Mazara, avviene un “miracolo” in un luogo particolare, una piazza, che coinvolge tutta la città. Per i mazaresi è routine, un fatto scontato. Ma non è così in un mondo in cui si parla solo di guerre e di miserie, di morti in mare, di respingimenti, di fughe per la povertà, di gente alla ricerca di nuova vita. Il “miracolo” è la condivisione totale con i musulmani, anche religiosa. Ed il Vescovo Emerito della Diocesi di Mazara, Domenico Mogavero, cita anche il Concilio Vaticano II: “La Chiesa cattolica guarda i musulmani con stima. I cristiani condividono con i musulmani la stessa vita quotidiana, dove la loro presenza non è né nuova né accidentale, ma storica ed arricchente. In un clima di dialogo oggi è necessario passare dalla tolleranza alla libertà religiosa”.

Mazara è un esempio. Anche per le festività profondamente cristiane, come il Natale o la Pasqua, per cinque volte al giorno si diffonde nell’aria un richiamo in arabo. La preghiera cristiana e quella musulmana diventano un eccezionale unicum. Da un lato le campane, a pochi metri di distanza la voce amplificata del muezzin, una persona addetta alla moschea che modula con voce alta e possente, rivolgendosi ai quattro punti cardinali, la formula convenuta per richiamare i fedeli alle cinque preghiere stabilite dal Corano in cinque ore diverse del giorno, che il Parlamento israeliano vorrebbe limitare “per non disturbare la quiete pubblica”.

In città il muezzin si ascolta in qualsiasi punto della città ed accade un evento eccezionale perché il sito della piccola moschea, che si chiama “Ettakwa”, è quasi confinante con l’imponente chiesa barocca di San Francesco. Forse è l'unico luogo, in tutto il resto d'Italia, in cui c'è il richiamo contemporaneo della preghiera musulmana e cattolica. Siamo nella kasbah ove il canto del muezzin si sovrappone con l'omelia cristiana e coinvolge abitanti e passanti. Per qualche minuto Oriente e Occidente sono uniti in una preghiera diversa, fino a confondersi.

Moschea e chiesa, adiacenti l'una all'altra, sono situate nel cuore dell'antico quartiere arabo, in cui si insediarono i primi tunisini e dove continuano a vivere. Al suo interno i migranti provenienti dal Nord Africa, ritornano a riappropriarsi di luoghi nei quali riconoscono parte della loro cultura, dei loro stili di vita. Qui trova luogo la materializzazione della contrapposizione ideologica, ma anche della “pacifica convivenza” tra cristianesimo e islamismo. L’esempio è appunto la piazza San Francesco, nella quale si affaccia una delle chiese barocche più belle della città con l’adiacente convento accanto alla piccola sala di preghiera musulmana.

In questo luogo le spiritualità cristiana e musulmana di fatto quotidianamente si sovrappongono e confondono le loro sonorità e le loro ritualità durante le celebrazioni delle rispettive liturgie. Nella liturgia islamica, il muezzin, anticamente chiamato “talacimanno”, serve a ricordare l'obbligo di effettuare validamente la preghiera islamica. A pochi metri di distanza, all’interno di una monumentalità unica del barocco siciliano, come la chiesa San Francesco, il prete richiama i propri fedeli alla preghiera cristiana.

Nell’aria si diffonde la musica del muezzin ed entra anche nella chiesa, cattolici ed islamici uniti attraverso suoni e parole. Sembra fantasia, irrealtà, eppure in questo luogo accade una sorta di miracolo che arricchisce tunisini e mazaresi e potrebbe essere d’esempio nei tavoli della politica che conta, non solo italiana. Moschea e chiesa quella di San Francesco adiacenti l’una all’altra (vedi foto da noi scattata questa mattina in via San Fran Francesco). E' una particolarità di Mazara.

È l’unico luogo in cui c’è il richiamo alla preghiera. E con una preghiera per la pace dei popoli nel cuore della casbah, si leva ogni anno, un messaggio di fratellanza, unità, pace, dialogo e cooperazione, in occasione del Blue Sea Land. A recitare l’invocazione rotariana sono i rappresentanti delle grandi religioni monoteiste nella spianata compresa tra la Chiesa S. Francesco e la Moschea Ettakwa di Mazara, quella che è divenuta la “piazza blu”, la piazza del dialogo interreligioso e interculturale, così come l’ha denominata il compianto Giovanni Tumbiolo fondatore del Distretto della Pesca e Crescita Blu ed ideatore della manifestazione Blue Sea Land.

Tra i mazaresi c'è chi parla dei maghrebini in termini di “arricchimento umano” come Melania, 28 anni, che ha deciso di legarsi sentimentalmente a uno di loro, sposati con rito civile al Comune di Mazara, divisi soltanto nella preghiera. Lei si rivolge a Cristo, lui invoca Maometto nella loro casa dove le parole del muezzin entrano e sono ben accolte, uniscono moglie e marito, se pur distanti nella preghiera e nelle riflessioni. Mazara continua a essere laboratorio urbano plurietnico. Ancora in fase embrionale, forse, ma con caratteristiche per diventare centro del dialogo interculturale. Su questo tema si sono fatti, comunque, passi da gigante, da oltre 50 anni a questa parte, quando avvenne il ritorno degli arabi a Mazara.

Salvatore Giacalone