“Una punta di Sal”. I femminicidi di Mazara del Vallo tra passato e presente

Redazione Prima Pagina Mazara

Una giornata tutta dedicata al maltrattamento fisico e psicologico che molte donne nel mondo subiscono. E’ martedì prossimo, 25 novembre. Una violenza senza parole. Dall’intenzione di fare del male o terrorizzare ad attacchi verbali e minacce, dall’imposizione di pratiche sessuali indesiderate all’accesso alle finanze familiari passando per il più noto stalking, senza contare la pedofilia, la tratta, le mutilazioni genitali, lo stupro di guerra: la violenza sulle donne ha mille sfaccettature, mille sbavature di un buio pesto in cui nessuna donna dovrebbe mai incappare.

L’Istat ci dice che solo in Italia 6 milioni 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che sono state vittime di stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri. Femminicidi e vittime di violenze sulle donne anche a Mazara del Vallo.

L’ultima Marisa Leo, era originaria di Salemi e dipendente delle cantine “Colomba Bianca” di Mazara dove si occupava di marketing. A ucciderla Angelo Reina, 42 anni, che gestiva un vivaio di famiglia nelle campagne del marsalese. Madre di una bambina avuta dall'ex compagno, la 39enne era molto sensibile al tema della violenza di genere. Nel 2021, in occasione della Giornata Internazionale delle Donne, aveva pubblicato su Facebook un video insieme alle altre dipendenti dell'azienda per dare voce allo slogan "Non una di meno" contro la violenza di genere. Nel 2019 aveva partecipato a una campagna contro la violenza di genere promossa dall'associazione “Le Donne del Vino Sicilia” per il progetto "Tu non sei sola".

Il marito, Angelo Reina, si è suicidato. Altro episodio. Ricercato per il duplice omicidio di Angelo Cannavò e Rita Decina, consumato a Mazara del Vallo il 5 agosto 2016 è stato trovato dai poliziotti senza vita. Si tratta di un tunisino di 34 anni suicidatosi nella sua abitazione in contrada Ranna, a Marsala. I sospetti della polizia si sono concentrati sul tunisino dopo che, a casa della coppia, è stato sequestrato un tablet con la scheda sim intestata a lui. La stessa vittima, Rita Decina, ha cercato, poco prima di morire, di scrivere col sangue il nome dell'assassino, ma le lettere sono rimaste incomplete e abbozzate, probabilmente per il venir meno delle forze.

Un altro elemento, che ha portato la Polizia a Ben Saada Ouajidi, sono state le riprese di alcune telecamere di sorveglianza.. Dalla ricostruzione dei fatti dovrebbe esserci stata una lite fra il tunisino e Cannavò a cui avrebbe assistito Rita Decina, uccisa in un secondo momento da Ben Saada Ouajidi, mentre cercava di fuggire per le scale. La donna ha cercato di difendersi con forza ma è stata colpita più volte.

Un altro caso di femminicidio a Mazara. Rosalia Garofalo, 52 anni, è stata uccisa dal marito 53enne Vincenzo Frasillo, con cui viveva, nella notte fra il 29 e il 30 gennaio del 2020. Picchiata per tre giorni, quando la polizia e l’ambulanza sono arrivati sul posto la donna era già morta. Rosalia Garofalo aveva già denunciato il marito per maltrattamenti, ma in almeno due occasioni aveva deciso di ritirare le accuse.

Un tuffo nel passato, nel periodo dell’Inquisizione, istituita in Sicilia nel 1513 per punire le eresie e le apostasie, cioè di alto tradimento contro l’Impero. Il processo più clamoroso che turbò molto la cittadinanza fu quello del 1515 quando furono tratte in arresto quattro donne di ricca e distinta famiglia con il pericolo di vedere esteso il grave provvedimento a molte altre persone della migliore società. In quel tempo, come oggi, non mancarono le lotte di giurisdizione tra inquisitore e autorità civile e non mancarono le lotte intestine.

Molte le condanne al rogo pronunziate dal “Santo Ufficio” ove Mazara, come ricorda nel suo libro lo storico Filippo Napoli, diede il suo contributo con ben undici cittadini mazaresi, sette donne e quattro uomini, accusati tutti quali “neofiti giudaizzanti”, cioè sorretti della decisione di una nuova ideologia, furono condannati ad essere bruciati vivi. Le cinque donne bruciate vive sul rogo di piazza Marina a Palermo furono: Antonia Romano, neofita, il 29 settembre del 1513, Giacoma Greco, nata cristiana, che si era data a riti giudaici, l’8 luglio 1520, Angela Maccagnone, neofita, il 20 settembre 1525, Sicilia Manuele, neofita il 25 settembre 1525, Angela Marangona il 9 settembre del 1525.

Altre morirono in carcere, tra loro anche alcuni uomini.

FEMMINICIDI. I Dati del 2024. In base agli ultimi dati del Ministero dell'Interno, tra il 1 gennaio e il 20 ottobre 2024 si sono registrati 89 femminicidi. Come riporta l'ANSA, di queste vittime, 77 sono state uccise in ambito affettivo o familiare e tra queste, 48 hanno trovato la morte per mano del partner o dell'ex partner. I dati rivelano un cambiamento dell'età delle vittime di femminicidi, mostrando che circa una vittima su cinque questo anno è over 70, uccise dai rispettivi coniugi o compagni dopo lunghi matrimoni o convivenze. L'Osservatorio Femminicidi Lesbicidi Transcidi (FLT) di “Non Una Di Meno”, invece, ne conta 104 fino all'8 novembre 2024.

Salvatore Giacalone

AVVERTENZE Il Dipartimento per le Pari Opportunità ha attivato il numero 1522 con lo scopo di contrastare la violenza intra ed extra familiare a danno delle donne e offrire sostegno alle vittime di stalking. Il numero è attivo 24 ore su 24, ogni giorno dell'anno e accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente.