“Una punta di Sal”. Giuseppe Grassa, un eroe mazarese
Morire a 29 anni. E’ un eroe mazarese. Si chiamava Giuseppe Grassa e in città c’è l’Istituto Comprensivo di via Luigi Vaccara, intitolato proprio al giovane pilota primatista che perse la vita nel tragico incidente durante il raid Roma-Tokio del 1920. È deceduto il giorno 11 aprile 1920 a Bushir, nel Golfo Persico con il comandante Mario Ugo Gordesco. E’ stato ricordato lo scorso 30 marzo dall’Istituto con la manifestazione “Alzarsi in volo per seguire i sogni”, una tre giorni intensi con la partecipazione di studiosi, ricercatori, storici, studenti, che hanno offerto un contributo essenziale per questo giovane mazarese in occasione della celebrazione dei 100 anni dell’Aereonautica Militare.
E proprio Giuseppe Grassa contribuì a gettare le basi della moderna Aeronautica italiana, legando indissolubilmente il proprio nome agli agilissimi S.V.A.9 Ansaldo di cui era stato collaudatore. Uno studioso e un giovane ricco di avventura Giuseppe Grassa. La sua passione era volare. Non a caso il logo dell’Istituto Comprensivo “Giuseppe Grassa” raffigura proprio uno dei velivoli da lui pilotati, levato in volo. A 104 anni dal raid Torino-Barcellona del 12 maggio 1919, compiuto in quattro ore con Mario Stoppani per partecipare all'inaugurazione dell'Esposizione Mondiale dell'Aviazione, primato che assicurò la partecipazione di Giuseppe Grassa alla trasvolata Roma-Tokyo dell’anno successivo, l’Istituto Comprensivo ha assunto l’onere della ricerca storica per tenere desta e tramandare la memoria di questo illustre mazarese. E’ una bella e tragica storia quella di Giuseppe Grassa e la sua biografia racconta che “rimane una delle più belle ed epiche imprese dell’Aereonautica di tutti i tempi”.
Pochi mazaresi conoscono la storia di giovane pilota e la dirigente dell’Istituto, Mariella Misuraca, ha fatto un lavoro ammirevole per portare alla luce anche i particolari di quell’impresa che nacque da un sogno visionario del poeta soldato Gabriele D’Annunzio il quale aveva concepito il progetto di un raid aereo Roma-Tokyo che avrebbe coinvolto i compagni aviatori con cui, durante la Grande Guerra, aveva contratto vincoli di amicizia nel campo di San Pelagio. D’Annunzio, che non aveva mai conseguito il brevetto di volo, inizialmente aveva pensato di prendere parte alla crociera sportiva a tappe, ma successivamente aveva dovuto abbandonare tale proposito perché impegnato nell’impresa fiumana.
L’idea della trasvolata venne propagandata nel 1919 come parte integrante dei festeggiamenti per la vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale e nell’immaginario dannunziano avrebbe dovuto unire due Nazioni, l’Italia e il Giappone che avevano combattuto come alleate e suggellare un’antica amicizia. Da questo punto di vista, in ambiente nipponico, fu determinante l’apporto del poeta Harukichi Shimoi, anglista, traduttore e dantista, che insegnava presso l’Università Orientale di Napoli e che, nel 1918, si era arruolato come volontario nell’esercito italiano, acquistando una fama leggendaria.
Passavano i giorni e le discussioni non mancavano, l’impresa però non poteva più attendere e l’11 marzo 1920, dall’aeroporto di Centocelle decolla una squadriglia di cinque S.V.A.9 al comando del Capitano Mario Ugo Gordesco. Il Tenente Giuseppe Grassa è il suo pilota. A salutare la squadriglia in partenza per l’impresa straordinaria accorse una folla plaudente di autorità civili e militari. Il padre di Grassa, per testimonianza raccolta da Agatina Grassa, cugina del pilota, conscio dei pericoli della trasvolata, nei giorni antecedenti la partenza si era recato dalla Sicilia a Roma nel vano tentativo di dissuadere il figlio dall’impresa.
Non ci fu nulla da fare. Giuseppe Grassa voleva che ciò che era valutato da molti “impossibile” diventasse “possibile”. Il velivolo precipitò l’11 aprile 1920 nel Campo di Bushir, a 50 Km da Bassora, durante il raid Roma-Tokio.
Nei tre giorni di studio si è voluto offrire agli studenti, agli insegnanti e a quanti si appassionano alla storia nella prospettiva di una valorizzazione globale dell’identità siciliana, i documenti utili per poter ricostruire la vicenda umana del pilota mazarese e per disporre, nel contempo, di un significativo repertorio fotografico di Giuseppe Grassa documentato nella mostra sull’illustre concittadino. Il Centenario dell’Aeronautica è stata l’occasione, tra l’altro, per trasformare l’Istituto in luogo d’incontro fra gli allievi e prestigiose realtà del territorio, fra il presente delle nuove generazioni e l’eredità di quelle passate.
In tal senso, l’Istituto si è pregiato della presenza del comandante del 37° Stormo di Birgi, Col. Pilota Daniele Donati e del presidente dei Sottufficiali, Graduati e Militari di Truppa, Primo Luogotenente Giampiero Mondino, dell’assessore comunale Teresa Diadema, del presidente dell’Accademia Selinuntina, don Pietro Pisciotta, e del vicepresidente, arch. Mario Tumbiolo, che ha ripercorso in un excursus le eccellenze che hanno dato lustro a Mazara. La prof.ssa Paola La Melia, ha delineato la vicenda biografica e umana del pilota, mentre i giovani allievi hanno ripercorso l’impresa visionaria del raid Roma-Tokyo e impersonato l’audace aviatore che, a costo della vita, ha creduto in un sogno che da lì a breve sarebbe diventato realtà.
Durante la cerimonia sono stati inaugurati il busto di Giuseppe Grassa (vedi foto di copertina), realizzato dall’artista mazarese Enzo Santostefano, donato all’Istituto dalla sig.ra Daniela Santostefano, figlia dell’artista e la mostra sulla storia dell’aviazione italiana, curata dal saggista-storico Alessandro Romey dell’Accademia Selinuntina, ricca e preziosa collezione di riviste dell’epoca, documenti e foto. La dirigente, dott.ssa Mariella Misuraca, ha concluso l’evento con lo sprone per i suoi giovani allievi a credere e a seguire i propri sogni.
Salvatore Giacalone