“Una punta di Sal”. Cambiare casacca? mai. “fidati! vota per me”

Redazione Prima Pagina Mazara

Fughe in avanti. Quale è il significato? Nel dizionario italiano De Mauro è scritto che “nel linguaggio politico e giornalistico, tattica o comportamento consiste nel proporsi mete lontane e spesso irraggiungibili perché non si è in grado di risolvere i problemi immediati”. Le fughe in avanti in politica ci sono sempre state e sempre ci saranno, come il trasformismo. E' una pratica politica che indica storicamente il passaggio dai tradizionali schieramenti di partiti di Destra e di Sinistra, a nuove maggioranze parlamentari miste.

Il "creatore" del trasformismo fu Antonio Depretis, nove volte Presidente del Consiglio italiano tra il 1876 e il 1887. Leader della Sinistra Storica, salita al potere dopo 15 anni di Governo della Destra, Depretis seppe intercettare il disagio popolare, ma anche le esigenze dei ceti più produttivi del Paese. E se il suo primo governo era formato solo da forze di sinistra, il premier non esitò ad accogliere gli esponenti più progressisti della Destra, dando vita a un nuovo schieramento centrista e moderato.

Con Depretis cadevano le barriere tra destra e sinistra e si andava verso governi a partecipazione mista, con l'obiettivo di attuare programmi riformisti e spegnere le istanze più radicali. In senso più ampio per trasformismo si intende un comportamento privo di coerenza ideale e proiettato solo a perseguire immediati interessi particolari al punto da stringere alleanze con chiunque sia idoneo a consentire il conseguimento dell'obiettivo prefissato. In sostanza: cambiare colore politico? Ormai è usuale.

Si avvicinano le elezioni, quelle Amministrative in cui sarà presente il Comune di Mazara e quelle Europee. Come si presenteranno i partiti e, nel caso delle amministrative, anche le liste civiche? Bisogna però stare attenti perché a volte si registra un fenomeno per cui una forza politica o un singolo individuo cambiano idea e colore da un giorno all’altro, per convenienza, calcolo o illuminazione spirituale. E si capovolgono le pseudo alleanze preparate. Succederà anche per le Amministrative di Mazara? E’ probabile.

E’ sufficiente che un piccolo gruppo di deputati in Parlamento cambi casacca per influenzare in modo decisivo la politica nazionale, in modi non sempre chiari al grande pubblico. Va detto: non è che negli altri sistemi politici il trasformismo non esiste - semplicemente, può essere meno evidente; così come va detto che la capacità di cambiare idea o posizione può essere costruttivo, una prova di maturità politica o personale. Negli oltre 150 anni di storia italiana moderna, però, si sono visti alcuni ribaltoni oggettivamente importanti o divertenti.

Non sono mancati e non mancano a Mazara, specialmente in questi ultimi anni con le liste civiche che si presentano numerose ad ogni elezione amministrativa comunale. Un candidato viene eletto nella sua lista civica ma dopo qualche mese passa ad un altro raggruppamento ed alla fine della consiliatura avrà cambiato casacca due-tre volte. Non cade mai il sindaco perché eletto dal popolo ma il trasformismo determina, in Consiglio comunale, dibattiti, a volte, inconcludenti magari davanti a qualche telecamera con dichiarazioni barbose chemotivano magari la scelta.

Il collega Francesco Mezzapelle, in un articolo pubblicato qualche giorno fa su Prima Pagina Mazara, ci dice che alla Presidenza del Consiglio comunale di Mazara, risultano iscritti soltanto 4 gruppi politici ma vi sono ben 10 consiglieri che affollano il gruppo misto, cioè da quando si è votato nel 2019 la geografia politica del consiglio è totalmente cambiata o quasi perché oggi i gruppi “sopravvissuti” sono soltanto due. Certo, tutto il mondo è Paese ma al cittadino che ha votato per il candidato di una lista o di un partito, ritrovarlo dopo qualche mese o anno, militare sotto un’altra bandiera, dà non solo fastidio ma di essersi sbagliato sul tipo di uomo o di donna sui quali ha investito le sue simpatie, le sue idee, la sua fiducia.

Certo la pratica del trasformismo non è di oggi e nemmeno di ieri, partiamo da lontano, da quando l’Italia nemmeno esisteva - esisteva però il Regno di Sardegna, che di lì a qualche anno unificherà il Paese, governato dal Primo ministro Camillo Cavour. Oggi Cavour viene ricordato, con buone ragioni, come uno dei padri della patria, ma pochi sanno che arrivò al potere attraverso un atto di trasformismo politico estremamente raffinato. 1852: Cavour Benso Conte di Cavour fa parte del governo di centrodestra, presieduto da Massimo D’Azeglio, come ministro dell’Economia.

Una posizione che non gli basta. Decide quindi di appoggiarsi al centrosinistra per destabilizzare il governo, facendo leva sull’opinione pubblica liberale che teme un irrigidimento delle libertà civili e di stampa. Il governo D’Azeglio, grazie a questa manovra, cade nell’aprile 1852; viene imbastito un nuovo esecutivo, un governicchio, della durata di soli sei mesi. Nel novembre dello stesso anno Cavour diventa finalmente capo del governo, posizione che ricoprirà fino alla morte, nel 1861. E gli esempi potrebbero continuare fino ai nostri giorni, sia Roma, che a Palermo e a Mazara.

E’ chiaro però che qualsiasi sistema politico deve essere animato da partiti e uomini politici all’altezza: e quelli italiani non sempre lo sono stati. Parliamo di uomini di partito e non di candidati nelle liste civiche, che sono lontani dalla politica attiva. “Fidarsi è bene” ma come dice il proverbio a volte “non fidarsi è meglio”.

Salvatore Giacalone