Ultime della sera. A Francesca da Rimini

Redazione Prima Pagina Mazara

<< Quali colombe dal disio chiamate con l'ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l'aere, dal voler portate; cotali uscir de la schiera ov' è Dido, a noi venendo per l'aere maligno, sì forte fu l'affettüoso grido.>> …… <<Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona.>>   Cara Francesca, questi versi, fra i più celebri della Divina Commedia, introducono il tuo incontro con Dante e Virgilio nel secondo girone infernale, dove si trovano le anime dei lussuriosi, anime che in vita si sono lasciate sopraffare dalle passioni.

E’ lì che il sommo poeta,  tuo contemporaneo , ha pensato di collocare te e Paolo Malatesta, anime dannate a causa dell’amore adultero . Ho sempre pensato che nella tua  collocazione tra i lussuriosi non ci fosse niente di straordinario e  che tale scelta fosse nata da un giudizio scontato . Invece Dante non si è limitato a giudicarti. Si è distinto dagli uomini del suo tempo, facendo emergere una vicenda che doveva restare sepolta, insieme ai corpi assassinati. La tua storia e quella di chi ti ha tolto la vita è tornata alla ribalta  nonostante gli sforzi delle due famiglie di coprire tutto col silenzio.

Grazie a lui e ai poeti che si sono ispirati alla Commedia, la tua vicenda è giunta fino a noi, regalandoci qualcosa di unico , come un raggio di sole che, sgomitando tra grigie nubi, riesce a raggiungere la terra. Dante ci racconta di te e lo fa con immensa tenerezza e commozione. E anche noi non possiamo esimerci dal provare un profondo turbamento per la tua storia d’amore. Ma chi eri tu, Francesca ? E perché per te l’amore è arrivato in un involucro unico e indissolubile con la morte? Nel XIII secolo era abbastanza naturale sposarsi per motivi politici ed economici.

Era altrettanto naturale che il marito considerasse la moglie una sua proprietà.  La prima parte della tua storia si inserisce in quella che doveva essere la vita delle giovani fanciulle appartenenti a nobili casate. Tra la famiglia dei Da Polenta, di cui facevi parte, e quella dei Malatesta nacque un accordo matrimoniale, che prevedeva le nozze tra te e Giovanni Malatesta, detto Gianciotto. Anche se l’accaduto non è confermato da fonti storiche, sembra che , dato l’aspetto poco gradevole dello sposo, al momento del matrimonio ci fosse proprio il fratello Paolo e che il matrimonio quindi avvenne per procura.

Forse fu proprio quello il momento in cui nacque l’amore tra voi. Non è difficile pensare al conflitto, ai dubbi che ti avranno tormentato prima di spalancare la porta al sentimento che sentivi diventare sempre più forte. Sarai stata consapevole del rischio che correvi. Ma alla fine hai fatto la tua scelta e purtroppo la tua vita fu spezzata insieme alla tua storia d’amore. Sai, mi vengono in mente  tante  vite che trascorrono infelici il loro tempo, inseguite da errori e fallimenti. E’ il dramma umano che si consuma nell’eterna lotta tra il bene e il male, tra ragione e passione, istinto e sentimento.

Tale dramma si acuisce nei casi in cui anche il sentimento più nobile come l’amore può tramutarsi in distruzione  e tragedia. E’ superfluo in queste circostanze stabilire quanto sia  il frutto di scelte compiute o di un destino che nessuno di noi può modificare. Se è il destino a metterci contro il muro e chiederci di sacrificare la voglia di vivere e di amare o se ci creiamo da soli il dramma dell’esistenza. Tu, mia cara, non avevi colpa per aver sposato un uomo che non amavi perché non ti era stata offerta  nessuna possibilità di scegliere.

Allo stesso modo, non hai potuto scegliere di chi innamorarti, perché  l’amore non nasce dalla volontà. Possiamo affermare che è impossibile decidere  quali sentimenti provare, ma abbiamo la responsabilità del cosa fare con i sentimenti vissuti. Praticamente non abbiamo responsabilità per le emozioni che nascono dentro di noi,  ma per le azioni che ad esse sono connesse.  Se siamo tristi, non possiamo controllare la tristezza, ma possiamo trattenere le lacrime. Il senso è un po’ questo.  Dante riconosce in te la fragilità umana e la  tua storia  lo commuove così tanto che egli cerca in tutti i modi una giustificazione per quello che è avvenuto.

L’uomo ha in sé il desiderio invincibile di bene, di grandezza, di felicità. Ma c’è un punto in cui vivendo l’amore che è l’essenza stessa dell’essere invece di salvarci ci perdiamo. C’è un momento preciso in cui la ragione viene mandata via. Tutto soccombe al desiderio. E torniamo ad emozionarci quando racconti   il momento dell’abbandono ,  il momento in cui l’amore tra te e Paolo si manifesta  con un bacio, dapprima letto e sognato, poi atteso. Infine dato.  E lì, ci fermiamo.

Non ci sono spiegazioni o commenti che possono essere forieri di verità Nel chiederti di raccontare Dante interpreta la nostra curiosità, il nostro chiederci “perché”.  Vogliamo indagare nei tuoi sentimenti più intimi e capire cosa avviene esattamente nell’animo umano quando decide di seguire una forte passione. Resterà sempre un mistero perché neanche chi vive personalmente una tale vittoria del sentimento può spiegarlo in modo razionale. Possiamo condannarti per il tuo tradimento, possiamo osannarti per il tuo coraggio, per non aver rinunciato ad un amore impossibile.

Possiamo invece provare compassione per te perché hai pagato con la morte la voglia di vivere. Possiamo  semplicemente raccontare la tua storia, scoprire te in noi e noi in te.   Josepha Billardello