Le nostre vite nel periodo del coronavirus. Il racconto di cinque liceali mazaresi

Redazione Prima Pagina Mazara

Cinque anni fa le vite di ognuno di noi sono cambiate drasticamente: abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini per adattarci ad una realtà ben lontana dalla nostra quotidianità. Era il gennaio 2020, quando arrivò in Italia la notizia di un’emergenza internazionale causata dalla pandemia del Covid-19. All’inizio era stata sottovalutata la gravità della situazione, ma a seguito della chiusura delle scuole e dei locali, dell’impossibilità di vedere i propri cari per molto tempo, unita al timore di perderli, si è compreso che le circostanze fossero più serie di quello che pensassimo. Durante questo periodo, forte era la speranza nei cuori delle persone: numerosa era la gente che cantava in balcone con i propri vicini così da scambiarsi solidarietà, seppur da lontano; molte erano le famiglie a condividere ottimismo mediante la realizzazione di cartelloni ricchi di colore, come a contrastare la grigia atmosfera che aleggiava.

Negli anni del Coronavirus, ho sentito molto la vicinanza della mia famiglia, in particolare dei miei nonni, con i quali ho speso intere giornate a causa del lavoro a tempo pieno di mia madre come medico. Erano, infatti, proprio i miei nonni a distrarre me e mia sorella dagli incombenti rischi che mia madre correva ogni giorno, cucinando biscotti e facendo giochi da tavolo, consolidando il nostro rapporto. Il ricordo più vivido che mi è rimasto di questo periodo è sicuramente il Santo Rosario di Lourdes in onda tutti i pomeriggi alle diciotto e seguito quotidianamente da mia nonna, la cui cristianità trascinava ogni volta anche me. Oggi, purtroppo, queste meravigliose abitudini, a causa della rinnovata frenesia d’ogni giorno, sono state perse, ma rivivere quei momenti di vicinanza anche solo con la memoria, mi scalda il cuore.” (Giulia Pizzo, 16 anni, Liceo Scientifico “Adria-Ballatore”).

L’avvento della pandemia ha avuto un impatto alquanto brusco su di me, abituata a vivere circondata da tante persone ogni giorno. Il virus ha alterato molti dei miei rapporti sociali, ma ha rafforzato il legame che tutt’oggi sussiste con la mia famiglia. Passavo le giornate ad inventare nuove ricette con mia madre e a visionare numerose serie tv insieme a mio padre, trascorrendo anche gran parte del tempo insieme a mio fratello, che ha colmato quella lacuna creatasi a causa della mancanza dei miei amici. Anche i miei nonni sono stati un pilastro fondamentale di quel periodo che ci ha visti estremamente preoccupati per la loro già cagionevole salute. Tuttavia, nonostante abbia apprezzato questi intimi momenti familiari, mi sono sentita molto sollevata quando le nostre vite sono tornate alla normalità.” (Lorenza Sacco, 16 anni, Liceo Scientifico “Adria-Ballatore”).

Il Covid-19 ha lasciato in me alcuni momenti piacevolmente passati con la mia famiglia; ricordo che preparavamo insieme la pizza o guardavamo un film tutte le sere: erano attimi molto spensierati e felici, i quali erano riusciti a farmi dimenticare per qualche istante cosa stava succedendo nel resto del mondo. Ogni tanto ripenso alla me di quel periodo, molto ansiosa, triste e preoccupata, soprattutto quando all'ora di pranzo o di cena i miei genitori accendevano la televisione per ascoltare le notizie, le quali spesso annunciavano morti o nuovi infetti. Tutto ciò mi rattristava molto, avevo il timore che si potessero ammalare i miei nonni, timore che era acuito dalla difficoltà nel sentirci e vederci, che mi faceva stare molto in pensiero per loro. A distanza di cinque anni devo dire che questa esperienza mi ha segnata molto, incrementando la mia ansia” (Giorgia Donzella, 16 anni, Liceo Linguistico “Adria-Ballatore”).

Nel corso della pandemia ho sentito molto il distacco con la realtà, io ed i miei cari, come tutti gli altri, ci siamo ritrovati rinchiusi nelle nostre abitazioni senza avere più la possibilità di uscire. Mi ricordo che durante questo periodo passavo molto del mio tempo a cucinare con mia mamma, soprattutto dolci, facevamo merenda tutti insieme e guardavamo molti film seduti sul divano. I miei pomeriggi li passavo anche con gli amici, giocando in videochiamata a dei giochi che andavano di moda in quel periodo.

Ricordo le video-lezioni, fu molto strano, non mi ero mai approcciata in questo modo ai professori e ai compagni. Ricordo le lezioni perse a causa dei finti problemi tecnici, le interrogazioni saltate e le verifiche copiate, ricordo particolarmente i lavori di arte infiniti che mandavamo su classroom. Questo periodo mi ha fatto capire l’importanza della famiglia e delle relazioni umane che prima davo per scontate. Al giorno d’oggi sono grata per i momenti trascorsi con amici e famiglia ma non vorrei rivivere più la paura del virus.” (Giada Rausa, 16 anni, Liceo Scientifico “Adria-Ballatore”).

La pandemia ha creato distacchi tra me e i miei parenti, d'altronde non potevamo vederci e per me non fu un bel periodo. Sentivo molto la mancanza dei miei cari e dei miei amici, delle loro risate e dei loro abbracci, anche se la mia famiglia rallegrava lo stesso le mie giornate. Ci aiutavano a vicenda, facendoci forza e creando cartelloni con la scritta "andrà tutto bene" per far capire che prima o poi saremmo ritornati a vederci. Grazie ad internet potevamo sentirci con videochiamate per ascoltare la loro voce. È stato un anno difficile ma ormai è passato." (Gaia Capizzo, 16 anni, Liceo Linguistico “Adria-Ballatore”).

Tutte quante (in foto da sx: Giorgia Donzella, Giada Rausa, Gaia Capizzo, Lorenza Sacco e Giulia Pizzo) oggi ci chiediamo: cosa ci è rimasto di quel periodo? Diverse sono le domande che ci poniamo, ma soprattutto persiste un grande interrogativo: “l’emergenza covid-19 ha migliorato o peggiorato il nostro modo di rapportarci con gli altri e con l’ambiente che ci circonda? Il genere umano è migliorato o è peggiorato? I fatti accaduti nel nostro Paese e nel Mondo in questi anni ci portano a pensare che vi sia stato un generale peggioramento…Di quel periodo, al giorno d’oggi, rimangono forse soltanto gli adesivi, ancora appesi alle vetrine dei locali, che invitavano a mantenere le distanze o ad esporre il green pass, promemoria incancellabili di uno dei momenti più significativi della storia dell’umanità la quale, purtroppo, tende a dimenticare…