La cultura in una città che si arrangia da sola. Giacomo Di Girolamo ospite della libreria Lettera 22 presenta il suo ultimo libro

Redazione Prima Pagina Mazara

Anche questa estate mazarese sta volgendo al termine, e, da ciò che si percepisce, verrà ricordata come l'estate della desolazione in centro (animata, per verità di cronaca, dal caotico, folkloristico e un po' pacchiano trenino) . Se si esclude la festa del pane di Costiera, patrocinata in parte dall'amministrazione, e comunque lontana dal centro cittadino e poco accessibile ai turisti, è andato ai privati e alle associazioni il compito, sicuramente non facile ma lodevole, di intrattenere i cittadini con delle rassegne artistico -cultuali che hanno spesso coniugato lo spettacolo, l'arte e la cultura con la promozione enogastronomica del territorio.

Eppure, tanti comuni hanno aggirato l'annoso problema della mancanza di fondi con eventi a costo zero, che hanno consentito la promozione della lettura e di autori del nostro territorio e la contemporanea valorizzazione di luoghi di interesse storico e artistico delle città, attraverso delle rassegne letterarie che hanno riscontrato notevole interesse e partecipazione tra i cittadini.

A Mazara è stata la libreria lettera 22 a farsi carico di iniziative di questo tipo. Dopo il primo incontro con la scrittrice Simonetta Agnello Hornby, il secondo autore ospitato è stato Giacomo Di Girolamo. Un incontro molto illuminante e vivace, grazie anche alla verve e alla capacità comunicativa del giornalista marsalese.

Risale al 2011 il suo primo libro, “L'invisibile”, in cui l'autore si rivolgeva direttamente, chiamandolo per nome e dandogli del tu, all'ultimo padrino di cosa nostra, ancora latitante, Matteo Messina Denaro. Da allora non smette mai di parlargli, tutte le mattine, e di cercarlo.

” Dove sei, Matteo?”, gli chiede tutti i santi giorni, dai microfoni di radio rmc 101

A Mazara viene a presentare la sua ultima fatica, “Contro l'antimafia.” Un titolo che già rivela il peso del suo contenuto, una denuncia ben precisa, che suona come una resa. Perchè dopo una vita trascorsa a tuonare contro la mafia, adesso se la prende con l'antimafia. E francamente, non so per cosa ci vuole più coraggio.

“Contro l'antimafia” è un libro coraggioso, che scardina, ad una una, tutte le certezze che abbiamo accumulato in anni di militanza antimafia, di battaglie, di lotte, di cortei e di convegni, di celebrazioni e di commemorazioni. E' un libro che è un pugno nello stomaco, che insinua il dubbio, che elenca tutte le sconfitte, che ci pone di fronte ad un colossale fallimento, il fallimento dell'antimafia..L'antimafia ormai autoreferenziale e ripiegata su se stessa che vive di rituali e di calendari, di processioni, di commemorazioni, di confische e gestioni fallimentari - nelle migliori delle ipotesi, criminali nelle peggiori - di santificazioni e di gesti ridondanti e infiniti, ripetuti fino allo stremo.

Parla per quasi un'ora, con quella passione che lo ha sempre contraddistinto, davanti ad un pubblico attento e incuriosito, ma amareggiato e consapevole di fronte ad realtà ormai difficile da celare.

E allora, eccoli elencati, uno dopo l'altro, i rituali in cui ci siamo crogiolati in questi anni, certi di essere dalla parte giusta. I finanziamenti a pioggia alle scuole per i progetti sulla legalità, gli insegnanti poco qualificati che confondono l'antimafia con l'educazione, il prete antimafia, il giornalista antimafia, e poi il magistrato, i parenti delle vittime, le associazioni antimafia , l'avvocato di parte civile che sull'antimafia costruisce la propria carriera.

Anche in questo libro, come il primo, si rivolge a Matteo Messina Denaro. Però questa volta il tono è diverso, è è stanco, disilluso, amareggiato, è la resa : “Matteo, dove abbiamo sbagliato? “, è la domanda, stavolta.

Giacomo Di Girolamo non è solo un bravo giornalista, un giornalista d'inchiesta, uno di quei giornalisti all'antica, che le notizie se le va a cercare in strada, tra la gente, nei luoghi più impensabili, con la penna e il taccuino sempre in mano, è anche un bravo scrittore. E questo libro è scritto bene, con quella scrittura asciutta, senza fronzoli, bella, piacevole, che va all'essenza delle cose, senza retorica.

E' il suo libro più bello, più vero, perchè c'è tanto di lui, stavolta. Glielo faccio notare, conferma.

“ E' vero - dice- anche per me è così, perchè è il più autobiografico”

Si parla di paura, e di coraggio. Qualcuno tra il pubblico gli chiede come si vive ad aver paura, e il coraggio che ci vuole non solo per affrontare le minacce, le intimidazioni, le querele e le richieste di risarcimento, ma anchela vita che cambia nelle piccole cose, la quotidianità stravolta, la gente che ti volta le spalle, gli amici che non ti salutano più, i portieri del palazzo che smettono di parlarti.

Questo libro è un pugno nello stomaco perchè è il riconoscimento di una sconfitta, perchè ci dice che abbiamo sbagliato tutto, perchè avevamo creduto alla celebre frase di Falcone, che la mafia è un fatto umano e come tale destinato a finire, ma qui la mafia non finisce, non sembra voler finire mai, cambia, si trasforma, si nasconde, veste i panni dell'antimafia che ne acquisisce dinamiche e meccanismi, ma non muore mai.

E ora, che si fa? Che direzione prendiamo, da dove ricominciamo? E soprattutto come evitare di cadere nel tranello di chi ti accusa che, quando sostieni che l'antimafia è una colossale menzogna, fai un favore alla mafia?

“Dalla cultura, ipotizza Giacomo.La cultura della legalità non esiste, esiste la cultura e basta.E contro la mafia si lotta studiando.”

“Oggi, essere eroi significa non smettere mai di cercare di capire.Con ostinazione. Fermarsi, voler approfondire. La vera ribellione passa per lo studio.”

Come diceva Don Milani, è il numero delle parole che sappiamo e che sappiamo che possiamo a difenderci dai soprusi del mondo.

Il prossimo appuntamento con l'autore è martedi 23 agosto, ospite lo scrittore Matteo Collura.

Catia Catania

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