Capo Feto, strade rotte e rifiuti abbandonati: serve maggiore attenzione per l’oasi naturalistica

Redazione Prima Pagina Mazara

È osceno vedere la strada che collega la zona di Capo Feto a Tonnarella è non solo piena di spazzatura ma è anche gravemente danneggiata impedendone il passaggio (vedi foto scattata qualche giorno fa). Sembra quasi dimenticata da chi dovrebbe garantire la manutenzione. Un disagio che non riguarda solo i residenti, ma anche le centinaia di persone che ogni estate scelgono questa zona per rilassarsi o praticare sport senza deturpare l’ecosistema”. A ogni fine settimana, e soprattutto durante la stagione estiva, la zona si anima di sportivi, famiglie, bagnanti e turisti, attirati dalla bellezza della riserva e dalla tranquillità della spiaggia ma spesso costretti anche a raccogliere rifiuti abbandonati.

Purtroppo, arrivarci è diventato un percorso a ostacoli. Le condizioni della strada scoraggiano molti. Il contrasto è stridente: da una parte la natura ancora viva e affascinante della riserva, dall’altra l’abbandono più totale delle infrastrutture minime. “Capo Feto è una delle ultime zone umide esistenti della Sicilia e rappresenta una risorsa ambientale tra le più importanti, agendo, tra l’altro, da barriera alla penetrazione delle acque salate del mare nei pozzi d’acqua dolce, ma anche tra le più fragili del nostro ecosistema” hanno spiegato, in un incontro pubblico avvenuto il 31 marzo, Franco Sferlazzo e Giuseppe Marino, rispettivamente responsabili dei Circoli di Legambiente Mazara e Marsala-Petrosino: “per questo Legambiente –hanno sottolineato- si sta battendo da anni per l’istituzione della Riserva Naturale che protegga in modo attivo ed efficace questo patrimonio ambientale”.

Intervenendo in video call l’on. Giuseppa Savarino assessore regionale al Territorio e Ambiente ha dichiarato: “Si tratta di un iter molto complesso ma noi siamo fiduciosi. Capo Feto è un sito ambientale molto prezioso e rientra fra quelle aree da tutelare che godono nella nostra attenzione, come il Parco dei Monti Sicani”.

In una nota successiva allo stesso incontro, che ha visto gli interventi anche dei sindaci di Mazara del Vallo e Petrosino, il naturalista mazarese Enzo Sciabica ha sottolineato: “niente è trapelato circa la procedura necessaria da seguire per l’affidamento della gestione, dato che oltre a Legambiente e ad eventuali altre ass.ni facenti parte del CRPPN, ci sono altre ass. ni riconosciute dal Ministero compente che, da anni, hanno depositato proposte e progetti per potere partecipare all’assegnazione della riserva.

Il Dirigente ha accennato piuttosto ad una forma di gestione in “consorzio”. Il consorzio non sarà per caso costituito da: Comune di Mazara del Vallo, Legambiente Circolo Marsala-Petrosino e Comune di Petrosino? A queste condizioni sembrerebbe meglio lasciare le cose come stanno. Il Comune di Mazara del Vallo e l’ex Provincia rivendicano il possesso di zone ricadenti nella palude, ma ciò è sufficiente ai fini della gestione del biotopo? E gli altri trecento circa possessori della zona umida cosa dovrebbero dire? Fermo restando che Comune ed ex Provincia sono entrate in possesso grazie alle provvidenze europee di cui al progetto Life Natura del 1999 e, però, successivamente hanno abbandonato tutto, lasciando l’area alla “libera fruizione”, senza controllo alcuno, da quando è venuta meno l’amministrazione Adamo”.

Al di la delle diatribe, legittime, è il l momento che le istituzioni locali ascoltino le richieste di chi vive e frequenta Capo Feto. Servono interventi urgenti per ripristinare la viabilità, ripulire l’area e proteggere un patrimonio naturale e sociale che non può più essere trascurato. Ad oggi purtroppo l’Oasi naturalistica di Capo Feto, una delle ultime zone umide esistenti della Sicilia e già riconosciuta dalla convenzione Ramsar, è soggetta al grave fenomeno dell’abbandono dei rifiuti di ogni tipo (vere e proprie discariche abusive create da incivili); qualche anno fa si parlava pure di implementare un servizio di videosorveglianza per prevenire e combattere tale fenomeno criminale. Fortunatamente un tratto della costa di Capo Feto è frequentata da appassionati di kite-surf: al di là dei proclami e di qualche giornata organizzata da volontari per la raccolta rifiuti, sono questi sportivi i veri custodi e protettori di quel tratto di Capo Feto, spesso costretti anche a raccogliere rifiuti abbandonati e a disincentivarne l’abbandono.