“Una punta di Sal”: Mazara, i giovani del ’68, i giochi politici, il terremoto del Belice… Un anno nero

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
22 Marzo 2020 19:56
“Una punta di Sal”: Mazara, i giovani del ’68, i giochi politici, il terremoto del Belice… Un anno nero

La contestazione giovanile del ’68, il terremoto del Belice, i giochi politici di Mazara. Un anno nero. Molti tentano in vari modi di celebrare il ’68, cioè il momento storico della contestazione giovanile. Piangere sul latte versato di quegli anni, è esercizio inutile, cercare di ricostruire barriere che impediscano di uscire per strada, è avventura quasi utopistica. Mazara è stata assente da quelle battaglie, era impicciata tra politica e terremotati del Belice. Nella grande confusione storica , che stiamo vivendo, il ’68 è stato una sorta di peccato veniale, divenne mortale quando tutti lo vollero vedere come una fondamentale data di nascita, una sorta di Bastiglia francese.

Dal caos libertario che nacque non è arrivata una autentica sorsata ma spesso licenze ed abusi. Dalla ventata che scompigliò i rami e fece cadere i fiori, è rimasto il gelo. I giovani del ’68, oggi quasi ottantenni, sognavano tempi migliori e non aspri, che da un lato coltivano disciplina dall’altro sacrifici e sempre sacrifici. Nel ’68 siciliano ritroviamo i temi standard del ’68 nazionale e internazionale: la lotta contro l’autoritarismo, il “potere studentesco”, i riferimenti e i miti che lo hanno generato e accompagnato, dal Vietnam al Che, le letture che lo hanno alimentato, le assemblee permanenti e la formazione dei gruppi della “sinistra rivoluzionaria”.

Nel ’68 siciliano c’era il terremoto del Belice, la vera rivoluzione, che innescò una nuova ondata migratoria ma pure la volontà di progettare una ricostruzione che voleva coniugare urbanistica e partecipazione, fondare un nuovo modello di economia e di socialità. Le mobilitazioni che si susseguirono in quegli anni sono il ’68 del popolo terremotato che conseguì qualche risultato, anche se il nuovo modello di vita comunitaria non è nato, dato che, non solo nel Belice, non c’erano le condizioni per farlo nascere.

A Mazara la contestazione giovanile non c’è stata, qualche volantino del “Manifesto”, la voce “grossa” di qualche studente che era arrivato dal Nord ma è stata pacifica convivenza. Il terremoto del 15 gennaio del ’68 coinvolse anche Mazara, che ospitò i belicini che trasferirono in città le proprie attività, esclusi gli agricoltori che guardavano da lontano il pezzo di terra con le braccia alzate verso il cielo e voce dura per un destino beffardo. A Mazara ci fu un altro terremoto, ma politico.

Era sindaco Nicolò Vella, che era stato eletto nel luglio del ’67, dopo la sindacatura “biennale” del liberale avvocato Girolamo D’Andrea. Vella, della sinistra democristiana di Carlo Donat - Cattin, venne eletto nel corso di una seduta fiume con i voti dei democristiani e dei consiglieri repubblicani e socialisti, ma principalmente per l’astensione dal voto dei consiglieri del Partito Comunista, guidato in aula dal preside Bianco. Tra i comunisti e Vella c’era un patto, cioè l’appoggio esterno del partito rosso sembra senza alcuna richiesta di rappresentanza in giunta.

Invece, dopo alcuni mesi, l’accordo sarebbe saltato perché Bianco avrebbe chiesto l’ingresso di un loro rappresentante nell’esecutivo, proposta respinta da Vella che ricordò i “patti” che erano stati concordati. Vella stava per essere sfiduciato ma anticipò la “mossa” e si dimise. La sinistra non riuscì ad andare al governo della città perché non aveva i “numeri”. Intanto, da sfondo a queste diatribe politiche c’era la conta dei morti del Belice e migliaia di persone senza tetto che avevano perso tutto ma la politica mazarese non se ne accorse, impegnata come era nei soliti giochini di potere e naufragò impietosamente.

Venne nominato dalla regione il commissario straordinario Giuseppe La Manna che ha governato dal mese di settembre del ’68 al mese di luglio del ’70. Poi venne eletto sindaco Giacomo Giubilato. A Mazara continuavano i giochetti, ogni due, tre mesi, al massimo sei, c’era un nuovo sindaco. La politica era come certi disgeli primaverili, appiccicosa e con le scarpe sporche, non sapeva emergere. Invece armatori e commercianti di pesce alzavano la cresta. La pesca andava a gonfie vele. Erano gli anni d’oro, malgrado centinaia di sequestri di pescherecci, liberati con milioni di dinari.

(foto copertina da Mazara Forever) Salvatore Giacalone

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