“Una punta di Sal”. Manca il coraggio… Quando Mario Capanna riportò a Mazara un peschereccio sequestrato in Libia

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
04 Ottobre 2020 11:37
“Una punta di Sal”. Manca il coraggio… Quando Mario Capanna riportò a Mazara un peschereccio sequestrato in Libia

Manca il coraggio. Non fare le cose per mancanza di coraggio non viene per forza collegato alla paura di farle: semplicemente “non hai fatto quello che dovevi fare”. Coraggio che invece ha avuto, nel 1986, Mario Capanna leader di Democrazia Proletaria quando ministro degli Esteri era Giulio Andreotti. Era stato sequestrato un peschereccio mazarese dalle milizie libiche e i marittimi marcivano in un carcere. Era la disperazione totale. Capanna sollecitava Andreotti che prendeva tempo, non voleva discutere con il rivoluzionario Gheddafi, così Capanna, sollecitato anche da “compagni” mazaresi, decise di andare a Tripoli e da parlamentare italiano, incontrò Gheddafi nella sua tenda e lo pregò, dopo un paio di incontri, di rilasciare gli uomini e il peschereccio, spiegando che si trattava di padri di famiglia che lavoravano per sfamare i propri congiunti.

Il colonnello, dopo alcuni tentennamenti, ebbe uno slancio di simpatia per Capanna (un intellettuale rivoluzionario) e acconsentì. Il Demoproletario si imbarcò insieme ai pescatori. Giunse a Mazara issando una bandiera, non il tricolore e nemmeno quella della Libia, ma quella bianca della pace. In piedi sul peschereccio, sembrava un nuovo San Vito protettore con attorno tutti i pescatori liberati. Fu un trionfo. Capanna entrò in porto e fu grande festa piena di emozioni, di sorrisi e di lacrime.

(In foto Mario Capanna oggi). Qualche giorno dopo Muammar el Gheddafi ha richiamato i nostri pescatori a non violare le acque territoriali libiche. L’Ufficio popolare della «Gran Jamahiria Araba Libica Popolare Socialista» a Roma, ossia l’ambasciata del Colonnello, ha avvisato che “d’ora in poi” le imbarcazioni sorprese a pescare nei tratti di mare considerati da Tripoli sotto la propria sovranità subiranno “sanzioni senza eccezioni”. Non soltanto il sequestro del pesce, ha informato un comunicato.

Anche quello di “tutte le attrezzature” e  “sanzioni pecuniarie che potrebbero raggiungere il valore dello stesso peschereccio”. Era l’annuncio di una specie di pacchetto sicurezza gheddafiano. Capanna ebbe il coraggio di affrontare la situazione. Oggi, invece, è trascorsa un’altra settimana infruttuosa, piene di parole e di rassicurazioni, ma non si è riuscirti nemmeno ad ascoltare la voce di uno dei 18 marittimi sequestrati il primo settembre scorso insieme ai due pescherecci bloccati nel porto di Bengasi.

Eppure, appena il mese di ottobre dello scorso anno, nel corso del Blue Sea Land, si era svolto un incontro tra una delegazione libica e una italiana. Al vertice hanno partecipato, oltre al Ministro dell'Agricoltura e della Pesca della Libia, H.E. Abdelbast Ghanimi, diversi esperti del paese nordafricano (sponda Tripoli) . Della delegazione italiana, guidata dal Sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, facevano parte l'Assessore Regionale all'Agricoltura e alla Pesca, Edy Bandiera, il Presidente del Distretto della Pesca, Nino Carlino, il Sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, e una rappresentanza di armatori mazaresi.

Entrambe le delegazioni hanno sottolineato l'importanza dell'avvio di un tavolo di confronto che possa porre le basi per un'attività di cooperazione in grado di soddisfare da una parte le esigenze dei pescatori siciliani, dall'altra quella del popolo libico, di promuovere la formazione dei propri addetti alla pesca, nonché la soluzione di altre problematiche riguardanti anche il settore dell'agricoltura. “Se i rapporti tra Libia e Italia sono importantissimi - ha detto il sottosegretario Di Stefano - diventano vitali per gli imprenditori ittici di Mazara del Vallo, che fanno della relazione con la controparte libica una questione prioritaria.

Purtroppo, dal 2011 in poi, questa relazione ha sofferto enormemente, e stiamo cercando in ogni modo di creare una nuova piattaforma di dialogo tra le parti. Con il Ministro Ghanimi abbiamo definito un percorso comune, che metta insieme i due settori privati sotto il cappello della cooperazione e dello sviluppo”. Il Sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, ed il Presidente del Distretto Pesca e Crescita Blu, Nino Carlino, hanno sottolineato l'importanza dell'incontro "nel segno di un vero dialogo tra Istituzioni ed imprenditori italiani e libici.

Un passo proficuo, con l'obiettivo di giungere ad un'ampia intesa sulla pesca”. Parole di miele, porte che si spalancano ma la realtà è ben altra. I nostri 18 concittadini sono in una prigione in attesa di giudizio perché accusati di avere violato le acque libiche se pur i pescherecci si trovavano a 35 miglia dalle coste in acque internazionali. Il processo si è svolto? Chi difende i nostri pescatori? Dalla Libia non giunge nessuna notizia e le famiglie dei marittimi non si danno pace. Hanno occupato l’aula consiliare per tenere accesa la protesta, chiedono il rilascio dei loro congiunti ma purtroppo si trovano davanti politici che con parole magiche e mezzi sorrisi, assicurano che tutto si risolverà.

Non dicono come faranno, se vi sono servizi segreti operativi, diplomatici di “peso” magari russi se andranno a parlare con il generale della Cirenaica. Non dicono nulla perché, secondo me, non hanno nulla da dire. Sono in confusione. Mancano di coraggio, quello che invece ha avuto Mario Capanna nel 1986. Salvatore Giacalone  

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