“Una punta di Sal”. “Gli italiani non sono scemi…”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
05 Luglio 2020 09:14
“Una punta di Sal”. “Gli italiani non sono scemi…”

“Gli italiani non sono scemi, sanno benissimo che…». Quante volte, purtroppo, anche di recente, ci è capitato di sentire il politico di turno pronunciare questa frase? Non tanto, naturalmente, perché egli creda che davvero gli italiani non siano «scemi», ma perché attraverso questo espediente retorico si vorrebbe sostenere che il politico di turno ha ragione, e siccome ha ragione, allora gli elettori - che non sono «scemi», gli daranno supporto con il loro voto nell'urna. Siamo ridotti molto male.

Dobbiamo rimpiangere le tribune elettorali e i dibattiti televisivi di quando gli esponenti politici dei diversi partiti si confrontavano sui contenuti delle loro idee, dei loro programmi, delle loro visioni di società. Idee e contenuti, anche se non condivisi, tutti ben argomentati, chiari, accessibili alla maggioranza degli italiani. Quei dibattiti in fondo erano solo informativi. E tutti gli interlocutori, a qualunque schieramento appartenessero, apparivano affidabili nelle loro argomentazioni.

Anche nei momenti di duro scontro prevalevano la serietà, l’educazione, il rispetto dell’altro e delle istituzioni. Il salto dalla prima alla seconda Repubblica ha segnato un decadimento profondo della qualità del dibattito politico e del confronto pubblico, il parlamento è diventato una corrida degli insulti. In quelle aule non siedono più i “rappresentanti del popolo” ma impiegati di partito. Oggi quella decadenza si è trasformata in un irrimediabile precipizio. Il confronto politico e delle opinioni a tutti i livelli, specie nella base degli elettori, non è altro che tifo da stadio.

Siamo all’attacco verbale violento. Gli argomenti sono finiti in soffitta, mentre dilagano slogan, insulti, agguati. L’interlocutore si è trasformato in avversario, nemico.  Ciò che conta è attaccare l’avversario, renderlo inaffidabile al pubblico, screditarlo nella speranza di “rubargli il consenso”. E questo vale anche per gli urlatori dei social. Uno spettacolo davvero indecoroso, direi drammatico nel quale tutti esibiscono il peggio della loro “arte” retorica. E se qualcuno crede di vincere sappia che si tratta di vittorie di Pirro.

Di questo passo perde l’intero Paese, incapace di ripristinare un campo politico di confronto fondato sull’argomentazione, sul dialogo, sul rispetto delle diverse opinioni. Il punto è anche questo. Oltre gli argomenti e all’approfondimento sono scomparse le opinioni, sostituite da propri  convincimenti spinti però da altri. Convincimenti spesso falsi e usati come armi da guerra nei media e nello scontro tra tifoserie. In azione, insomma,  pupi e pupari. L’arbitro è sempre cornuto per chi perde la partita.

Allo stesso modo l’interlocutore è sempre un traditore, un imbecille, un nemico se non ha i miei stessi convincimenti, la mia stessa fede. Esistono ancora gli opinion leader? Macché. Esistono gli imbonitori, i manipolatori della realtà, i produttori in serie di stupidaggini. Siamo di fronte alla più grande intossicazione da stupidaggini  nella storia d’Italia. Masse di persone avvelenate dalla disinformazione, dalla superficialità, dal banale e dalla vanità. Si scambiano versacci, insulti, insinuazioni, cattiverie, pregiudizi, falsità semplicemente per averla vinta.

Siamo ridotti veramente male! Salvatore Giacalone

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