“Una punta di Sal”. 8 marzo,Giornata Internazionale della Donna

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
08 Marzo 2020 08:30
“Una punta di Sal”. 8 marzo,Giornata Internazionale della Donna

Le donne di tutti i paesi civili hanno scelto una data per celebrare la festa della donna: l’8 marzo. In questa giornata la donna pone tutte quelle rivendicazioni che sino a oggi non ha ancora ottenute e la cui conquista è indispensabile per la valorizzazione della sua personalità e per il progresso dell’umanità intera». Era il testo di un volantino del 1948 che invitava le donne italiane a rivendicare i propri diritti celebrando la giornata internazionale della donna la cui origine si perde tra molte leggende.

La più ricorrente è senza dubbio quella che fa risalire la festa dell’8 marzo alla commemorazione delle oltre cento operaie – e operai -, morte il 25 marzo del 1911 nel rogo dell’edificio newyorchese della Triangle Waist Company, in cui lavoravano in condizioni terribili. Resta ancora un mistero capire come la vicenda sia stata associata alla festa della donna, insieme alle tante altre versioni sulla scelta della data, che la collegano ora a uno sciopero di lavoratrici tessili, brutalmente represso a New York l’ 8 marzo del 1857, ora alla rivolta pacifista delle operaie di Pietrogrado, l’ 8 marzo 1917, o ancora alla conferenza del 1908 tenuta da Corinne Brown del Partito socialista di Chicago nel Garrick Theater, che aveva per titolo «Woman’s Day».

Fatto sta, che le rivendicazioni delle donne contro lo sfruttamento, i bassi salari, le discriminazioni sessuali e del diritto di voto, nel 1909 non erano più una questione rimandabile e il Partito socialista americano organizzò in ogni sua sezione una manifestazione a favore delle lotte femminili nell’ultima domenica di febbraio. Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 febbraio 1909. In Italia la ricorrenza prese piede timidamente negli anni Venti solo tra le operaie delle grandi fabbriche, eclissandosi nella clandestinità durante gli anni bui del fascismo, per affermarsi definitivamente dopo la Liberazione, quando l’8 marzo del 1946 venne celebrata ufficialmente la prima Giornata della donna.

Era l’alba di una nuova era: durante i due conflitti mondiali le italiane si erano scoperte operaie, tranviere, ferroviere, postine, impiegate di banca, brave amministratrici, superando almeno temporaneamente quei tabù e confini tra i ruoli maschili e femminili che dominavano la società prebellica. Con la Seconda Guerra le italiane si appropriarono così di una nuova identità, iniziando una vera e propria rivoluzione copernicana che porterà alla rivendicazione di nuovi diritti e spazi nella vita sociale e politica del Paese.

Nell’Italia liberata, migliaia di donne si recarono a votare in massa il 2 giugno 1946. Nel decennio successivo, in Italia le richieste dei movimenti per i diritti delle donne si concentrarono sull’emancipazione e l’eguaglianza. Nel 1950 veniva varata la legge che vieta il licenziamento delle donne durante il primo anno di vita del bambino e introduceva il trattamento economico dopo il parto. Nel 1956 quella sulla parità retributiva tra uomo e donna, mentre fino al 1963 il gentil sesso si trovava a combattere contro la pratica largamente in uso di dover firmare le dimissioni in bianco per avere un lavoro.

Il 1968 segnò come uno spartiacque la storia dell’emancipazione femminile, le donne scendevano in piazza rimettendo in discussione ruoli, diritti e doveri. E’ del 1969 la depenalizzazione dell’adulterio, del 1970 la legge sul divorzio, del 1975 la riforma del diritto di famiglia. Negli anni della contestazione, in un momento storico, la battaglia delle donne femministe per ottenere la depenalizzazione dell’aborto, nel 1981 l’abrogazione dell’infamia del delitto d’onore, residuo del Codice Rocco degli anni 20.

Oggi la questione femminile è tornata ad essere centrale nel dibattito pubblico e l’8 marzo è l’occasione per ricordare tutte le battaglie combattute, vinte o ancora da vincere per la difesa e la valorizzazione delle donne. Salvatore Giacalone

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