Ultime della sera: “Sulle tracce dei Florio”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Ottobre 2020 18:34
Ultime della sera: “Sulle tracce dei Florio”

Ho sempre avuto un grande interesse per la dinastia dei Florio, sin da quando, diciannovenne e appena arrivata a Palermo, misi piede in piazza Ignazio Florio. Era un nome conosciuto nel trapanese, legato soprattutto al vino, ma non sapevo ancora che l'epopea dei Florio si fosse svolta in gran parte a Palermo e che quindi c'era un legame tra quella piazza Ignazio Florio nelle cui vicinanze sarei in seguito andata a vivere, le cantine Florio di Marsala e la tonnara Florio di Favignana, tutti luoghi di fatto distanti tra di loro ma legati da un unico filo conduttore: la famiglia Florio.

Il romanzo “I leoni di Sicilia” di Stefania Auci è stato quindi l'ultimo tassello di una storia che mi affascinava da tanti anni, ed è stato particolarmente emozionante per me presentarlo nella mia città nel momento in cui era già, da settimane, in testa a tutte le classifiche di vendita. Ma voglio ricordare, tra le varie letture sull'argomento, una straordinaria biografia sulla vita di Franca Florio, in cui mi sono imbattuta quasi per caso. Si tratta di un libro che è stato ripubblicato in una nuova edizione dopo tanti anni, la cui autrice, ormai scomparsa, è Anna Pomar.

Quando il figlio Marco mi chiama per chiedermi se sono interessata, non me lo faccio ripetere e ne ordino una copia. Mi immergo cosi in questa biografia romanzata molto bella, particolarmente curata nei dettagli, che mi fa immergere nella Palermo e nella Sicilia di Ignazio e Franca Florio, gli ultimi leoni; coloro che, nella seconda metà dell'ottocento e fino ai primi del novecento, sono i protagonisti della vita economica, culturale e sociale dell'isola, e lì regnano come dei veri reali. E' una figura molto affascinante quella di donna Franca, di origini nobili, a differenza del marito imprenditore che discende invece da una famiglia di pescatori calabresi che sul finire del Settecento vengono a cercare fortuna a Palermo costruendo, nel giro di un paio di generazioni, un enorme impero che comprende compagnie di navigazione, tonnare per la lavorazione del pesce, cantine, giornali, alberghi e tanto altro.

Bella, colta e di classe, abile conversatrice, donna Franca viaggiava in Europa e nel mondo, conosceva le lingue, amava l'arte e la musica, ospitava i regnanti di tutta Europa a Palermo, era amica di D'Annunzio che si invaghì di lei, fu dama di corte della regina Margherita, amica di Puccini, Leoncavallo, Toscanini. Grande mecenate, polo di attrazione dei salotti palermitani, con lei Palermo raggiunse il massimo del suo splendore. Benchè bellissima, molto ammirata e corteggiata, Franca Florio fu moglie fedele nonostante i ripetuti tradimenti del marito, che oltre alle numerose avventure, ebbe anche un paio di relazioni amorose lunghe e importanti.

A questo dolore si aggiunse la perdita di tre bambini e, negli ultimi anni, anche veder sgretolare davanti ai suoi occhi, a causa di una serie di errori, inciampi e disavventure di Ignazio, l'immenso impero che i Florio avevano costruito, fino a perdere tutto. Fu costretta a vendere, quando il fallimento li travolse, tutti i suoi gioielli, compresa la lunga collana di perle con cui è ritratta nel dipinto di Giovanni Boldini. Gli ultimi anni li visse a Roma dalla figlia Giulia. Ripercorrere i luoghi che sono stati testimoni e protagonisti delle vicende dei Florio, è anche un modo per immergersi non solo nella storia di questa famiglia, ma anche della Palermo al tempo della Belle Epoque.

La stessa Auci ha raccontato di aver girato molto Palermo, in lungo e in largo, alla ricerca di queste testimonianze visive che le sono state state di grande aiuto nella stesura del romanzo. Il festival “Le vie dei tesori” organizza quest'anno  una vera e propria passeggiata che ripercorre i luoghi simbolo dei Florio, dalla statua di Vincenzo Florio al Foro italico, attraverso i quartieri a mare del centro storico fino a piazza Ignazio Florio, passando per la via Materassai, sede della prima drogheria avviata dai fratelli Paolo e Ignazio Florio, appena sbarcati alla fine del 700 a Palermo da Bagnara Calabra.

Purtroppo della vecchia casa e del primo negozio di spezie, tra la Vucciria e la Cala, non rimane più niente. Quello che rimane è invece la Tonnara e i Quattro Pizzi all'Arenella, fatti costruire dal figlio di Paolo, Vincenzo, colui che fa decollare, con l'aiuto dello zio Ignazio, le fortune della famiglia. Sarà il giovane architetto Carlo Giachery a configurare a residenza l'antica tonnara, dando vita all'originale edificio conosciuto come “Quattro pizzi”, una costruzione in stile neogotico tipicamente inglese e che fu utilizzata dai Florio per ospitare amici e personalità illustri del tempo.

La residenza dei Florio all'Arenella è stata abitata da alcuni discendenti fino a pochi anni fa. Diverso destino ha avuto invece il Villino Florio all'Olivuzza, oggi di proprietà della regione Sicilia e aperto al pubblico. Vincenzo Florio aveva acquistato un'enorme tenuta di cui il villino oggi visitabile è solo una porzione. Questa contrada era considerata il giardino di Palermo, perché li avevano le ville e le residenze estive le più prestigiose famiglie nobiliari: dal principe di Belmonte alla zarina di Russia, Alessandra moglie dello zar Nicola che nel 1845 scelse l'Olivuzza per curare al sole la sua tubercolosi.

In quel villino, trasformato in splendida villa da Ernesto Basile, ricca di vetrate policrome, saloni, torrette, furono ospitate le più grandi feste e ricevimenti di quegli anni, con il bel mondo e l'aristocrazia palermitana ed europea che lì era di casa. Di quel bel mondo resta solo il villino, il resto è stato smembrato e venduto, inghiottito dalla lottizzazione selvaggia e dal sacco di Palermo, da cui il villino, peraltro parzialmente distrutto da un incendio nel 1965, è riuscito a salvarsi per essere recuperato.

E' stato trasformata in hotel di lusso invece Villa Igiea, che tutti conoscono come storico albergo palermitano sul mare dell'Acquasanta, ma non tutti sanno che è stato voluto da Ignazio e Franca Florio inizialmente come sanatorio per la figlia Giovanna, poi come residenza estiva ristrutturata dall'architetto Basile. La struttura imita quella di un piccolo castello con torrette e merli, è a picco sul mare e prende il suo nome dalla figlia più piccola dei Florio, Igiea appunto. Oggi appartiene alla fondazione Banco di Sicilia.

  Catia Catania

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