Ultime della sera, “Quando la mafia uccideva d’estate”: in ricordo di Paolo Giaccone, un medico, un uomo

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
11 Agosto 2020 18:18
Ultime della sera, “Quando la mafia uccideva d’estate”: in ricordo di Paolo Giaccone, un medico, un uomo

“Ma la mafia può uccidere anche noi?” “Arturo, tranquillo, ora siamo in inverno. La mafia uccide solo d'estate” “La mafia uccide solo d'estate”: recitava così il titolo di un film di Pif del 2013, sicuramente il suo film più famoso. Quel titolo aveva indubbiamente un fondo di verità. La maggior parte degli omicidi di mafia eccellenti avvenivano in estate: Boris Giuliano, Rocco Chinnici, Ninni Casarà, Gaetano Costa, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Paolo Borsellino, tanto per citarne alcuni.

Ma tra questi valorosi uomini dello Stato ce n'è un altro, caduto sotto i colpi della mafia, di cui non si fa riferimento nel film e di cui in generale si è sempre parlato poco, e ricordato anche meno. Io invece lo ricordo ogni anno, il prof  Paolo Giaccone, medico legale. Perché purtroppo, spiace dirlo, nel drammatico rituale delle commemorazioni delle vittime della mafia, non è tributata a tutti la stessa attenzione e la stessa dignità. Era il 1982, l'anno degli omicidi eccellenti La Torre e Dalla Chiesa.

Nel mezzo tra i due eccidi, l'11 agosto, in piena estate, il Direttore dell'istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo, il prof Paolo Giaccone, 53 anni, viene crivellato di colpi nel vialetto davanti il suo Istituto. Stava andando ad eseguire l'autopsia sulle salme di due morti ammazzati per mafia. E se oggi chiedete, tra quei viali, a studenti, giovani medici o altri operatori sanitari che studiano o lavorano in quel Policlinico che ne porta il nome - Policlinico Paolo Giaccone - chi fosse quest'uomo, in pochissimi sapranno dirvelo.

Giaccone, oltre ad essere ordinario di Medicina legale, era anche consulente per il palazzo di giustizia. Avendo ricevuto l'incarico di esaminare un'impronta digitale lasciata da un killer che aveva scatenato una sparatoria a Bagheria, Giaccone si era rifiutato di “ aggiustare” la perizia dattiloscopica che avrebbe incastrato i responsabili di quella strage di mafia e il killer fu condannato all'ergastolo. Intimidito, perseguitato, minacciato, alla fine il medico paga con la vita quella che è sempre stata, in quelle settimane, la sua risposta :”A me queste cose non le dovete venire a chiedere”.

Rimane l'esempio e il coraggio di un uomo che non si piega, che mostra a tutti cos'è la dignità, l'onestà, la rettitudine morale e il senso della legalità in una città in quegli anni insanguinata il cui sangue lui conosceva bene, vedendolo scorrere ogni giorno. E' stato un eroe borghese, il prof Giaccone, uno che ha saputo rispettare fino in fondo il giuramento d'Ippocrate. Un uomo che non si piega non per un atto di eroismo ma per fare fino in fondo il proprio dovere. Come continua a farlo colui che ne ha raccolto degnamente il testimone, il prof Paolo Procaccianti, medico legale, uomo di grande umanità, che continuato in tutti questi anni a fare un mestiere difficile in una terra impossibile.

C'è un cippo eretto in sua memoria, nel vialetto del Policlinico davanti Medicina legale, dove Paolo Giaccone fu ucciso. Ogni 11 agosto, come oggi, viene qui posto un mazzo di fiori per ricordarlo, con una breve cerimonia commemorativa.  Gli altri giorni dell'anno è abbastanza spoglio, o con i fiori rinsecchiti. Se passate da lì, fateci caso. E fermatevi un attimo in raccoglimento ad omaggiare un uomo che è vissuto ed è morto da uomo, con dignità, senza mai piegarsi, a costo della vita.

  Catia Catania

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