Ultime della sera, “Quando dico io sono siciliano e mi viene chiesto, quale parte? Io rispondo: tutto me stesso!!!”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
31 Ottobre 2020 17:54
Ultime della sera, “Quando dico io sono siciliano e mi viene chiesto, quale parte?  Io rispondo: tutto me stesso!!!”

Il mio nome è Antonino Carcerano,  nato per contingenza a Cagua in Venezuela. Adesso in pianta stabile in patria: la Sicilia. Vissuto e cresciuto in giro per il mondo, la mia Geografia da sempre è stata diversa dai confini molto più ampi degli altri. La mia fortuna, è stata quella di vivere ed essere allevato in una famiglia perbene - nonostante lo storico DNA di provenienza - da un Padre ed una madre che mantenendo intatta l’onestà morale, hanno voluto costruire le premesse perché anche io a mia volta, non fossi costretto subendo ad andare via dalla mia terra definita senza opportunità.

Termine questo, con il quale noi siciliani troppo spesso, amiamo riempirci la bocca nel corso delle circumnavigazioni intorno ai nostri vasti ombelichi. Una terra la Sicilia abbandonata sicuramente ad un destino crudele dallo stato, ma più dai suoi stessi figli. Papà e Mamma come tanti altri prima, non ebbero però altra scelta che partire. Partire come già accaduto prima a nonno per gli USA. A bordo di una nave, - figli di un tempo caratterizzato dal progresso - giunsero nell’eldorado - Venezuela lasciandosi la Sicilia alle spalle ma non per sempre.

Un celebre detto recita "puoi togliere un siciliano dalla Sicilia, ma mai la Sicilia dal cuore di un siciliano". Nessuno spontaneamente vuole lasciare la propria terra, abbandonare le proprie famiglie, la maggior parte va via solo se costretto a cercare una vita migliore. La Sicilia si sa è terra omerica, terra di Santi, di mafia e di eroi che l’hanno combattuta, di  grandi combattenti. È carica di contrasti, di enigmi, di suggestioni, temibile, oscuramente diversa, “Isola nell’isola”.

Ma è anche, terra dove nascono in assoluto più talenti che altrove nel mondo. Una terra dove la desertificazione della speranza come una metastasi, l’ha uccisa in passato e continua ad ucciderla ancora oggi. I miei sono riusciti - oltrepassando l’illusione falsa di uomini piccoli piccoli, coltivatori indefessi di un’esistenza alienante - attraverso un cammino onesto e visibile, fatto di tanto lavoro, sudore e fatica a donarmi un futuro agiato migliore del loro, un futuro di riscatto e di coraggio.

Una prospettiva nella creatività nella determinazione, vivendo più di emozioni che di regole stanziali. Consegnandomi alla fine, l’eredità più grande: la speranza! Quella che assegna un senso compiuto e universale alla vita. Solo chi non tradisce recidendo le radici - con coraggio e forza - può elevarsi in alto ed ampliando gli orizzonti, dare buon frutto. Credere nella Sicilia sempre e comunque in ciò che questa terra produce e valorizzare tutto il buono e il bello che c'è.

Una bellezza che è incommensurabile, straordinaria che non smette mai di stupirci. Bellezza, fatta di paesaggi mozzafiato, opere d’arte uniche al mondo, di aria pura carica di salsedine aspra ed allo stesso tempo profumata di gelsomino arance e limoni. Terra fatta di gente operosa, eccessivamente generosa e cibo paradisiaco. Una regione, la mia Sicilia, invidiata dai più facoltosi e snobbata al contempo dai suoi stessi figli. Adorata dagli stranieri e castigata dai natii. Gioia dei turisti, fierezza dei più anziani e tristezza dei giovani.

“È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita.” -Goethe - Capite ora perché quando in giro per il mondo,  dico con orgoglio “io sono Siciliano”, e mi viene chiesto, quale parte?  io rispondo : “Tutto me stesso”.   Antonio Carcerano

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