Ultime della sera: “Primum prevenire, deinde philosophari”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
04 Gennaio 2021 18:55
Ultime della sera: “Primum prevenire, deinde philosophari”

di Catia CATANIA Se, come ci hanno sempre insegnato, prevenire è meglio che curare, i vaccini sono lo più straordinario strumento di prevenzione primaria che la medicina abbia mai avuto a disposizione. La vaccinazione infatti, dopo la sanificazione dell'acqua e ancora prima dell'avvento degli antibiotici, è l'intervento sanitario che, più di ogni altro, ha avuto maggiore impatto sulla riduzione della mortalità soprattutto infantile. Oggi si stima che i vaccini prevengano ogni anno circa due milioni e mezzo di morti nel mondo.

Per tale motivo sorprende l'ostilità crescente che negli anni è maturata verso questa pratica profilattica da parte di molti cittadini, fino a sfociare in un vero e proprio movimento di diffidenza e di protesta che ha preso piede negli ultimi dieci anni, senza essere sorretto da studi scientifici seri volti a corroborare scuole di pensiero che ad oggi si basano su paure, falsi miti, posizioni ideologiche, distorsioni della verità che hanno poco a che vedere con il rigore del metodo scientifico.

Chi ha più di quarant'anni ha una piccola cicatrice sull'avambraccio: è il segno indelebile della vaccinazione antivaiolosa, che consentì di sconfiggere una delle malattie infettive più terribili, il vaiolo, che massacrava il corpo riempiendolo di eruzioni, vescicole, pustole e infine cicatrici, portando alla morte un terzo degli infetti. Il vaiolo è stata la prima malattia infettiva eradicata e totalmente debellata, dichiarata estinta esattamente 40 anni fa grazie ad una campagna vaccinale senza precedenti.

Eppure non tutti sanno, soprattutto chi contesta la rapidità dello sviluppo del vaccino anti covid, (che è stato possibile mettere a punto in poco meno di un anno grazie ad uno sforzo finanziario enorme e ad all'impiego di decine e decine di migliaia di volontari che hanno permesso di ridurre i tempi della sperimentazione, facilitata dalla pandemia in corso) che in passato i vaccini di cui ci siamo invece fidati ad occhi chiusi sono spesso nati in seguito a circostanze fortuite o assolutamente casuali, magari frutto di un incidente, di un errore, del caso o di semplice fortuna.

E, tra l'altro, neanche sperimentati su larga scala: spesso gli inventori li sperimentavano su se stessi o addirittura sui propri figli. Non dimentichiamo mai che è dal coraggio, dalla fede, dalla lungimiranza, e a volte dalla temerarietà, o dalle sfide che sembravano assurde, che sono state partorite le grandi scoperte che hanno cambiato il mondo. C'è un termine inglese, serendipity, che indica appunto la capacità di interpretare correttamente un fenomeno occorso in modo del tutto casuale durante una ricerca scientifica orientata verso altri campi d'indagine.

In poche parole, una scoperta avvenuta per caso mentre si cercava altro. L'eradicazione del vaiolo nasce da un'osservazione casuale: l'evidenza che gli allevatori di mucche avessero le mani piene di pustole ma non sviluppavano la forma grave del vaiolo umano. Da qui l'idea di usare la variante del vaiolo bovino per immunizzare. Ma prima di Jenner, che ebbe questa felice intuizione, dobbiamo ad una donna l'introduzione della variolizzazione in Europa: Lady Mary Wortley Montagu, una scrittrice inglese, che nel 1717, trasferitasi in Turchia, osservò una procedura sviluppata in Oriente, ovvero l'inoculazione di materiale prelevato dalle pustole di un paziente in fase di guarigione dal vaiolo.

I soggetti inoculati diventavano più resistenti alle infezioni e la donna portò questa pratica in Europa, vincendo le resistenze della classe medica inglese per una pratica importata dall'oriente. Tornando a Jenner, che scoprì il vaccino vero e proprio, la storia racconta che, ancora studente, avesse incontrato una mungitrice durante una passeggiata e, chiacchierando, la ragazza gli avesse confidato di non temere l'epidemia di vaiolo in corso. Negli anni seguenti Jenner capì che la giovane era immune perché il vaiolo dei bovini rendeva i pastori resistenti alla forma umana.

Per dimostrarlo, estrasse il liquido delle vescicole del vaiolo bovino, con un esperimento che oggi considereremmo alquanto discutibile e poco etico e lo inoculò al figlio di otto anni del suo giardiniere, che non si ammalò. Successivamente inoculò al bambino il vaiolo umano, e neanche in questo caso egli sviluppò i sintomi della malattia. Successivamente ripetè l'esperimento su altre 23 persone, incluso il proprio figlio di 11 anni. Fine delle sperimentazioni: il vaccino era pronto per essere usato nella popolazione.

Stessa cosa accadde a Pasteur, nel 1879: mentre studiava il colera aviario, inoculò per sbaglio nei volatili dei batteri rimasti a lungo fuori dal terreno di coltura. Gli animali svilupparono sintomi molto lievi della malattia e quando successivamente furono infettati con una coltura fresca di batteri, gli animali si mostrarono immuni. Nacque cosi il concetto di batteri/virus attenuato, che è il principio su cui si baseranno gran parte delle vaccinazioni. La storia dei vaccini è uno dei capitoli più affascinanti e avvincenti della storia della medicina, non solo perché ci fornisce esempi di grande solidarietà individuale e sociale, incentrati su quello spirito illuministico tipicamente europeo per cui la scienza è sempre andata a braccetto col concetto di bene comune, ma perché costellata anche di gesti eroici, di scelte temerarie e di sacrifici di uomini che hanno messo a repentaglio talvolta la propria salute o quella dei propri figli per regalare all'umanità un'arma contro la malattia e la morte.

E' il caso di Sabin, il padre del vaccino contro la poliomelite, che mise a punto un vaccino con virus vivo attenuato e per primo lo somministrò alle sue due figlie di 5 e 7 anni. Gli Stati Uniti gli preferirono il vaccino Salk con virus ucciso e ne rifiutarono la sperimentazione, ma l'Unione Sovietica lo richiese testandolo direttamente sulla popolazione: dal 1959 al 1961 milioni di bambini nell'Europa dell'est furono sottoposti ad una massiccia somministrazione di un vaccino sperimentale. Sabin non volle mai brevettare il vaccino: fu il suo regalo a tutti i bambini del mondo.

Anche AstraZeneca, nella sperimentazione del vaccino contro il Covid, ha per caso scoperto che la somministrazione di una dose e mezza (avvenuta accidentalmente durante i trials) dà un'immunizzazione maggiore rispetto alla dose singola o alla doppia dose. Ma questa è diventata, chissà perché, un'arma nelle mani dei novax che non conoscono la storia della medicina. Alla fine, il dato scientifico vale più delle chiacchiere da social, ed è questo ciò che conta veramente.   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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