Ultime della sera. Pietà verso gli animali

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
19 Ottobre 2020 19:01
Ultime della sera. Pietà verso gli animali

Piero Martinetti (1872-1943) è un filosofo la cui fama è molto inferiore al suo valore di studioso e di uomo. Nel 1932 lasciò la cattedra di Filosofia teoretica all'università di Milano per non sottomettersi all'infame ricatto del giuramento di fedeltà al fascismo, contrariamente alla maggioranza dei suoi colleghi. Si ritirò nelle sue campagne dove continuò la sua speculazione in rigoroso e adamantino isolamento dal regime col quale, a differenza di molti intellettuali idolatrati dalla retorica antifascista, non si compromise in alcun modo.

Numerose e profonde le sue opere, qui lo si vuole ricordare per un testo minore ma ugualmente significativo e soprattutto molto attuale. Il libro si intitola "Pietà verso gli animali", in cui Martinetti esprime il suo amore e il suo rispetto verso gli animali. Questo tema non è avulso dalla sua ricerca bensì è un tassello fondamentale del suo idealismo etico-religioso. Il primo passo è confutare le basi meccanicistiche do Descartes che considerano le bestie degli automi e dimostrare le affinità esistenti fra coscienza umana e coscienza animale, per poi dimostrare le notevoli mancanze della filosofia scolastica che negava agli animali ogni tipo di vita spirituale.

I suoi riferimenti sono esponenti della psicologia contemporanea, come Wundt e Forel, con i quali concorda sia sull'unità di natura tra l'uomo e l'animale sia sulla realtà della sofferenza animale. Per quanto riguarda Kant, Martinetti fa notare che per il filosofo do Königsberg non abbiamo doveri verso di loro ma non sono macchine come sosteneva Descartes. Il filosofo che invece è più vicino a Martinetti nella sua zoofilia è Schopenhauer, con il quale condivide la passione per la filosofia indiana.

Agli antipodi della visione giudaico-cristiana, gli animali sono intesi come dotati di intelletto e di coscienza. Per quanto inoltre riguarda la pietà che l'uomo dovrebbe provare per le altre creature è proprio Schopenhauer che per primo ne parla esplicitamente. Per Martinetti, l'animale è dotato sia di intelletto sia di coscienza e per questo l'uomo deve provare pietà per la sofferenza di queste creature. Le loro attività, i loro atteggiamenti, i loro versi esprimono l'esistenza di una vita interiore con un suo grado di consapevolezza che non può essere ridotta a un semplice meccanismo fisiologico.

Martinetti afferma che anche gli animali sono capaci di moralità, di affetto, di riconoscenza; somma dimostrazione sta nella sofferenza che provano durante la morte dei propri cuccioli. Nel mistero della vita e della morte che accomuna tutti gli esseri viventi, umani e non, la pietà rappresenta il vero trait d'union fra la natura e i viventi, attraverso l'unione dei loro spiriti si può realizzare la virtù morale e cercare una dimensione dell'eterno cui possono aspirare tutte le creature, unificando la natura con lo spirito in un'armonia totale.

  Francesca Russo

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