Ultime della sera. Perchè il Natale quando arriva, arriva (e anche la Befana)

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
03 Gennaio 2020 19:07
Ultime della sera. Perchè il Natale quando arriva, arriva (e anche la Befana)

C'è questa tendenza che spopola da alcuni anni e che lascia perplessi quelli che, come me, sono poco avvezzi a seguire le mode e i cambiamenti in cui non si riconoscono: quella di anticipare il Natale. Che non è solo anticipare, ma anche amplificare, esagerare, straripare, annegare in un'atmosfera surreale e a volte un po' kitsch. Un diktat che non ci appartiene, insomma, e che non appartiene al nostro tradizionale senso del Natale. Sta arrivando il giorno, che pensavamo lontano, in cui non sapremo più cosa ci apprestiamo a festeggiare il 25 dicembre, perchè lo chiamiamo Natale, e soprattutto il “Natale” di chi.

Sia chiaro che non parlo solo di Natività, Giuseppe e Maria, il Bambinello, la Messa di mezzanotte, la preghiera e i canti del Natale,  ossia i cardini attorno a cui ruota la festa cristiana (e cattolica) del Santo Natale. Ritengo Cristo uno dei più grandi rivoluzionari della Storia e i suoi insegnamenti più che mai attuali, specie in un'epoca di odio, intolleranza ed egoismi come quella che stiamo attraversando. Ci può essere quindi un modo laico di vivere il Natale, altrettanto profondo e colmo di significato anche per i non credenti: come un momento di rinascita, di condivisione, di sguardo amorevole verso l'altro, di soccorso verso chi ha bisogno, di pratica dell' Amore, declinato nella forma che più ci appartiene e ci piace.

Ma nell'aria, purtroppo, si avverte altro. I negozi cominciano ad esporre alberi, luci ed addobbi già dalla fine di ottobre. Più o meno nello stesso periodo pandori e panettoni cominciano a far mostra di sé sugli scaffali dei supermercati.  Ma se fino a qualche anno fa tutto questo rimaneva confinato all'esterno, come semplice richiamo della società consumistica in cui viviamo, da qualche tempo questa specie di frenesia anticipatoria (non voglio chiamarla ansia) si è diffusa e trasferita all'interno, dentro le nostre case.

Così troviamo alberi di Natale, sempre più belli e sontuosi, dei veri e propri pezzi di arredamento, esposti nel salone già ai primi di novembre, in barba alla tradizione che vuole che l'albero si monti a Natale e si disfi per la Befana. E, insieme all'albero, luci, candele, lanterne luminose, stringhe, decori alle pareti, ghirlande, balconi con le luminarie, stelle di Natale, zerbini, copriletti, copridivani, cuscini, tessile di ogni tipo a tema natalizio. E i regali già pronti e infiocchettati sotto l' albero.

Neanche mia madre, che in tempi non sospetti consideravo molto “americana” nel suo senso per il Natale, perchè ha sempre amato molto addobbare la casa per Natale, ma rispettando comunque le date della tradizione, avrebbe mai osato tanto. Anni fa lessi un libro (c'è anche la versione cinematografica), In fuga dal Natale, di John Grisham, del 2001, che metteva in risalto proprio l'aspetto consumistico del Natale americano, con le famiglie della media e alta borghesia del quartiere che fanno a gara a chi ha gli addobbi e le luci (sia all'interno che all'esterno dell'abitazione) più ricche, più belle, più sfavillanti, a chi organizza il ricevimento più sontuoso, a chi fa la migliore beneficienza.

Si entra in un vortice in cui tutto appare eccessivo e ridondante, intriso di perbenismo mieloso e falso. Ma quando una di queste famiglie decide di sfuggire al Natale, rinunciando all' albero, al ricevimento, al Forsty sul tetto e alle luminarie per andare in crociera, ecco che diventa vittima del falso pietismo dei vicini, in un clima di diffidenza che porta, in un crescendo di ostilità, alle vessazioni, agli insulti e agli atti persecutori  per essersi sottratti a questa specie di gara dell' ipocrisia e del cattivo gusto.

Una forma di bullismo e di stalking, diremmo oggi. Ricordo che allora pensai che per fortuna noi non siamo cosi, che non saremmo mai arrivati a tanto, e che ancora conserviamo quello che è il tradizionale spirito natalizio. Adesso arriva anche la scienza a dare conforto a questa abitudine, sostenendo che chi addobba la casa in anticipo è più felice, perchè l'atmosfera natalizia evoca sentimenti legati all'infanzia, alle tradizioni familiari, tenendo lontani stress, tensioni e responsabilità della vita adulta.

Quindi , in poche parole, l'atmosfera natalizia, ci riconnetterebbe col bambino che è in noi, e per questo, di anno in anno, vogliamo anticiparla sempre più. Però anche qui c'è il risvolto della medaglia. Ossia il momento in cui dobbiamo smontare e metter via tutto. Si toglie l'albero, si staccano gli addobbi, si spengono le lucine, si mettono via i runner e i cuscini rossi, le candele, le ghirlande, vanno via i parenti e gli amici, ci si mette a dieta. Ed è subito solitudine, tristezza, maliconia.

Non a caso il blue monday, il lunedi più triste dell'anno, cade in genere a metà gennaio, complice il freddo, la poca luce, la ripresa della scuola, le analisi del sangue dopo le feste ma soprattutto la fine del periodo natalizio e lo smontaggio di albero e addobbi, segno tangibile che la strada per cercare la felicità dentro di noi e non al di fuori è sempre lunga, faticosa e irta di ostacoli.   Catia Catania

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