Ultime della sera. Per Flavio Montanari

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Maggio 2020 19:31
Ultime della sera. Per Flavio Montanari

Caro Flavio, adesso che ci hai lasciato, noi siamo qui al bivio tra due emozioni: una è quella di sentirti da sempre con noi e quindi anche adesso, presente per sempre; l’altra è quella della tua assenza improvvisa e brutale, che  quindi non si riempirà mai più.   Caro Flavio, adesso che sei partito, e che non sappiamo dove sei andato eravamo abituati a non parlarti più, ma pensavamo che non fosse vero che prima o poi avresti ripreso a parlare  con noi  che ci piaceva  sentirti dire cose inaspettate e sempre originali, nonostante gli anni, le illusioni, le delusioni ed i successi che prima o poi arrivavano sempre, quando meno te lo aspettavi.

  Caro Flavio, oggi che abbiamo visto come è crudele il mondo che prima ti abitua a crescere, ma poi ti sgrida perché sei cresciuto. Ed allora tu inventi il progetto  giovani, ma poi, non si sa perché, tu decidi di uscire dalla politica e di startene lontano per dieci anni, e poi ti ammali bloccando il meglio che tu sapevi fare, parlare, scrivere, insegnare, stimolare e vivere, in modo che adesso io sono costretto a scriverti una lettera. E non so se ti arriverà.   Caro Flavio, dopo che ci hai insegnato a stare assieme con persone diverse e gradevoli, indipendentemente dalla loro ideologia o religione, e passando dall’organizzazione di convegni notturni con il ministro Gianni De Michelis ed inventando parole nuove, come il pergiornamento, il progetto Lara per gli studenti universitari di molte università italiane, e gli incontri in Villa Fede di Rivanazzano, dove c’era stato il comando delle SS tedesche e di notte si diceva arrivavano dei fantasmi che forse erano delle suore che avevano abitato quella Villa.

  Caro Flavio, dopo che tu ti sei trasferito da Forlì a Voghera, creando un gruppo di amici che costruirono la Scuola di conduttori di gruppo, la più bella delle scuole che ho avuto il piacere di dirigere con te e con Gianni Schiesaro e la sua Fondazione Adolescere; ora diretta da Silvia Armandola. Dove prima c'era un orfanotrofio. Da questa sono  state formate molte persone plurali, capaci di fare quello che è stato chiamato il soggetto plurale, che negli anni caldi del sessantotto ha dato un contributo allo sviluppo di una nuova Italia, capace di uscire dal terrorismo e dalla tentazione autoritaria.

Ed anche capace di inventare nuove attività.   Caro Flavio, adesso che ti scrivo col dolore che mi viene dalle molte cose che avrei voluto fare assieme a te, dai mondini delle tue piante grasse, al thè verde, dalla crescita del tuo cane Mac, alla mia autonomina a gran maestro del Cabanon, vino  delizioso, con cui abbiamo innaffiato le riunioni della fondazione Adolescere, quando tutto si trasferì alla Villa Penicina  vicino al Passo di Monte Penice. E lì fantasticammo di molte cose che tu avevi in mente ed  hai  realizzato, fino a quando abbiamo scoperto il vino spumante 222 in commemorazione della vittoria dei cartaginesi sui romani nell’anno 222 avanti Cristo sul fiume Scrivia, vino che berremmo ancora molto con te.

  Caro Flavio, quante serate passate a casa tua quando io mi addormentavo sulla tua poltrona Ikea e tu con la tua compagna Alessia ed il tuo cane Mac tentavate inutilmente di svegliarmi, fino al mattino dopo quando dalle finestre di casa tua a Voghera si sentivano le voci dei cani e si vedevano le montagne bianche di neve  ed io mi dovevo svegliare col thè verde per andare a lavorare.  Vedevamo e commentavamo di tutto assieme, per preparare i futuri conduttori di gruppo, quelli che continuano a credere che la speranza di benessere è già benessere e che può essere chiamato bellessere e che l'organizzazione è uno stato d'animo.

  Caro Flavio, ricordi quella serata a Mazara del Vallo con tanti amici a tentare di organizzare  una scuola di dinamica di gruppi a Trapani? Questo fu l’inizio di un’impresa che pubblicò un libro sul perdono con il titolo Il colore dell’acqua. Spesso io rileggo questo libro, ricordando quella serata: da quella sera Mazara è diventata per tanti di noi terra di fantasie ed avventure. E penso al libro scritto con tua figlia Silvia, Dal branco al gruppo, segno di eredità e di immortalità delle idee.

  Caro Flavio, i ricordi si accavallano, scrivendo. I nomi non bastano più, sino a quando ci troviamo tutti su di un pullman in giro per un deserto  ed un lago in Uzbekistan. E poi a Samarcanda col Rettore di quella Università  che voleva parlarci del lavoro di gruppo, perché gruppo in russo si dice sovieth, ma noi non sapevamo il russo. Ma ciò nonostante ci capiamo perfettamente! E  poi i tappeti  di Bukara ed i bambini che parlano in italiano ed il petrolio nei pozzi ai lati delle strade, ed io dentro una mercedes in giro in questo sterminato Paese: quante idee di cose da fare ancora insieme, ma quando?   Caro Flavio, mai come allora stare insieme ci sembrò necessario.

Tu socialista  esperto, io socialista confuso, quanto è possibile esserlo per un socialista, abbiamo popolato la Penicina, questa villa spopolata da anni, l'abbiamo popolata noi di multiple delizie, gastronomiche e non.  Una cuoca straniera si naturalizzò rapidamente: e noi siamo stati anche il suo prodotto. Mi hai detto una volta che ti era sembrato difficile all’inizio lavorare assieme, ma ti assicuro per me non è mai stato difficile. Nel parco all’aperto a 1200 metri d’estate soprattutto, il pensiero andava veloce.

Molte persone vennero ad assaporare il tuo programma Lara e si vide sùbito la tua straordinaria sensibilità  per i problemi giovanili che si affacciavano impetuosi ed urgenti all’inizio del terzo millennio. Adesso che ci siamo, anche grazie a te, rinforzati in questa convenzione giovanile, possiamo  dire che il futuro ci aspetta con un pieno di legittimità, di rappresentanza, di rappresentatività e di rappresentazione. Ed io a novanta anni ti scrivo una lettera.   Caro Flavio, la realtà ci porta spesso lontano dalla verità.

Così è vero: scoppiano le guerre, ma nascono anche le amicizie. La mia per te e la tua per me. Ma le vere amicizie sono sempre circondate da questa idea di gruppo, e di plurale, perché non c’è gruppo senza futuro e non c’è futuro senza gruppo.  Prima ci siamo declinati in un mondo pieno di programmi, un mondo che sembrava a portata di mano. Poi arrivò il nulla, il buio e l'inaspettato. Spero noi siamo forti abbastanza per sopportarlo. C’è un proverbio olandese che dice “le  vere amicizie sono quelle che restano amiche”.

Il significato è enigmatico, ma coglie il significato profondo della tua vita, come ha ricordato Gian Luca Zattini il sindaco di Forlì, la caparbietà, la tendenza a connettere, una caratteristica che noi italiani abbiamo molto frequente,  con relazioni e associazioni ed improvvisazioni adesso tutto questo ci viene in soccorso. Noi non vogliamo concludere, ma vogliamo continuare. Con te e dopo di te.  Vicino a Selinunte e vicino a Mazara. Ma anche vicino a Bologna e vicino a Forlì. Non sappiamo cosa e per che cosa.

Per essere pronti per quando sarà il momento: che oggi piange, ma spero domani saluterà. Ciao Enzo   Enzo Spaltro      

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