Ultime della sera: “Oscar Wilde, dandy e socialista”

Redazione Prima Pagina Mazara
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11 Gennaio 2021 19:16
Ultime della sera: “Oscar Wilde, dandy e socialista”

di Francesca RUSSO Per il grande pubblico, Oscar Wilde (1854 - 1900) è l'esponente simbolo del Decadentismo europeo, l'incarnazione più compiuta del dandy, colui che meglio di ogni altro ha saputo vivere la propria vita come un'opera d'arte. Non deve tuttavia sorprendere se fra la sua corposa bibliografia si trovi un saggio intitolato "L'anima dell'uomo nella società socialista" (1891). Un libro che ha suscitato fin dalla sua prima apparizione reazioni contrastanti sia tra i semplici lettori sia tra gli intellettuali.

Marxisti e liberali, seppur con motivazioni profondamente divergenti, ne hanno negato la natura e il valore politici, liquidandolo come una boutade; al contrario, gli anarchici lo hanno favorevolmente accolto come l'espressione di un programma politico radicalmente socialista. A mio parere, nel tentarne una serena valutazione, non bisogna dimenticare che il culto per la Bellezza e il gusto della provocazione siano i tratti distintivi del letterato irlandese e senza considerare adeguatamente i quali si rischia facilmente di travisarlo.

Non escludo che Wilde, sornione e graffiante come i suoi adorati gatti, abbia fatto proprio il detto <<parlare alla nuora affinché la suocera intenda>> e, col pretesto del socialismo abbia voluto infliggere un'impertinente stilettata all'insincera, opprimente e farisaica società vittoriana, quasi presago delle sofferenze e dell'emarginazione che avrebbe dovuto subire di lì a poco e che lo avrebbero portato alla prigionia e alla morte. Le suggestioni e le influenze culturali leggibili fra le righe sono da ricercare in G.

B Shaw, W. Pater e F. Nietzsche, a confermare che, dietro l'apparente frivolezza, Wilde possedeva una solida erudizione. Le circa cinquanta pagine si esprimono attraverso una serie di paradossi in cui l'autore compie la sua transvalutazione dei valori e del linguaggio corrente, l'altruismo e la filantropia vengono definiti come le pratiche più idonee a perpetuare il triste fenomeno della povertà. Con l'avvento del socialismo invece questa piaga sociale verrà risolta liberando gli uomini dalle detestabili e avvilenti opere di carità.

A tal scopo, il primo passo è l'abolizione della proprietà privata, fonte primaria di diseguaglianze e di risentimento, il secondo è l'abolizione del matrimonio, assurda istituzione che priva l'individuo della libertà di amare. Bisogna inoltre cominciare a considerare la disobbedienza come una grande virtù, definita <<original virtue>>, in esplicita contrapposizione al biblico <<original sin>>. Un altro significativo paradosso è il socialismo come perfetta realizzazione individualistica, in cui Gesù Cristo viene considerato il primo socialista, colui che ha saputo coniugare crescita personale e condanna dei beni materiali.

Il saggio si conclude descrivendo il ruolo dell'artista nella nuova società. Egli dev'essere libero da qualsiasi forma di limitazione, sia da parte dell'autorità sia da parte della pubblica opinione (lampante riferimento al "Ritratto di Dorian Gray", tacciato di immoralità). Il testo di Wilde, se valutato secondo il metodo storiografico o sociologico, sicuramente non è esente da contraddizioni e incoerenze; tuttavia non è questa la chiave giusta per una proficua comprensione. Il suo scopo non è presentare un manifesto politico, bensì destabilizzare e mettere in crisi la società del tempo, svelare l'ipocrisia e l'assurdità della mentalità aristocratica nonché il perbenismo, la grettezza e il materialismo di quella borghese per mezzo della sua penna raffinata e tagliente come un fioretto.

Sono fermamente convinta che l'eccentrico Oscar possa essere ancora un ottimo antidoto contro i pericolosi e ottusi eccessi neopuritani del politicamente corretto.   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna. Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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