Ultime della sera: “Migrare a Sud”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
17 Settembre 2020 18:24
Ultime della sera: “Migrare a Sud”

Conversazione con la scrittrice Marinette Pendola sui “siciliani di Tunisia” Sabato 5 settembre incontro, presso la libreria Diari di Bordo di Parma, la scrittrice Marinette Pendola, una siciliana di Tunisia, come ama definirsi lei. Marinette è una donna molto alla mano. Parlare con lei è come riscoprire una parte di storia d’Italia dimenticata. Anche il suo modo di raccontare garbato e gentile racconta una vita di altri tempi. Nata in Tunisia da genitori siciliani, oggi Marinette ha recuperato l’identità storico culturale della sua famiglia e del suo contesto d’origine, anche attraverso la scrittura.

Insegnante di lingue e letteratura francese alle scuole superiori, Marinette vive oggi a Bologna e scrive, soprattutto. Qualche anno fa Marinette entrò a far parte del gruppo di lavoro “Progetto della memoria”, istituito dall’ambasciata italiana a Tunisi negli anni ‘90, e così cominciò a scrivere e a recuperare la memoria della sua infanzia in terra tunisina. Scrisse un primo libro riguardante la cucina dei suoi antenati dal titolo L’alimentazione degli italiani di Tunisia (Finzi, 2005).

Inizialmente quello di cucinare i piatti tipici anche in una terra straniera era il modo per potersi sentire a casa. Erano soprattutto le donne che, cucinando allo stesso modo che in patria, facevano ritrovare odori, sapori e tradizioni Marinette, nella sua chiacchierata, ci racconta che per fortuna anche in Tunisia si potevano trovare arance, pomodori, olio e altri ingredienti per cucinare bene i piatti tipici siciliani. Nel 2007 Marinette scrive un vero e proprio saggio “Gli Italiani di Tunisia.

Storia di una comunità (XIX-XX secolo)” , pubblicato da Editoriale Umbra. Quella dei siciliani che emigrarono in Tunisia alla fine dell’800 è una storia che pochi italiani conoscono. Molti italiani quando vedono i barconi dei migranti che nella migliore delle ipotesi arriva a Lampedusa, non ricordano che anche gli italiani sono stati “gli altri”, vittime del pregiudizio, e del luogo comune, spesso definiti violenti e  criminali anche quando non lo erano. I siciliani, secondo la propaganda, erano quelli che avevano sempre un coltello o un revolver in mano.

Il linguaggio, le immagini distorte, la comunicazione purtroppo non sono molto cambiate neanche oggi. Qualche anno dopo Marinette scrive “La riva lontana”, pubblicato da Sellerio nel 2000, un romanzo autobiografico che descrive la sua ’infanzia tunisina nel periodo coloniale. Negli ultimi anni, per Arkadia Editore,ha pubblicato tre romanzi. La traversata del deserto nel 2014, racconta del ritorno degli emigrati dalla Tunisia all’Italia. Marinette ci parla in proposito della sua peregrinazione in Sicilia, alla ricerca delle proprie origini e di come si sia stupita di trovare a Giarratana, un paese della collina ragusana, la signora Carmela, addetta all’accoglienza dei migranti di ritorno, che l’ha portata tra le vie del paese a cercare i luoghi nei quali erano nati ed avevano vissuto i suoi bis e trisnonni.

Il romanzo “L’erba di vento”, pubblicato nel 2016 , è la storia di una donna che non si sottomette alle convenzioni del suo tempo. Infine quest’anno è uscito “Lunga è la notte”, racconto di un bambino e dell’uomo che diventa dopo essere sopravvissuto ad una vicenda drammatica ( realmente accaduta all’interno della comunità tunisina dei siciliani nel periodo precedente la Grande Guerra ). Diversi sono i modi di dire che i siciliani si portano dietro nelle loro peregrinazioni insieme alla filosofia di vita.

“A notti è longa” per un siciliano vuol dire che passerà un lungo periodo di buio ma anche che non ci si può fare nulla e che lo si affronterà al meglio. Marinette comincia a raccontare che alla fine dell’ottocento, subito dopo l’unità d’Italia, non c’erano molte opportunità lavorative in Sicilia e i suoi bisnonni, provenienti da diverse parti della Sicilia si ritrovarono tutti in Tunisia. Facevano parte di una comunità di circa quattromila siciliani che aveva attraversato il canale di Sicilia in cerca di fortuna nelle campagne tunisine e nelle miniere di bauxite.

Cercavano l’America in Tunisia, come si diceva allora. E la trovarono. In quel periodo la Tunisia era ancora un protettorato francese, non mancava proprio nulla: c’erano teatri, cinema, librerie, un ospedale italiano, scuole , enti di beneficienza. Nonostante tutto i siciliani in Tunisia riuscirono ad integrarsi non solo a Tunisi ma anche a Sfax, Sousse, Madhia e Hammamet, a convivere con la popolazione locale nonostante tradizioni e religioni differenti. Molti ricordano che La Goulette, una località tra Tunisi e Cartagine, era chiamata una volta “la piccola Sicilia” perché era stata creata dai siciliani di allora che erano riusciti persino a creare un idioma del tutto particolare: un arabo sicilianizzato, con qualche francesismo, usato ancora come lingua locale.

Marinette ci ricorda che i suoi bisnonni non erano andati a scuola, parlavano solo il siciliano di allora, l’italiano quasi mai perché non si parlava ancora in tutta la penisola. Migrare a sud sembra strano, ma in realtà è quello che fanno gli uccelli migratori: andare alla ricerca di regioni calde. I siciliani in Tunisia, in fondo, andarono solo dall’altra parte del Mediterraneo. Quando, qualche decennio più tardi, furono i tunisini a venire da questa parte, i siciliani se ne ricordarono, e se ne ricordano ancora oggi, ma forse non tutti.

È per questo che alcune storie vanno sempre riprese e ri narrate. Saveria Albanese

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza