Ultime della sera. Lettera a Maria Callas

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
21 Aprile 2020 18:13
Ultime della sera. Lettera a Maria Callas

Cara Maria, posso dire di conoscerti da sempre. Ho ascoltato fin da piccola i brani d’opera che ti hanno reso celebre fino al punto di essere chiamata “divina”. Ricordo i pomeriggi d’estate in cui ristorandoci con una fresca granita , parlavamo in famiglia con lo zio baritono dei cantanti lirici e delle loro esibizioni con annessi aneddoti dietro le quinte. Lui ci raccontava di Pavarotti, di Placido Domingo e noi lo ascoltavamo molto incuriositi e ansiosi di conoscere i segreti delle star della musica lirica.

Ma di te, oltre a sostenere la tua superiorità sulle voci allora conosciute, si metteva in risalto l’infelicità che caratterizzò gli ultimi anni della tua vita. Sembrava impossibile che una donna di talento come te avesse potuto vivere una così grande e devastante delusione d’amore, come una donna qualunque. Invece, né la fama, né la voce portentosa e nemmeno la grande personalità di cui eri dotata ti hanno impedito di innamorarti senza riserve di un uomo che ha sconvolto completamente la tua esistenza.

Personalmente, ritengo che il tuo ricordo debba volare alto, a prescindere dagli eventi che ti hanno reso infelice. Tu sei sempre “la divina”, il soprano più talentuoso del novecento. Ti sei esibita nei teatri di tutto il mondo, riscuotendo un successo unico che raggiunse l’apice a Parigi,  nel dicembre del 1958. Al Palais Garnier, andasti in scena davanti ad ospiti come Charlie Chaplin, i duchi di Windsor e l’allora presidente francese Renè Coty. Quell’esibizione passò alla storia della lirica per la tua inimitabile interpretazione.

Al termine, dietro le quinte, vennero in molti a complimentarsi con te e a renderti il meritato omaggio. Tra questi, c’era il milionario Aristotele Onassis. Nacque un amore travolgente . Tutta la passione che trasmettevi nel canto esplose in quell’occasione. Il tuo matrimonio aveva assunto sempre più le caratteristiche di un accordo professionale e tuo marito era ormai un perfetto manager più che un compagno di vita. Non potevi continuare a vivere in una situazione mediocre. Il tuo motto prima di andare in scena era “Tutto o niente”.

Dovevi sentire che la tua preparazione era perfetta, altrimenti  rifiutavi di esibirti, come accadde all’Opera a Roma, quando desti forfait al termine del primo atto della Norma. Quel “tutto o niente” fu anche il motto della tua vita  e fu il motivo per cui mettesti fine al tuo matrimonio e iniziasti una relazione con Onassis.  Lui fece di tutto per conquistarti, attratto probabilmente anche dalla tua fama , perché come dissero all’epoca , uomini come lui appartengono alla categoria dei seduttori seriali di donne importanti, della cui notorietà vogliono nutrirsi per accrescere la propria.

Non so cosa ti abbia indotto ad innamorarti di lui. Ma posso immaginarlo. Suppongo che il fatto di essere entrambi greci non sia stato indifferente. Eravate entrambi appartenenti ad un mondo ricco di storia e di poesia. Avevate l’anima in comune, e questo per te rappresentava il suggello di un sodalizio preparato fin dall’antichità, da poeti, filosofi , e anche da quegli esseri soprannaturali che decidevano liberamente della sorte degli umani, gli dei dell’Olimpo. La tua figura mi riporta immediatamente in mente quella dell’infelice Didone.

Anche lei fu prescelta dagli dei per il raggiungimento di imperscrutabili obiettivi, rivelandosi vittima del loro capriccio. E per quanto il Fato non aveva individuato in Aristotele il fondatore di un nuovo popolo, quale fu Enea, sembra che egli fosse comunque incaricato a svolgere una missione che lo avrebbe portato lontano da te. Chissà quante voci, dentro e fuori , ti avevano invitato a non abbandonarti ai sentimenti che provavi. Anche la regina di Cartagine lottò molto con se stessa per rinunciare ad una passione che poteva costarle cara.

Ma entrambe avete scelto la via dell’amore e purtroppo anche quella dell’infelicità. Nessuno può giudicarvi, perché la sapienza rispetto a ciò che è giusto e ciò che non lo è, ha la caratteristica di farsi sentire forte e chiaro solo dinanzi alle scelte altrui.  Didone decise di morire, mentre tu ti spegnesti lentamente, dopo aver abbandonato le scene ed esserti rifugiata nel tuo appartamento a Parigi nel quale non lasciavi entrare più nessuno. Non c’è mai stata nella storia una cantante lirica che ti abbia superato nella voce e nell’interpretazione dei personaggi, che diventavano un tutt’uno con la tua persona.

Per questo voglio ricordarti con Norma ,che rappresenta la tua esibizione per eccellenza e svela la tua più profonda natura di sacerdotessa dell’amore e della vita. “Casta Diva, che inargenti Queste sacre antiche piante, A noi volgi il bel sembiante Senza nube e senza vel.. Tempra, o Diva, Tempra tu de cori ardenti Tempra ancora lo zelo audace, Spargi in terra quella pace Che regnar tu fai nel ciel..” ( Bellini, Norma)   Josepha Billardello

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