Ultime della sera. Lettera a Franca Sozzani

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
16 Aprile 2020 18:26
Ultime della sera. Lettera a Franca Sozzani

Cara Franca, è difficile per me scriverti, ma è anche qualcosa che desidero tantissimo. Tu sei appartenuta ad un mondo distante dal mio, anzi assolutamente inavvicinabile per me, il mondo della moda. Dal 1988 hai ricoperto il ruolo di direttrice di Vogue Italia al quale si è aggiunto il titolo di direttrice di Condè Nast per l’Italia. Dagli anni settanta in poi la tua professionalità ha illuminato i più grandi stilisti italiani che in te hanno avuto un importante punto di riferimento. E nonostante durante tutti gli anni passati io sia rimasta in una quasi assoluta indifferenza nei confronti del mondo della moda, adesso , chissà per quale recondita ragione, mi trovo attratta dalla tua storia e da tutto quello che hai lasciato in eredità al futuro.

Ma accostandomi alle notizie sulla tua vita e sul tuo lavoro, mi accorgo del motivo che mi ha spinto a scriverti. Tu non sei stata soltanto la più influente signora della moda italiana, icona del fashion system, ma hai sfruttato il privilegio della tua condizione per dire delle cose al mondo, molto importanti. Tramite la tua professionalità, la moda è diventata il veicolo di messaggi molteplici, non solo legati all’estetica. Sei stata rivoluzionaria e hai avuto delle grandi intuizioni pensando di utilizzare la capacità mediatica della moda per parlare in modo diretto al pubblico e mettere in crisi pregiudizi consolidati ridefinendo il concetto stesso di moda e quello di bellezza, strettamente legati.

E questo mi ha profondamente colpito. Innanzitutto hai trasformato in modo rivoluzionario le copertine di Vogue, affrontando, attraverso la fotografia, temi quali la chirurgia estetica, la violenza sulle donne e il razzismo.  Hai avuto il coraggio non solo di parlare di questi argomenti con un articolo, ma con l’incisività di interventi veri e propri. Per affermare che la bellezza delle donne va al di là del colore della pelle, partendo dalla constatazione  che fino a quel momento la maggior parte delle modelle erano bionde con gli occhi azzurri, hai realizzato il Black Issue, un intero numero di Vogue dedicato esclusivamente alle modelle di colore.

Ma la tua genialità è andata oltre, rompendo completamente gli schemi , superando, come Ulisse, le colonne d’Ercole del mondo allora conosciuto. Nessuno prima di te si era allontanato dai canoni classici nella considerazione del bello. Tu hai tracciato la strada  a molti stilisti e giornalisti di moda che hanno valorizzato l’unicità dei volti e dei corpi, dando risalto anche ai difetti  e diffondendo un nuovo ideale estetico. E’ grazie a persone come te, che ci siamo liberati dall’idea di una bellezza dai canoni prestabiliti, a cui tendere, anche a costo di ammalarci nel corpo e nello spirito.

In quanto figlia di questo tempo ti sono grata per tutto ciò. Posso guardarmi allo specchio e vedermi bella. Stare bene con me stessa, con ottimismo e fiducia. Solo guardando da  tale prospettiva possiamo assimilare nelle nostre vite l’incredibile frase di Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo”. Altrimenti la bellezza distruggerà il mondo, come è avvenuto molte volte purtroppo, con i disturbi alimentari  che hanno interrotto giovani vite o interventi di chirurgia estetica che si sono rivelati fatali.

Cara direttrice, hai speso la tua vita seguendo delle priorità che non erano solo l’ambizione e il successo, ma gli affetti, quelli più intimi, accompagnati sempre da una fiducia nel genere umano e nelle sue potenzialità. Hai scoperto talenti e li hai fatti apprezzare in tutto il mondo, instaurando rapporti basati su una grande stima reciproca e sulla libertà d’azione. Bruce Weber ha scritto di te “Quando ti mandavo tutte queste foto, scrivevo sul pacchetto ‘personale’. Adesso mi rendo conto che le scattavo per te, perché eri l’unica persona che poteva davvero capirle”.

E parlando del  connubio professionale con il fotografo newyorchese Meisel, hai affermato: “È una cosa fantastica perché ti fidi di quella persona, ti fidi della sua creatività, e non devi preoccuparti di niente”. Infatti, hai compreso quanto sia importante la libertà per essere completamente creativi , dopo aver sperimentato su te  stessa i rischi legati all’originalità e all’anticonformismo. Hai rischiato anche il licenziamento, all’inizio della tua carriera ,quando ti sei scontrata con i vertici  dell’editoria , per le tue idee ribelli e provocatorie, ma non hai mai smesso di affermare che ”Il sogno dev’essere sempre grandioso”.

E questa frase è un invito a liberarsi dalla paura delle proprie idee e del raggiungimento del successo vissuto ancora come anelito negativo in una cultura che privilegia altri valori, più tradizionali e per tale ragione, più rassicuranti. Josepha Billardello

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