Ultime della sera: “La donna come simbolo della Francia”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
25 Gennaio 2021 20:15
Ultime della sera: “La donna come simbolo della Francia”

Voltaire, nel suo libro dedicato al secolo di Luigi XIV, dichiara che le "Maximes" del duca di La Rochefoucauld, siano il testo su cui si è formato principalmente il gusto della Francia. Il raffinato cinismo, la leggerezza con cui i cortigiani simulavano e dissimulavano loro stati d'animo, il linguaggio forbito e tagliente, la "politesse" che accompagnava anche la peggior perfidia hanno continuato a intridere la lingua e il carattere dei nostri cugini d'Oltralpe. Tali influenze si sono riversate anche nei rapporti fra uomo e donna.

Se gli amori descritti da tanta letteratura del Settecento, vissuti fra matrimoni interessati e sfrontati adulteri, possono disturbare nel loro ipocrita disincanto, all'osservatore attento non può sfuggire che è proprio in quegli ambienti che germogliano i semi dell'emancipazione femminile e dove vengono sgretolati due antitetici e specularmente soffocanti stereotipi delle lettere medievali: Beatrice, la donna angelicata e Taide, la donna tentatrice. Non è un caso che la donna occuperà sempre un posto da protagonista nella superlativa per ricchezza ed eleganza letteratura francese.

L'esempio scelto è tratto da una breve novella di Maupassant, "Le idee del Colonnello", non è  fra le più note né fra le più più belle ma è molto illuminante. La donna è una giovane senza volto, senza nome, senza personalità, ma in quelle circostanze drammatiche e disperate rievocate dal vecchio militare diventa il simbolo della femminilità e dell'amore fino a sublimarsi nell'amor di patria. La novella basa il suo intreccio su un ricordo della guerra franco-prussiana del 1870. Una guarnigione di soldati francesi batte in ritirata senza alcuno spiraglio di scampo in un territorio dominato dagli odiati nemici.

All'improvviso, l'urlo disperato di una donna interrompe il freddo silenzio nel paesaggio innevato; un anziano e una fanciulla terrorizzati tentano la fuga per non soccombere alle ingiurie dei prussiani. La tenerezza e la soavità femminile di questa fanciulla indifesa ha la potenza di risvegliare in quei soldati infiacchiti e abbrutiti un coraggio e una forza di volontà altrimenti impossibili, dimenticano la fame, il freddo, la stanchezza e improvvisano una lettiga su cui trasportare la fanciulla ormai esausta per gli stenti e per la paura.

I soldati la issano come un'insegna gloriosa e si rimettono in marcia pronti ad affrontare il temibile esercito prussiano e dimostrare il valore dei francesi. Il racconto ha indubbiamente i suoi limiti, è frutto della fantasia dell'autore e forse è pure un po' inverosimile, ma il suo valore sta nell'esprimere efficacemente un atteggiamento profondamente presente nei francesi, l'identificazione dell'amore per una donna connazionale con l'amor di patria. Infatti, Giovanna d'Arco è stata la prima patriota e la Marianna il simbolo della République nata dalla Rivoluzione.

Dunque, dobbiamo necessariamente credere alla vicenda narrata dal colonnello e urlare insieme con lui <<Vive la France ! >>.

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