Ultime della sera. Il Viaggio

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
13 Dicembre 2019 19:30
Ultime della sera. Il Viaggio

Si, viaggiare evitando le buche più dure senza per questo cadere nelle tue paure… E tornare a viaggiare e di notte con i fari illuminare chiaramente la strada per saper dove andare (Si, viaggiare di Battisti/Mogol 1977) Così cantava Lucio Battisti alla fine degli anni settanta in questo inno alla vita attraverso la metafora del viaggio, come anche Francesco De Gregori nei primi anni novanta ci raccontava in “Viaggi e Miraggi” e “Compagni di Viaggio” che il viaggio non finisce mai, specialmente se si è in due.

Dietro a un miraggio c'è sempre un miraggio da considerare, come del resto alla fine di un viaggio c'è sempre un viaggio da ricominciare. (Viaggi e Miraggi di Francesco De Gregori 1992) Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai potranno scegliere imbarchi diversi saranno sempre due marinai. (Compagni di viaggio di Francesco De Gregori 1996) Quando si diventa viaggiatori si diventa dipendenti, tutto la propria vita ruota attorno al mondo e al desiderio di vederlo, di toccarlo, di abbracciarlo.

Viaggiando si diventa più sensibili, si capiscono meglio tante cose, tra cui il valore della diversità ma soprattutto il valore del proprio tempo. Viaggiare ti apre una finestra nel mondo, sia esteriore che interiore, e ti permette di vedere tutto con prospettive differenti. Il viaggio ti regala speranza, perché quella capisci che è un valore che ti appartiene da sempre, da quando sei venuto al mondo e hai deciso di lottare per il tuo futuro. Non importa quanti chilometri farai, quanto distante ti spingi, la differenza sta solo nell'essere viaggiatore anziché semplice vacanziere.

Il primo ha negli occhi la scintilla della passione, dell'esplorazione, dell'avventura, il secondo cerca solo un luogo in cui potersi rilassare. Può anche essere che l'uno non precluda l'altro ma il viaggiatore si riconosce soprattutto da una cosa: ha scarpe comode e un cuore grande pronto ad accogliere le bellezze del mondo che lo circonda. Anche Piero Pelù nei primi anni del nuovo millennio ci parla del viaggio introspettivo che facciamo quando ci scrutiamo dentro fino in fondo. Viaggio verso qualche cosa che è gia' dentro di noi dentro gli sguardi e dentro le parole siamo passeggeri e non so ancora dove (Viaggio di Piero Pelù 2008).

In letteratura invece il personaggio che più di tutti incarna il senso del viaggio è sicuramente Ulisse, personaggio mitologico che non rappresenta solo il viaggiatore per eccellenza ma è anche simbolo di astuzia e intelligenza, capace di superare tutti i pericoli che trova sulla strada per ritornare a Itaca. Insidie inaspettate e forze occulte mettono a dura prova Ulisse e il suo istinto di sopravvivenza nel suo lungo cammino che dura vent’anni. Ulisse è costretto a mettere in atto assurdi travestimenti e falsi racconti pur di allontanare da se la morte e continuare a sperare il ritorno nella sua amata terra.

Il viaggio di Ulisse non può e non è da considerarsi come unica finalità e scopo quella del ritorno a casa, ma diventa uno stimolo di ricerca continua, di confronto e di sfida. Ed infine mi piace concludere con Italo Calvino che nel suo libro “Le città invisibili” del 1972, ci descrive prendendo spunto dalla globalizzazione, un viaggio mentale fuori dal tempo, una riflessione sulla riscoperta dei rapporti dell’uomo con la natura, una descrizione variegata del mondo delle città, in un immaginario dove tutto è il contrario di tutto.

Francesco Sciacchitano

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