Ultime della sera. Il profumo della libreria

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Aprile 2020 20:10
Ultime della sera. Il profumo della libreria

“Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare.” Carlos Ruiz Zafon Ho pensato molto al loro profumo, in questi giorni in cui si è tornato a parlare delle librerie. In questo lento, timido e incerto ritorno alla normalità che si compirà a piccoli passi, il governo ha decretato la possibile apertura, da oggi, delle librerie. Attorno a questa decisione è nata una discussione sulla sua opportunità.

Perchè proprio le librerie? Possono considerarsi i libri beni di prima necessità o è un gesto puramente simbolico? E se ha solo valenza simbolica è giusto farlo sulla pelle dei librai mettendone a repentaglio la sicurezza ma anche la tenuta economica? In una città deserta dove tutto è ancora chiuso e dove continua a vigere il divieto di uscire da casa, quante persone si recherebbero nelle librerie, luoghi non particolarmente affollati neppure in tempi normali? E i lettori, quelli veri, quelli che le librerie le frequentano tutto l'anno e non certo per avere la scusa di uscire a fare due passi in tempi di segregazione domestica, come vivono questa novità? Chi ama leggere, il cosidetto lettore forte, un escamotage per procurarsi i libri lo ha già trovato in questi due mesi.

C'è chi è ricorso al servizio a domicilio offerto da alcune librerie, chi si è convertito all'ebook, chi ad Amazon (o magari vi ricorreva già prima), chi è tornato al tradizione prestito o scambio tra amici e parenti, chi - l'acquirente compulsivo - aveva già a casa una buona riserva a cui attingere, qualcun altro, a malincuore, ha deciso di riprendere in mano quei due o tre libri già iniziati e mai finiti perchè lo avevano poco coinvolto in altri tempi, facendo di necessità virtù. Qualcuno non è proprio riuscito a leggere, in questo periodo strano e surreale, vissuto come dentro una bolla, in una costante sospensione del tempo e dello spazio.

A distrarci l'ansia che ci ha paralizzati di fronte ad una situazione in cui eravamo disarmati, senza strumenti né esperienza da contrapporle, e di conseguenza la compulsiva ricerca della notizia dell' ultimo minuto che ci ha tenuti aggrappati ai social, alla tv, ai siti d'informazioni, alle chat di gruppo in attesa di una novità, di un cambiamento, di una via d'uscita. La lettura di un libro richiede un tempo lento e rarefatto, una mente sgombra e accogliente che consenta di entrare nella storia e di farsi da essa penetrare, pagina dopo pagina.

E' uno scambio osmotico e alla pari, nessun pensiero ossessivo, nessun timore o distrazione deve frapporsi tra il libro e il lettore. Eppure, nonostante questa incapacità attentiva, questa barriera che ci ha impedito di sfruttare l'isolamento per leggere, come mai prima d'ora il libro sul comodino è stato necessario, presenza confortevole familiare, compagnia, consolazione. Era lì, se serviva, e questo ci bastava. Ora che l'allerta si è abbassata e scivoliamo gradualmente verso una ritrovata normalità, mi rendo conto che molti lettori accolgono la riapertura delle librerie con sentimenti diversi, chi con gratitudine, altri con stupore, altri ancora con indifferenza.

Perchè, diciamolo pure, per i suoi frequentatori abituali, la libreria non è un negozio dove entri, chiedi il titolo, paghi e vai via. La libreria è un luogo dell'anima, e' nutrimento dello spirito, è quel posto dove entri per immergerti in un'atmosfera che non trovi da nessun'altra parte. La libreria è un'esperienza sensoriale dove quasi tutti i sensi vengono allertati e messi in gioco, dalla vista all'olfatto, dal tatto all'udito. La libreria è il luogo dell'incontro, dello scambio, della ricerca, della scoperta, dello stupore, dei ricordi.

Chi ha studiato a Palermo negli anni '80 e '90 ricorda come la Feltrinelli, nella sua vecchia sede di via Maqueda fosse l'ultimo rifugio di noi studenti prima di rincasare, in una città ancora povera di occasioni di svago e di cultura e dove già dopo le diciannove scattava il coprifuoco e c'era pochissima gente in strada. Il salto alla Feltrinelli era un modo di incontrare i propri simili. Ci si annusava, ci si riconosceva. Quante amicizie nate tra quegli scaffali, quanti amori mai consumati e mai vissuti! Vedevi un tizio con in mano un libro di Kundera e lo immaginavi per la strade di Praga con Thomas e Tereza, o se sfogliava Tabucchi sognavi  Lisbona con Pereira, o ti vedevi con lui in Cile se accarezzava un libro della Allende o a Macondo se sbirciavi qualcuno con Cent'anni di solitudine fra le mani.

Non esistevano i social allora, e quello era un modo per riconoscersi, per immaginare l'altro, per testare le affinità elettive. In libreria un libro lo tocchi, lo sfogli, lo annusi, lo cerchi disperatamente tra centinaia di altri libri. In libreria entri con un titolo in testa ed esci con un altro nella busta. Cosa diventerebbe una libreria asettica come una stanza d'ospedale, dove entrare con guanti e mascherine, dove l'odore del disinfettante copre l'odore dei libri? Le librerie in questi ultimi anni sono stati gli ultimi presidi culturali rimasti, per bambini ed adulti.

Sono centri di incontro, di aggregazione, di scambi culturali. Organizzano rassegne letterarie, presentazioni di libri, incontri con autori, laboratori di lettura per bambini. Le librerie hanno creato delle vere comunità di cittadini che si incontrano, hanno fatto incontrare il lettore con l'autore, incentivato dibattiti, spesso spronato le amministrazioni ad aprire spazi della città alla cultura, e per questo non possono essere considerate solo come dei luoghi di vendita di merci, come prevede questo decreto.

I librai hanno resistito, si sono reinventati, non hanno lasciato sola la propria comunità, hanno letto favole al telefono ai bambini, effettuato le consegne a domicilio come massima dimostrazione di resistenza. E di tutto questo, finita l'emergenza, bisognerà tenerne conto. Non serve lasciarli soli ad immolarsi come eroi in una città ancora deserta per tenere alta la bandiera della cultura. Facciamo in modo piuttosto che siano luoghi fruibili e attrattivi quando le città torneranno ad animarsi, sostenendoli sempre.

Abbiamo chiesto cosa pensano di questa novità alle titolari delle due librerie della nostra città, Lettera22 e il Colombre. “Mentre in Italia continua la chiusura totale delle attività commerciali fino al 3 maggio e rimangono valide le misure di contenimento del virus che ci impongono di rimanere in casa, arriva la notizia della possibilità di riapertura delle librerie e delle cartolerie in tutto il paese già da oggi. Si, perche' in piena emergenza covid il governo finalmente si accorge, che le librerie sono luoghi essenziali del tessuto culturale italiano.

Libreria Lettera 22, però, non riaprirà, almeno per ora. Si, perché in questi quasi dieci anni Lettera22 è diventata un luogo di incontri, di scambi, un ritrovo per chi ama i libri, un caldo rifugio per i piccolissimi lettori che partecipano ai nostri laboratori di lettura e per i loro genitori che da noi si incontrano, si confrontano, chiedono consigli e suggerimenti. La libreria è uno spazio vivo, aperto, un luogo in cui il tempo si dilata, un rifugio; che senso ha dunque riaprire se non ci è consentito di farlo come vorremmo? Una riapertura oggi necessiterebbe sanificazioni continue del locale, dei libri, ingressi consentiti ad una persona per volta, un suicidio economico insomma.Tutto questo poi in assenza di lettori che troverebbero difficoltoso oltre che pericoloso raggiungerci in una via Garibaldi deserta e ormai in mano a tossici e spacciatori.

Abbiamo deciso di continuare con il servizio di consegne a domicilio che si è rivelato salvifico in queste settimane e ci ha permesso di stare vicine ai nostri clienti in tutta sicurezza. “( le libraie di Lettera22). “La graduale e parziale riapertura di una parte delle attività, tra cui anche quella delle librerie, come stabilito dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per noi non rappresenta un ritorno immediato alla normalità, ma un momento, sicuramente non breve, di transizione, durante il quale si dovrà rielaborare in modo creativo la selezione, l’offerta, la relazione e il servizio ai clienti.

Indiscutibilmente il motivo principale del rinvio dell’apertura al nostro pubblico riguarda l’organizzazione logistica di spazi limitati, con tutti i protocolli di sicurezza previsti. Si riparte gradatamente, la nostra presenza in libreria sarà concordata in base alle esigenze di lavoro, assicurando la massima disponibilità per le comunicazioni e per le richieste, come per le consegne a domicilio in tutta sicurezza per il cliente e per noi libraie, così come avviene già da tempo. Il momento di crisi che stiamo vivendo chiede prudenza, massima allerta, adeguamento e creatività, dove ognuno deve fare la sua parte.

Il nostro lavoro e il nostro servizio è per noi fondamentale, ma la garanzia di un’assoluta sicurezza di contenimento e prevenzione epidemiologico per tutti lo è ancor di più.” (libreria Il Colombre)   Catia Catania  

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