Ultime della sera. IL GIORNO DEL SILENZIO

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
11 Aprile 2020 17:54
Ultime della sera. IL GIORNO DEL SILENZIO

C’è un giorno, un solo giorno all’anno, in cui Dio tace. È il sabato Santo, e fino allo scorso anno, era l’unico giorno in cui non vi erano cerimonie liturgiche, l’unico in cui non ci si poteva comunicare. Quest’anno non è così.  Non ci si può comunicare da settimane, le funzioni sono trasmesse sui social e in TV, le chiese sono chiuse da settimane   e  in quelle aperte, per poco, si entra di soppiatto, quasi come i primi cristiani nelle catacombe. Ma  questo è  il vero giorno del silenzio.

Sapessimo tacere anche noi! Dovremmo per un giorno, spegnere la TV, ignorare i battibecchi sui social, non cadere nella tentazione della polemica, tacere come si tace , con rispetto, davanti ai sepolcri. La capacità di amare non si misura con il saper fare , ma con il lasciare spazio dentro di sé per accogliere l’altro, gli altri. La capacità come unità di misura di un contenitore che si lascia riempire dall’umanità, spogliandosi di se stesso, senza per questo impoverirsi, anzi arricchendosi nell’incontro.

E allora oggi, nel giorno del silenzio di Dio, possiamo fare spazio dentro di noi, e  farci sepolcro che accoglie e custodisce, come ventre di terra, grembo di madre, con la mite pazienza del seme che aspetta il tempo del germoglio. Dentro di noi c’è posto per i morti delle fosse comuni, per quelli in fila davanti ai forni crematoi, per quelli nascosti che non fanno statistica, per i sacerdoti, le suore e  tutti i sanitari morti per servire, per gli anziani morti soli, per i bambini vittime delle guerre che ancora non si fermano e che abbiamo dimenticato come abbiamo dimenticato tutte le altre atrocità del mondo, per tutti i crocefissi dalle ingiustizie compiute per mano d’uomo, per i ladroni pentiti e le Maddalene perdonate… Facciamoci sepolcro di pietà e di presenza per tutti quelli che trascorrono in solitudine questi lunghi giorni sospesi.

Cospargiamo con oli profumati di buoni pensieri e compassione , i corpi che si sono fatti muta preghiera  e benediciamo le mani e le menti di chi si fa figlio, madre, padre, compagno su un  sudario di dolore  e che, come  Simone di Cirene , condivide il peso della croce. Siano benedetti coloro che non scappano davanti allo strazio della croce. Nel giorno del silenzio, facciamoci sepolcro aperto all’amore, nell’attesa del giorno nuovo. Questo significa attendere, ad–tendere: tendere le mani e lo sguardo verso qualcosa, qualcuno, nel desiderio dell’incontro.

Tendere lo sguardo oltre la pietra che chiude il sepolcro. Penseremo poi a tutto il resto, valuteremo poi gli errori, le colpe, le responsabilità. Studieremo poi i piani, le strategie, le manovre. Ci indigneremo per le limitazioni, ci auto elogeremo per le buone azioni compiute, ci ergeremo a giudici, scienziati, economisti, e ne avremo forse anche il diritto. Ma oggi, soltanto oggi, almeno oggi, accogliamo in silenzio l’umanità che scende dalla croce. “Cessate di uccidere i morti” scriveva Ungaretti “non gridate più se li volete ancora udire…hanno l’impercettibile sussurro, non fanno più rumore del crescere dell’erba, lieta dove non passa l’uomo”.  Se continuiamo ad urlare, non li sentiremo più.

Stasera, proviamo ad essere  le culle mute e accoglienti, di chi ha pianto senza voce nei tormenti. Passerà la notte e, finalmente, si scioglieranno le campane e suoneranno a festa  e rotolerà il masso liberando la vita.  E sarà di nuovo luce e ancora sarà canto. Buona Pasqua di resurrezione a tutti noi. Maria Lisma

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