Ultime della sera, “Hattie Mcdaniel: storia di un premio Oscar”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
23 Luglio 2020 18:36
Ultime della sera, “Hattie Mcdaniel: storia di un premio Oscar”

“Francamente me ne infischio” e Rhett Butler esce di scena abbandonando Rossella in lacrime. Sembra inconsolabile ma subito dopo riesce a dire che dopotutto “ Domani è un altro giorno”. Con le parole di Rossella si conclude “Via col vento”, il colossal realizzato nel 1939, tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mitchell. Nel 1940 il film vinse ben otto Oscar per miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura non originale, migliore attrice e migliore attrice non protagonista, migliore fotografia, migliore scenografia, miglior montaggio.

L’interprete di Mami, la cameriera della famiglia O’Hara, è la prima attrice afroamericana a vincere un Oscar,  Hattie McDaniel, in gara con Olivia de Hallivand come attrice non protagonista. Hattie McDaniel nasce a Wichita, nel Kansas, la tredicesima figlia di ex schiavi. Dalla madre eredita la passione per il canto e insieme al fratello si trasferisce a Los Angeles,  facendo provini per il cinema e mantenendosi con lavori occasionali. Finalmente, nel 1932 recita nel suo primo film “The golden west” interpretando una cameriera.

Ma il successo arriva nel 1939 con “Via col vento”. Hattie viene scelta nonostante Eleonor Roosvelt aveva proposto per il ruolo la sua governante. Hattie fino a quel momento aveva interpretato ruoli minori, non così importanti. Ma la sua candidatura fu caldeggiata da Clark Gable che ebbe la meglio sulla moglie del Presidente. La sua recitazione fu tale da farle vincere il premio contro la collega Olivia de Havilland. La premiazione però ha il sapore amaro del razzismo legalizzato che non permetteva alle persone di colore di entrare negli alberghi riservati ai bianchi e di stare seduti insieme ai bianchi.

Le era stato vietato di assistere alla prima del film il 15 dicembre 1939 al Loew’s Grand Theater di Atlanta nonostante le insistenze del produttore e di alcuni membri del cast tra i quali Clark Gable che minacciò di non partecipare e che alla fine invece dovette anche lui arrendersi alle leggi di segregazione razziale. La cerimonia degli Oscar invece si svolse il 29 febbraio del 1940 all’Ambassador di Los Angeles e fu soltanto grazie all’insistenza del produttore David Selznick se l’attrice ebbe la possibilità di ritirare personalmente il premio.

Il suo tavolo fu sistemato in fondo alla sala  lontano da quello dei colleghi bianchi. Hattie attraversò tutta la sala e con la statuetta in mano pronunciò il suo discorso:“Academy of Motion Picture Arts and Sciences, colleghi dell’industria cinematografica e ospiti d’onore: questo è uno dei momenti più felici della mia vita, e voglio ringraziare tutti coloro i quali abbiano avuto un ruolo nella mia vittoria per la loro gentilezza. Mi ha fatto sentire molto, molto umile. Lo terrò per sempre come un faro per tutto ciò che potrò essere in grado di fare in futuro.

Mi auguro sinceramente di rappresentare sempre un vanto per la gente e per l’industria cinematografica. Il mio cuore è troppo pieno per dirvi come mi sento, grazie e che Dio vi benedica”. Fu definito il miglior discorso della serata. La vittoria dell’attrice afroamericana fu importante per tutta la comunità della gente di colore che sperava nella conquista dell’uguaglianza, ma la lotta era ancora all’inizio e la stessa Hattie fu accusata di aver gettato la spugna e addirittura di tradire la sua comunità accettando sempre gli stessi ruoli di cameriere o di schiave.

Questo addolorò Hattie, che voleva solamente continuare a fare il suo lavoro di attrice senza polemiche né discriminazioni. Purtroppo continuarono entrambe. Hattie non fu mai accettata e valorizzata ad Hollywood, le furono affidati solo ruoli di domestiche poco intelligenti e un po’ maldestre. Non era possibile per una donna di colore fare la protagonista, nonostante avesse già vinto un Oscar. I pregiudizi non vengono superati di colpo. Occorrono anni, decenni, secoli. Il cambiamento è lento e intanto le vite passano e le ingiustizie su quelle vite rimangono.

Hollywood è il titolo di una serie televisiva ispirata ad Hattie McDaniel che mette in luce le insormontabili difficoltà con cui si scontrava  l’ambizione di attori , registi e sceneggiatori che non fossero bianchi. “Mi dispiace ma è così che devono andare le cose. Il mondo ha le sue ragioni”.  Afferma il produttore in una scena e in un’ altra si svolge un dialogo  tra lo sceneggiatore di colore e il regista per metà asiatico. “Tu non sarai più un regista per metà asiatico che deve nasconderlo, sarai solo un regista.

E io non sarò più uno sceneggiatore nero che scrive di una ragazza bianca. Sarò solo uno sceneggiatore. Non sarebbe meraviglioso?” Josepha Billardello

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