Ultime della sera. Frida Kahlo: amore per l’arte e l’arte per amore

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
09 Luglio 2020 16:31
Ultime della sera. Frida Kahlo: amore per l’arte e l’arte per amore

A Cojoacan, il quartiere degli artisti di Città del Messico, si può visitare, percorrendo  le stradine cinquecentesche proprie dell’epoca coloniale, al civico 247 di Calle de Londres, Casa Azul,  il Museo Frida Kahlo, la casa di  una delle donne più influenti del novecento. Cara Frida, Chi visita Casa Azul racconta di aver vissuto un’esperienza unica, indimenticabile. Tutto al suo interno parla di te e degli anni trascorsi lì. Lo studio, la camera da letto, gli oggetti personali fanno sentire ai visitatori la tua vivida presenza.

In quelle stanze sei venuta al mondo nel 1907 e sempre tra quelle mura sei passata a miglior vita, a soli 47 anni, dopo aver trascorso lì l’intera esistenza. La vita non è stata magnanima con te. Ti ha dotato di rare e preziose qualità, ma ti ha anche chiesto un caro prezzo da pagare, mettendoti a dura prova fin da piccola. Ribelle e anticonformista, pittrice straordinaria, forte, sicura, dotata di un’intelligenza raffinata hai dovuto convivere con le conseguenze dovute alla spina bifida e con gli effetti fisici e psichici di un grave incidente, costretta per mesi all’ immobilità e a difficoltà di movimento per tutta la durata della vita.

Passione e dolore sono state le tue compagne. Infatti, nonostante le sofferenze dovute al trauma subito, hai sviluppato la tua grande passione per la pittura e la poesia. Hai amato l’arte, la vita, l’amore. Hai narrato tutto, dipingendo e scrivendo tutti gli eventi incredibili che hai affrontato senza mai perdere la voglia di viverli fino in fondo. Hai accolto il destino, hai seguito la tua leggenda personale, come direbbe Paulo Coelho  indicando quello che si desidera fare nella vita quando tutto sembra chiaro e possibile .

A volte, i due aspetti della vita coincidono oppure si sfrutta il destino per trarne qualcosa di bello. Così hai realizzato gli  autoritratti nelle ore trascorse immobile a letto con uno specchio che ti sovrastava, nel quale potevi guardarti frontalmente. Attraverso la pittura si realizzava la catarsi del profondo dolore causato dall’incidente e dalla consapevolezza di conseguenze perenni come l’infertilità. Ma a volte  destino e leggenda personale non coincidono e non basta volere le cose per ottenerle.

Siamo così bombardati da slogan stupidi sul potere della volontà da arrivare a crederci veramente. <SE VUOI PUOI>, <SE VUOI UNA COSA PRENDITELA> <TUTTO IL RESTO E’ UNA SCUSA>  e pensiamo, sbagliando incondizionatamente, di essere i padroni del mondo, perdendo irrimediabilmente la saggezza degli antichi. La tragedia di Edipo cos’è se non un drammatico tentativo di ribellarsi al destino? Non voglio dire che le nostre scelte oculate finiscono per infrangersi  e frantumarsi nel muro delle possibilità contrarie e delle congiunture sfavorevoli.

Voglio comunque ribadire che non tutto dipende da noi e dalle nostre azioni. Forse adottare una simile prospettiva ci farebbe vivere con più umiltà e rispetto per ciò che non conosciamo. Tale consapevolezza aleggia nel modo in cui descrivi il tuo grande amore e il modo in cui ti sei tuffata nel suo mare tumultuoso,  associandolo ad un evento  tragico, inevitabile e distruttivo. “Ho avuto due gravi incidenti nella mia vita. Il primo fu quando un tram mi mise al tappeto, l’altro fu Diego”. Nella lunga e tormentata relazione con Diego Rivera infatti non mancarono battaglie e tradimenti, che tu, da donna molto innamorata, hai purtroppo accettato e giustificato in nome dell’amore.

“…Al fondo tu e io ci amiamo profondamente e per questo siamo in grado di sopportare innumerevoli avventure, colpi alle porte, imprecazioni, insulti, reclami internazionali – eppure ci ameremo sempre… Credo che dipenda dal fatto che sono un tantino stupida perché tutte queste cose sono successe e si sono ripetute per i sette anni che abbiamo vissuto insieme e tutte le arrabbiature da cui sono passata sono servite soltanto a farmi finalmente capire che ti amo più della mia stessa pelle e che, se anche tu non mi ami nello stesso modo, comunque in qualche modo mi ami.

Non è così? Spero che sia sempre così e di tanto mi accontenterò. Amami un poco, io ti adoro, Frida» (23 luglio 1935). Ho cercato di capire le ragioni di queste parole, di immedesimarmi e provare a sentire dentro di me un sentimento così forte da farmi pronunciare frasi simili alle tue. Ma non ci sono riuscita. Che sia perché non ho vissuto un amore così grande? O perché non sono pienamente in grado di amare qualcuno come hai fatto tu? Forse. Ma non credo in questo tipo di amore, troppo immenso e totalizzante da annientare la persona in ciò che costituisce un  diritto fondamentale: il rispetto.

E se il destino  spinge ad amare così, è possibile  comunque avere l’ultima parola riguardo all’annullamento di sé e non permetterlo. Voglio riportare i versi con i  quali anche tu prendi le distanze da te stessa e descrivi l’amore che ogni essere umano merita. Ti meriti un amore che ti voglia spettinata, con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta, con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire. Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura, in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te, che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.

Ti meriti un amore che voglia ballare con te, che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi, che non si annoi mai di leggere le tue espressioni. Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti, che ti appoggi quando fai la ridicola, che rispetti il tuo essere libera, che ti accompagni nel tuo volo, che non abbia paura di cadere. Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie che ti porti il sogno, il caffè e la poesia. ( Frida Kahlo) Josepha Billardello

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