Ultime della sera: “Elena e Diego”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
11 Luglio 2020 18:39
Ultime della sera: “Elena e Diego”

Di tutti i personaggi che hanno portato il nome Elena, ricordo la madre dell’imperatore Costantino, Sant’Elena, donna moderna e coraggiosa, di grande fede  e di grande generosità, alla cui iniziativa si deve il ritrovamento del Santo Sepolcro e del  legno della croce di Cristo. E di tutti quelli che hanno portato il nome di Diego, mi sovviene  don Diego de la Vega, in arte Zorro,  eroe mascherato, giustiziere nobile  e abile spadaccino che  sul suo  cavallo nero, Tornado, e con l’aiuto del suo fedele amico Bernardo, ripristinava l’ordine , proteggendo i deboli.

Ma dalla fine di giugno di questa strana estate, il nome di Elena e  quello di Diego, hanno altri volti e altre storie, tra loro indissolubilmente legate, nella nascita e nella morte. L’attento lettore dirà che è notizia vecchia, ed è vero: nella notte tra il 26 e il 27 giugno, in una tranquilla località nei pressi di Lecco, Elena e Diego, due gemelli di 12 anni, vengono uccisi dal padre che poi, a sua volta, si toglie la vita. L’abbiamo sentita distrattamente passare in qualche Tg o ne abbiamo letto lo strillo su qualche quotidiano on line.

E non è certo  notizia che si avrebbe voglia di commentare in un caldo sabato sera di luglio. Ma accade che io mi imbatta in una ragazzina dodicenne, che si trova dalle nostre parti dopo che i suoi genitori adottivi l’hanno accolta nella propria casa pochi anni fa, con uno zainetto  vuoto di effetti personali e pieno  dei pesanti sassi dell’abbandono, da un paese dell’est. Con il suo accento ancora impreciso, mi narra di come questa madre e questo padre, l’abbiano salvata dagli orfanotrofi e da taluni vigilanti troppo maneschi.

La guardo: ha un sorriso largo e denti dritti, adesso che ha tolto l’apparecchio, e i capelli biondi che tradiscono l’assenza di patrimonio genetico di entrambi i genitori, scuri di occhi e di capelli. Quei genitori, che hanno generato nell’amore e non nella carne, l’hanno salvata e fra mille difficoltà, l’hanno riportata in vita. Elena e Diego, che sorridono abbracciati, hanno la stessa età e per decisione del loro padre, muoiono. Erano cresciuti insieme nel grembo materno e insieme sono morti per mano di padre.

Non conosciamo la storia se non per quello che ci raccontano e non credo sia tanto importante l’elencazione dei dettagli e delle motivazioni vere o presunte che hanno determinato il compimento di un atto così disperato e scellerato. Anche in una sera d’estate, si può riflettere su qualcosa: i figli che generiamo nella carne e nell’amore, nel caso o nella scelta più consapevole, non sono di nostra proprietà. Sono parte di noi, ma non ci appartengono. Averli concepiti, generati, nutriti, non ci da nessun diritto di decidere della loro vita, né di quella biologica, né di quella psichica.

Potrei fare delle ipotesi su cosa abbia mosso le mani di quel padre, ma in questo momento non serve. Mi piace piuttosto  pensare ad adulti che offrano la propria forza creatrice nel porsi al servizio della vita e che non la esercitino nel sopprimerla. Mi piace pensare ai cuori che pur   attanagliati dal dolore, dalla frustrazione e dal fallimento, si aprono alla speranza, al servizio e all’accoglienza. Elena starà offrendo generosamente i suoi sorrisi alle anime in pena  e Diego starà galoppando col suo Tornado per le praterie del cielo e si daranno appuntamento al tramonto per riabbracciarsi.

Ma avevano il diritto di vivere. E non riesco a pensare  a come farà a sopravvivere la loro madre con il cuore frantumato dal più indicibile dei dolori. Lo so, è un sabato sera di luglio. E vorremmo pensieri lievi. Mi aiuta un’amica, umile e generosa, che me ne offre uno: tutto quello che non è donato, si perde. Ecco, forse questo ci può conciliare con il mondo: dovremo più donare che pretendere. Anche e soprattutto, in amore. Con pazienza, con coraggio e con l’aiuto di qualcuno,  anche le storie più tristi, le delusioni più cocenti, possono diventare  dono che crea,  vita ritrovata.

Anche il più grande dei dolori, può muovere speranza… Maria Lisma

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza