Ultime della sera: “Come Noè”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
24 Ottobre 2020 18:12
Ultime della sera: “Come Noè”

In principio, è un’ombra discreta.  Arriva in silenzio, striscia sulle pareti, si nasconde dietro gli usci, alberga dietro gli angoli. Appostata sotto il suo cappello  a larghe falde, si fa spazio e si avvicina, e si presenta con benevolenza, con tenerezza quasi, fino a cingerci le spalle, fino a coprirci e a prenderci il cuore. Tutti, almeno una volta nella vita, l’abbiamo incontrata, sfiorata, abbracciata e poi ce ne siamo allontanati, consapevoli di come in essa si addormentino tutte le energie, i progetti e i sorrisi.

Si chiama “Disperanza”. E in questo tempo, la Disperanza , senza nemmeno dovere passare dagli estenuanti nodi della burocrazia, sta ottenendo il diritto di cittadinanza nelle nostre comunità, nelle nostre città, nelle nostre famiglie, nei posti di lavoro, nelle chiese, nelle strade… Ed entra più facilmente dove c’è solitudine, cattiva informazione, abbandono, sofferenza, povertà. Cedere al suo incedere, sarebbe un rischio, poiché quello con la Disperanza, è un abbraccio mortale.

E allora, come sfuggire alla tentazione di abbandonarsi fra le sue braccia? Guardando la realtà con gli occhi aperti dalla prudenza e non chiusi dall’angoscia, usando la paura come stimolo per tenere alta l’attenzione e non come catena che ci paralizza, usando il distanziamento  come protezione e non come distacco. Usando parole, gesti, pensieri d’amore . Non dimenticando gli altri, quelli vicini e quelli lontani, che non sono numeri, statistiche o percentuali  ma persone vere che hanno nomi, volti, storie, anime e che, a ben guardare, molto ci somigliano.

La disperanza ci fa ripiegare sui noi stessi, ci toglie  la capacità di pensare agli altri. E allora noi, invece, pensiamoci. Pensiamo ai nostri pescatori ancora ostaggi dall’altra parte del mare, agli ammalati, alle famiglie in difficoltà, ai poveri,  a chi non trova lavoro e a chi lo perde, ai ragazzi lontani , a chi ha delle disabilità, a chi aspetta una diagnosi, a chi vive in guerra, a chi la guerra ce l’ha in casa, a chi è solo, a chi deve partorire  e a chi deve partire… pensiamoci e facciamo, se e come possiamo, la nostra parte.

La solidarietà è parte fondamentale della libertà, e nessun decreto potrà mai impedirci di esercitarla. E così, se ne andrà signora Disperanza, battuta e invidiosa perché, malgrado tutto, noi continuiamo a sperare. Non come gli sciocchi e gli ingenui che si affidano ai cartomanti e offrono le palme delle mani agli imbroglioni,  non come gli stolti che pongono nelle parole degli imbonitori i propri sogni e sotterrano i propri talenti. No, noi speriamo come chi sa che il futuro inizia oggi e che oggi è già  il futuro di ieri  .

Noi speriamo come Noè. Con il diluvio, le acque avevano sommerso la terra e poi, ecco, le nuvole si quietarono e  le acque si ritrassero. Sceso dall’arca, per prima cosa, Noè pianta una vigna, e proclama la propria professione di speranza,  davanti ai suoi figli. A  loro, con lui sopravvissuti,  testimonia, e  a loro insegna, con l’esempio, la sua tenace fede nella promessa del domani che è un virgulto che  mette radici nella terra dell’oggi e necessita di tempo e di cure per crescere e portare frutto.

Mentre ci sembra così difficile mantenere la rotta della nostra piccola arca, come Noè custodiamo semi, e virgulti, e parole e gesti d’amore e di cultura, di conoscenza e dignità, di rispetto e di libertà, di arte e legalità, da piantare nella nostra terra comune e  con cui creare, ancora, il nostro giardino con la forza e la pazienza di  chi sa ricominciare e, di chi sa che, se anche la sorte  gli impedisse di vedere  il frutto del proprio lavoro, lo donerebbe  comunque perché  altri possano raccogliere i grappoli sui tralci della vigna che ha piantato.

In questo tempo in cui Disperanza ci chiama a sé,  siamo dunque testimoni credibili di Speranza. Possano  un giorno dire  di noi i nostri figli e figli dei nostri figli, “non si sono arresi”.   Maria Lisma

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