Ultime della sera: ”Colma è l’attesa…”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
19 Dicembre 2020 18:42
Ultime della sera: ”Colma è l’attesa…”

di Maria LISMA   C’è nell'attesa una disarmante fiducia nel domani. Chi attende, crede che l'atteso arriverà: un figlio,  un uomo, un amore, una rivincita, una vendetta, un perdono, un viaggio, una casa, una lettera, una telefonata, un amico...

e  non importa che  l'attesa duri un  minuto , o tutta la vita... L’attesa è desiderio ed è speranza, è il calore che sotto la terra brulla, nutre il seme che fiorirà a suo tempo, è il grembo che si offre come culla alla promessa della vita e ama il figlio, prima ancora di conoscerlo. Qualche stolto pensa che l'attesa sia una sospensione della vita. No, non è così: tutti, in ogni luogo e in ogni tempo, stiamo  aspettando qualcuno o qualcosa e attendere vuol dire fare in modo che ciò che si attende giunga, andando  incontro all’atteso, lavorando  perché  un ideale  si faccia storia o una donna  si faccia amore...

L'arte dell'attesa che non si arrende, che prepara le strade e i tempi, è un atto di fede nella speranza e così quando l'atteso all'improvviso giunge, per un lungo bellissimo momento, si compie la vita. In questi lunghi giorni, una intera comunità ha atteso il ritorno dei suoi figli pescatori. La città, le pietre, le strade, le chiese e  le moschee, le bandiere e le fontane, le reti aggrovigliate sul molo, e i gabbiani al porto hanno atteso, sperato e desiderato. Sì, perfino loro. E la gente, “perché è la gente che fa la storia”, ha atteso come si attende la verità, la giustizia e la libertà.

E’ stato un lungo avvento. Le persone, i familiari dei pescatori (ma non solo loro, poiché molte altre ce ne sono state al loro fianco, chi nel silenzio della preghiera, chi nella presenza attiva) hanno saputo camminare nella notte, come i pastori verso la grotta. E hanno tenuto accese le loro fiaccole, hanno ravvivato il fuoco dei loro bivacchi, senza lasciarsi tentare dalle insidie del buio.  Hanno lottato tutti, ciascuno per come ha potuto e ha saputo, perché la stessa attesa, si colmasse.

Ed è stata, e ancora per qualche ora sarà, un’ attesa d’amore. Adesso sì, sarà Natale. La mangiatoia diventa culla dell’Immenso che si fa Bambino e ogni ginocchio si piega davanti al mistero. E dunque è, sarà Natale e il sospiro di sollievo, sarà il respiro dell’anima di questa città che insegna, ancora una volta, per mare e sulla terra, che gioie e dolori  non hanno etnia. Nel grande presepe della nostra comunità, in questo Natale, ci sono famiglie grate, che si inchinano e  portano in dono scrigni di reti intrecciate: ci sono i due pesci per sfamare gli affamati di ogni tempo, le stelle marine nelle quali si specchiano le stelle del firmamento, le assi dei barconi dei naufraghi, le ampolle delle loro lacrime nel mare, le bussole che segnano il nord e i porti che danno rifugio, ci sono le preghiere delle donne straziate, i nomi di chi non è più tornato, le onde alte e le bonacce, le valigie pronte e quelle disfatte, gli arrivederci e i non mi dimenticare… Ma nel grande presepe della nostra comunità, ci sia  ancora posto per  i poveri, i disperati, i desolati, gli ammalati, i soli.  Ci sia un giaciglio per i bambini maltrattati, per le donne violentate, per i reclusi ingiustamente, per  gli abbandonati.  E ci  sia posto un piccolo posto anche per chi nel silenzio  allontana la paura, cura le piaghe e lenisce le ferite, divide il pane e offre un fiore.

Nessuno sia dimenticato. Ci sia posto per tutti, per gli umili e per i potenti che sono tali solo perché possono fare qualcosa per gli altri. A chi più è stato dato, più sarà chiesto.  Cielo, terra e mare si abbracciano e il Bambino viene al mondo per i pastori e per i Magi, per chi porta i tesori e per chi non porta niente.  Verranno i sapienti a disquisire, i dotti a rivendicare, si alzeranno bandiere e si leveranno vessilli, discuteranno sui meriti e le colpe… ci sarà un tempo anche per questo e la storia ci insegna che per ogni Bambino Gesù, c’è un Erode.

Ma questo è il tempo della gioia e della gratitudine, il tempo in cui ogni lamento diventa inno di gloria. Siano giorni di luce  e di pace vera in ogni casa. Auguro a me stessa e  ai pazienti lettori, in questo prossimo Natale diverso per molti di noi, ma per molti altri, uguale a quello di sempre, di essere  culla, ventre, braccia  di un’ umanità che chiede soltanto di essere amata. Buon Natale.   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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